Cosa sono i campi di volontariato

Legambiente organizza iniziative per la salvaguardia del territorio. Ne abbiamo parlato con Rossella Fasano, coordinatrice Nazionale

Alla base di tutto c’è uno stile di vita sostenibile. Di conseguenza, poi, la salvaguardia del nostro territorio, fare nuove amicizie e scoprire posti inesplorati. Parliamo dei campi di volontariato organizzati da Legambiente, un’esperienza di vita a 360° per chi vuole fare gruppo e contribuire alla valorizzazione di tutto ciò che ci circonda. Ogni anno sono tantissime le persone che partecipano a questa iniziativa, regalando all’ambiente il proprio contributo: si lavora, si cucina, si scopre il luogo, si gioca e ci si diverte. Insieme, chiaramente, agli altri volontari e volontarie che hanno scelto di dedicare tempo ed energia alla causa. Di questo, e molto altro, ne abbiamo parlato con Rossella Fasano, coordinatrice Nazionale Campi di Volontariato per Legambiente.

Tante persone ogni anno si incontrano per salvaguardare il territorio
I campi di volontariato organizzati da Legambiente – (foto Legambiente) ilMillimetro.it

Come nasce l’idea?

“Il primo campo di volontariato internazionale risale al 1920, nei pressi della città di Verdun, una zona della Francia completamente distrutta durante la Prima guerra mondiale. A questo primo campo, voluto dall’obiettore di coscienza Pierre Ceresole, parteciparono cittadini (e anche ex soldati) provenienti dai Paesi che fino a pochi mesi prima erano stati in guerra fra loro. L’obiettivo era proprio quello di ricostruire quanto distrutto e riconciliare simbolicamente Francia e Germania. L’idea principale, dunque, era che il lavoro pratico potesse fare da collante tra culture e popoli in conflitto fino a poco tempo prima. Legambiente organizza campi dal 1991, da quando un visionario attivista, Nanni Laurent, conoscendo la realtà dei campi internazionali, lanciò la sfida di organizzare dei campi di volontariato a tema ambientale. Da allora non ci siamo più fermati e ancora oggi volontariato e ambientalismo scientifico sono le nostre due anime pulsanti”.

Cosa si fa nei campi di volontariato?

“I nostri campi hanno tutti un cuore ambientalista. L’attività lavorativa è principalmente di tipo manuale: pulizia delle spiagge dai rifiuti provenienti dal mare, sistemazione dei muretti a secco, manutenzione dei sentieri, sfalcio e messa a dimora di piante, costruzione di tabelle informative e segnaletica. Ma anche sensibilizzazione e informazioni ai turisti sulla corretta fruizione di spiagge, sistemi dunali e parchi, raccolta dati, monitoraggio ambientale e sulla biodiversità e tutela dei nidi delle tartarughe Caretta Caretta. In realtà, però, un campo di volontariato non è solo lavoro, c’è tanta formazione soprattutto informale; ad esempio, il momento della spesa e la preparazione dei pasti possono diventare occasione per parlare di alimentazione, spreco alimentare, biodiversità e allevamenti intensivi. Nei campi affrontiamo anche temi a noi cari, quali la giustizia climatica, la transizione energetica, l’inclusione, la questione di genere, l’eco-ansia o la fast fashion. E, ovviamente, non dimentichiamo il divertimento, la scoperta del luogo che ci ospita, la condivisione e l’amicizia”.

Quale deve essere l’attrezzatura necessaria per partecipare?

“L’attrezzatura viene fornita da noi organizzatori, in mano ai volontari e alle volontarie diamo strumenti che possano essere usati senza alcun pericolo e con facilità da chiunque. Anche le mute per i campi di snorkeling vengono fornite da noi, a meno che qualcuno non voglia usare la propria. In ogni caso, tutto il necessario per partire viene comunicato in fase di iscrizione, ma nulla di più di un sacco a pelo, di una borraccia o di un antizanzare per i luoghi più caldi”.

Campi di volontariato in barca a vela, in cosa consiste?

Nascono dalla collaborazione con Diversamente Marinai, un’associazione che mira all’inclusività e al rispetto per il mare. Abbiamo incrociato ormai da dieci anni gli interessi e la visione comune e abbiamo messo su questi progetti. In questi campi l’attività principale è la pulizia delle spiagge accessibili solo via mare e, dove possibile, la Beach Litter (si tratta di un monitoraggio scientifico dei rifiuti, di varia natura, prodotti dalle attività umane che si trovano sulle coste e che arrivano dal mare o dai fiumi che sfociano in mare). L’obiettivo è sensibilizzare alla corretta fruizione di spiagge e coste, soprattutto perché ci troviamo in un’area protetta che è quella del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano. Da quest’anno useremo un ketch del 1920, che sicuramente aggiungerà un tocco di fascino in più all’esperienza”.

Come si fa a diventare un volontario Legambiente?

“Chiunque può partecipare alle nostre attività. I nostri campi sono dedicati agli adulti, dai 18 anni in su e senza limiti di età perché ci piace creare spazi di scambio intergenerazionale. E, nonostante capiti che qualcuno storca il naso all’idea di trascorrere il proprio tempo con persone di età molto distante, il feedback che ci torna è esattamente opposto. E poi ci sono i campi per minorenni, dai 14 ai 17 anni, progetti dedicati a quella fascia di età, con coordinatori formati a stare con i più giovani e le più giovani. L’importante è essere motivati a fare e condividere un’esperienza del genere”.

Diventare un volontario Legambiente all'estero è facile
Campi di volontariato organizzati anche all’estero – (foto Legambiente) ilMillimetro.it

Ci sono dei progetti anche all’estero?

“Legambiente fa parte di un grande network di organizzazioni di volontariato, l’Alliance Network. In totale siamo più di 50 realtà europee ed extraeuropee. Ognuna di queste ha una propria mission e lavora su tematiche specifiche: i settori spaziano dal sociale, all’educazione, al patrimonio culturale a quello ambientale appunto, ma la visione di inclusività, sostenibilità e soprattutto di costruzione di pace unisce tutte le organizzazioni aderenti. I progetti vengono organizzati in quasi tutti i Paesi Europei ma anche tantissimi progetti in Asia, in Africa e in America meridionale”.

La borsa solidale: vere e proprie donazioni per aiutare popoli in difficoltà. Quali sono le ultime esperienze e gli ultimi risultati raggiunti in merito?

È un progetto di cui andiamo molto fieri, nato un po’ per caso, rispondendo inizialmente alla richiesta dei territori più svantaggiati di far partecipare volontari e volontarie che non avevano mezzi e strumenti per accedere da soli ai campi. Abbiamo collaborato così per anni con case-famiglie di Roma e Milano. Poi, due anni fa, dopo una study visit per un progetto più ampio in Palestina, abbiamo cominciato a collaborare con l’organizzazione palestinese International Palestinian Youth League, che ha sede a Hebron, decidendo di sostenerli nei progetti di volontariato internazionale. L’idea è far conoscere la realtà palestinese, fornire gli strumenti per capire la realtà che ci circonda, anche se estremamente complessa. Quest’anno, con i contributi raccolti, vogliamo supportare un bellissimo progetto: la realizzazione di uno studio di registrazione e quindi l’acquisto di attrezzature, strumentazione e software. Lo studio di registrazione, ospitato nella sede dell’International Palestinian Youth League, sarà aperto a tutte e tutti gratuitamente e, come il primo campo di volontariato della storia, vuole essere un luogo di integrazione e di pace tra popoli”.

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