L’assurda fissazione degli italiani per le brutte notizie si chiama Doomscrolling.
Ascoltando un telegiornale qualsiasi, se valutassimo l’ordine e la priorità con cui vengono annunciate le notizie, avremmo come l’impressione di essere il peggior Paese del mondo, pieno di violenze e ingiustizie. La verità è che ovviamente le cose non stanno così e l’agenda della televisione pubblica e non è decisamente influenzata dalle ricerche degli italiani.
Basti pensare alla sovraesposizione alla quale vengono sottoposti gli omicidi: In un pienoregime di terrore dell’informazione sembriamo circondati solo da potenziali serial killeranche se i dati sulle violenze sono in discesa da anni.
Difatti, dal 1991 al 2024 si è passati da 1916 omicidi annui ai 330 del 2023: una discesa dell’oltre 80% che sembra esser passata inosservata a causa del continuo racconto di queste notizie pronte a darci la nostra quotidiana dose di negatività.
Il problema non sono solo i media ma soprattutto l’ascoltatore medio che senza rendersene conto predilige esclusivamente le cattive notizie. Tanto più un evento sarà “raro” e più sarà coperto mediaticamente, dando l’impressione che tale evento non sia poi così fuori dall’ordinario.
Ciò ovviamente non deve portare a sminuire l’importanza delle notizie, specialmente quando queste hanno una valenza etica e sociale come nei femminicidi. Bisogna riflettere però su questa nostra dipendenza dalle cattive notizie.
Il Doomscrolling, ovvero l’abitudine di cercare cattive notizie online, è una delle cause di questa ossessione per le bad news
Cercando maniacalmente aggiornamenti negativi, tentiamo, in maniera più o meno consapevole, di avere il controllo sul possibile trauma che alcune notizie ci potrebbero dare, illudendoci di star affrontando il problema quando, in verità, lo stiamo solo alimentando.
In questo bias di conferma collettivo, in cui ricerchiamo solo le notizie in linea col nostro pensiero, i media massimizzano gli ascolti accontentando questa nostra domanda di negatività.
Perché alla fine sembra che siano le belle notizie a destabilizzarci più di tutte e né gli ascoltatori né i media hanno la forza di ammetterlo.
Il problema è che “preparandoci al peggio” ci ritroviamo con una visione totalmente distorta della realtà in cui neanche le smentite o le buone notizie ci ridanno un po’ di speranza perché la tragedia è sempre dietro l’angolo.
Adesso è fondamentale tornare ad analizzare con lucidità i dati per rompere questa catena alimentare di cattive notizie e disincentivare anche i media nel riempire tutti gli spazi dedicati con analisi decontestualizzate, quasi non esistesse altro nel mondo che la negatività.
(Edoardo Galassi)