Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale

Nella notte del 6 giugno 2023, un’esplosione ha distrutto la diga idroelettrica di Nova Kakhovka situata sul fiume Dnipro, nell’Ucraina meridionale. La centrale idroelettrica di Kachovka era una centrale fluviale nei pressi della città portuale che ne porta il medesimo nome. La diga che controlla un bacino idrico di 2155 km quadrati, compreso tra le regioni di Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson, era sotto il controllo delle forze russe da più di un anno e la sua distruzione ha provocato l’inondazione di una vasta area, causando decine di vittime, colpendo gravemente circa 17.000 persone e potenzialmente più di 42.000 persone in tutta la regione. A distanza di poche settimane, ci sono circa 28 città e villaggi dell’Ucraina del sud posti in stato di emergenza, sono infatti centinaia le case e gli edifici rasi al suolo dall’impatto con la massa d’acqua che ne è seguita e che ha costretto migliaia di persone a fuggire. Secondo l’OIM- Organizzazione Internazionale per le Migrazioni- sono 2.200 gli sfollati soltanto nelle aree controllate dall’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha utilizzato il termine ‘ecocidio’ per definire l’entità dell’attacco alla diga e le gravi conseguenze sull’ambiente circostante. Il presidente ha fatto immediato appello alle organizzazioni internazionali, tra le quali anche le Nazioni Unite, per fornire aiuti alle persone colpite dall’inondazione e che risiedono sulla riva sinistra del fiume Dnipro, controllata dalle forze russe. Lo stesso Zelensky ha chiesto, poi, la ferma condanna anche da parte di organizzazioni ambientaliste e delle organizzazioni per la protezione degli animali: “Gravi danni sono stati causati all’ecosistema nel sud dell’Ucraina e in tutte le regioni del Mar Nero e del Mar d’Azov. Animali, uccelli e pesci stanno morendo in grandi quantità”, ha detto il presidente che ha accusato Mosca di essere una minaccia “per l’intero ecosistema terrestre”. L’operatore statale ucraino delle centrali elettriche, Ukrhydroenergo ha confermato che il picco dello scarico dell’acqua dal serbatoio della diga di Kakhovka, si è verificato la mattina del 7 giugno. Il lago artificiale di Kakhovka, formato dalla diga di Kakhovka, si estende per 240 km attraverso gli oblast di Zaporizka, Dnipropetrovska e Khersonska. L’ente stima che circa 600 km2 dell’oblast di Khersonska siano attualmente sott’acqua. Tra le conseguenze più allarmanti per gli esperti, c’è anche la possibilità che la centrale nucleare di Zaporizhzhia possa perdere l’accesso all’acqua per il raffreddamento dei suoi reattori, anche se, al momento, secondo l’ALEA- Agenzia Internazionale per l’energia elettrica, la situazione non presenta un immediato rischio per la sicurezza nucleare.

Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale – Sicurezza alimentare a rischio per le persone colpite

In un Paese che convive con la guerra dal 24 febbraio 2022, dover affrontare gli innumerevoli danni della distruzione della diga e successiva inondazione significa ritrovarsi in uno stato di gravosità umanitaria e ambientale dalle dimensioni mai sostenute fino a questo momento. Il danneggiamento e il successivo crollo della Kakhova, infatti, ha rilasciato nel fiume Dnipro tra le 150 e le 450 tonnellate di olio motore proveniente dalle turbine della centrale. Nelle regioni di Zaporizhzhya, Dniepropetrovsk e Kherson i sistemi di irrigazione sono stati distrutti e il sistema di raffreddamento e la sicurezza del reattore nucleare di Zaporizhzhya sono stati gravemente compromessi. La popolazione locale fatica a reperire acqua potabile, questo perché la contaminazione è una delle principali conseguenze in tutta la regione e questo sta portando centinaia di migliaia di persone a non avere regolare accesso a risorse idriche pulite, soprattutto nella regione di Dnipro. La diga era alta 30 metri e larga altre centinaia, prima di essere rasa al suolo conteneva 19 km cubi di acqua che veniva usata per l’agricoltura e per i bisogni quotidiani di 700.000 persone nel sud dell’Ucraina, per produrre energia idroelettrica e per i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Oggi, secondo le autorità ucraine, il serbatoio, che è anche uno dei più grandi d’Europa, è vuoto al 70%. Come riferito da OCHA – L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari – il livello dell’acqua è ora di circa sette metri, ben al di sotto della soglia operativa di 12 metri. Alla necessità di acqua, si aggiunge quella del cibo. L’impatto sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza, sia per coloro che vivono nelle aree inondate sia delle popolazioni che dipendono dalla diga per rifornirsi di acqua ed elettricità, risulta essere fortemente allarmante. Il cibo rimane uno dei bisogni più sentiti in tutte le regioni ucraine, con molte famiglie che adottano strategie di risparmio estremo per far fronte alla carenza di alimenti. Alle difficoltà economiche e alla difficile reperibilità di beni primari, si aggiunge, poi, anche le difficoltà logistiche che incontrano le persone con problemi di mobilità, compresi gli anziani, nell’avere accesso al cibo e ai mezzi di sussistenza.

Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale
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Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale – La fuga dalle aree inondate

La fuga delle persone dalle proprie case si somma al già elevato numero di sfollati interni a causa del conflitto in corso. Le stime attuali indicano che in Ucraina ci sono circa 5,088 milioni di sfollati interni e 8,255 milioni di ucraini registrati come rifugiati in Europa. Il numero di coloro che sono tornati nella loro area di origine dopo lo sfollamento (sia rifugiati che sfollati interni) è di circa 4,757 milioni. Mentre in quasi tutto il Paese si continua a combattere, nelle aree inondate, tra le quali anche la città di Kherson, le acque si ritirano ma le dimensioni del disastro diventano sempre più evidenti.  Per i tanti soccorritori e volontari in azione sin dall’inizio dell’emergenza, il pericolo principale è il fuoco dell’artiglieria russa. Le evacuazioni in città sono state infatti intervallate da esplosioni e spari.

Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale – Il monito delle Nazioni Unite contro la Russia di Putin

Lo scorso 18 giugno, con un comunicato ufficiale, Denise Brown, rappresentante delle Nazioni Unite ha dichiarato che la Russia ha finora rifiutato le richieste di aiuto ai residenti delle aree dell’Ucraina meridionale controllate dalle loro forze armate e colpite dall’abbattimento della diga di Kakhovka. Brown ha assicurato che le Nazioni Unite continueranno a portare avanti gli sforzi di soccorso, e che “faranno tutto il possibile per raggiungere tutte le persone che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, indipendentemente da dove si trovino“. Nella dichiarazione diffusa si legge anche la volontà delle Nazioni Unite ad esortare “le autorità russe nell’agire in conformità con i loro obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale. Gli aiuti non possono essere negati alle persone che ne hanno bisogno”. Sulla stessa linea si è posizionata anche l’Unione Europea, i membri del Parlamento con sede a Bruxelles hanno condannato con forza la distruzione della diga di Nova Kakhovka in Ucraina, attribuita alle forze di occupazione russe.

Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale
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Diga di Kakhovka: è una catastrofe ambientale – Le vittime dell’esplosione

Analizzando le norme del diritto internazionale, secondo la Convenzione di Ginevra del 1949, la distruzione di una diga può essere considerato un crimine di guerra se nelle conseguenze che ne derivano ci siano anche “il rilascio di forze pericolose e conseguenti gravi perdite tra la popolazione civile”. Con i numeri in crescita del bilancio provvisorio delle vittime, l’ipotesi prevista dalla Convenzione di Ginevra acquista sempre più rilevanza. Sono infatti almeno 45 le persone che hanno perso la vita, sommando entrambe le sponde del Dnipro: quella destra controllata dagli ucraini, con 16 vittime, e quella sinistra occupata dai russi, dove il numero sale a 29 vite perse. Il governo ucraino sostiene che ci sono anche 31 persone ancora disperse. Le accuse alla Russia di Putin sulle responsabilità dell’atto, sono state recentemente confermate anche da uno studio legale internazionale per i diritti umani il ‘Global Rights Compliance’. L’analisi stilata definisce “altamente probabile” che le forze russe abbiano deliberatamente distrutto la diga. A sostegno della tesi, l’AP- Associated Press– ha diffuso anche alcune immagini, riprese dall’alto, che sembrano mostrare un’auto bianca carica di esplosivo in cima alla struttura. Non è chiaro se l’auto sia mai realmente esplosa, ma i funzionari ucraini affermano che le foto mostrano l’intenzione dei russi di agire con questo fine e che avevano l’accesso e gli strumenti per poterlo fare. Da Mosca, intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha indirettamente riconosciuto il vantaggio delle sue forze militari a seguito dell’annientamento della figa, pur mantenendo la negazione della responsabilità della Russia: “Può sembrare strano, ma non è così”, ha detto, “Purtroppo, questo ha interrotto la loro controffensiva in quell’area“.

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