In California c’è un posto dove (almeno per il momento) continua a resistere la tradizione
Provate a immaginare per un attimo di aver bisogno di consegnare un pacco (e di avere fondi e tempo illimitati per portare a compimento questa missione). La prima cosa che fareste, ovviamente, sarebbe leggere il destinatario, cioè nome e cognome della persona che dovrà riceverlo. Ammettiamo che si tratti del signor John Doe. Una volta che avrete contezza di questo, passerete alla fase successiva, ossia individuare la località di residenza del ricevente, che nel nostro caso specifico è Carmel-by-the-Sea, una ridente e soleggiata cittadina di poco più di tremila abitanti situata sulla penisola di Monterey. Ora che avete una meta ben definita, non vi resta che prendere il primo volo per la California (alla fine poteva anche andare peggio, no?) e dirigervi verso questa destinazione. Nel momento in cui sarete arrivati, potrete cercare l’indirizzo dell’abitazione del signor John Doe, così da consegnargli questo pacco e poi godersi magari un po’ di mare californiano.
Ecco, è qui che vi troverete di fronte a un bel problema, quello con il quale si trovano a confrontarsi tutti i postini o servizi di consegna che si recano nel posto. Già, perché una delle caratteristiche principali di questa cittadina dai contorni fiabeschi è proprio l’assenza di indirizzi e numeri civici nel proprio tessuto urbanistico. Nessun “Vicolo Corto” o “Viale dei Giardini”, niente di niente. Quello che potete fare è chiedere alla gente del posto. E nel caso fortunato di trovare qualcuno che effettivamente conosca il signor John Doe, vi ritroverete a fare i conti con qualcosa del genere: «Allora, è la casa con le scale marroni, accanto al segnale di stop, vicino all’idrante antincendio che sta sul vialetto». Un po’ scoraggiante in effetti, soprattutto se si è ad esempio un corriere Amazon con la necessità di consegnare un gran numero di pacchi. Praticamente una caccia al tesoro che potrebbe portare via un’intera giornata di lavoro.
Le origini di Carmel-by-the-Sea
In alternativa, però, si può utilizzare il vecchio ufficio postale della cittadina, vero motivo per il quale fino a oggi si è deciso di restare così, senza alcun tipo di punto di riferimento. Ma per comprenderlo meglio, occorre prima fare un passo indietro. Tutto iniziò nel 1603, quando l’esploratore spagnolo Sebastian Vizcaino sbarcò nella baia (che chiamò Monterey) e in seguito trovò una spiaggia alla foce di un fiume, che chiamò Carmelo per rendere omaggio ai tre frati carmelitani che viaggiavano con lui.
Ma la svolta di questa cittadina ci fu nel 1906, quando il terremoto di magnitudo 7.8 che colpì San Francisco spinse molti “rifugiati” illustri, tra cui artisti, fotografi, scrittori, pittori e musicisti, a trasferirsi proprio a Carmel-by-the-Sea, che divenne città nel 1916, con una popolazione di 450 abitanti. Tra di loro autori del calibro di Sinclair Lewis, Mary Austin e Lincoln Steffens. Nel 1924, invece, Hugh Comstock progettò un cottage in stile libro delle fiabe per ospitare la collezione di bambole Otsy-Totsy fatte a mano di sua moglie, che successivamente divenne lo stile distintivo del cottage Carmel (oggi ne restano ancora 21 originali). Con il passare degli anni, il fascino di questa piccola città e il suo naturale apprezzamento per l’arte e la cultura sono rimasti inalterati, così come l’antica usanza di ritrovarsi presso l’ufficio postale locale per delle amabili conversazioni. Prima erano gli artisti ad approfittarne per condividere idee e progetti, successivamente gli abitanti “comuni”, per fare due chiacchiere e aggiornarsi su tutte le novità.
La scelta dei cittadini di Carmel
Una questione di tradizione e attaccamento alle proprie radici, come sottolineato anche da un recente sondaggio a cui si sono sottoposti i residenti: beh, il 59% di loro ha ribadito di non volere indirizzi sulle loro abitazioni, anche se tutto questo porta inevitabilmente a “inconvenienti occasionali”. Come spiegato da una di loro, la settantenne Karyl Hall, al Los Angeles Times, il motivo è semplice: «Incontrarci all’ufficio postale è stato per noi un modo per stare insieme… il che è così speciale a Carmel perché siamo abbastanza piccoli da poter essere una vera comunità. Sì, sarebbe più conveniente, ma non sarebbe altro che un altro modo per spingerci verso la normalità». E lì, a Carmel-by-the-Sea, ci tengono particolarmente al loro status così particolare. Per oltre 100 anni i cittadini hanno combattuto per mantenerlo così, arrivando addirittura a minacciare (più volte) di “staccarsi” dalla California qualora fossero stati imposti degli indirizzi: «Gli scontri fortuiti con i vicini alla cassetta della posta sono una parte essenziale della nostra identità di piccola città».
Una scelta sposata pure da Clint Eastwood, che con lo slogan “bringing the community together”, nell’aprile 1986 venne eletto sindaco, rimanendo in carica per due anni. Adesso, però, qualcosa sta cominciando a cambiare, nonostante la convinzione che sia sufficiente il centro di smistamento già presente, «con lavoratori addestrati a decifrare le descrizioni delle persone su dove vivono». A partire dalla pandemia la popolazione si è trovata di fronte a nuove necessità, quelle di ordinare molte cose a domicilio.
Delle abitudini che sono rimaste tali anche una volta conclusa la fase critica dei lockdown e che ha portato inevitabilmente a porre l’accento sulle problematiche derivanti dall’assenza di indirizzi, soprattutto quando c’era magari da consegnare dei farmaci o, ancora peggio, se ci fosse bisogno di un intervento urgente di un’ambulanza. Ecco perché, dopo tanta resistenza, adesso il consiglio comunale di Carmel-by-the Sea sta valutando la possibilità di “adeguarsi alla modernità” e nelle prossime settimane un comitato ad hoc dovrebbe valutare se numerare formalmente case e attività commerciali, come spiegato dalla consigliera Karen Ferlito: «È più di una semplice comodità. Che ne sarà dell’idea che questo ci renda unici? Non credo che qualcuno venga a Carmel in visita perché non abbiamo indirizzi stradali. Sì, è una bella storiella. Ma i tempi sono cambiati da quando questo era un piccolo villaggio con alcuni artisti che si incontravano all’ufficio postale. E poi la città non rispetta il codice antincendio statale, che richiede la numerazione degli edifici».
Contro il cambiamento
Insomma, il dibattito è aperto e più acceso che mai. Tra i più grandi oppositori (tra cui il sindaco attuale) c’è la convinzione che questa spinta al cambiamento sia data dai “nuovi abitanti” di Carmel-by-the Sea, le nuove generazioni «che comprano su Amazon anziché farlo dai negozi locali». Sì, perché anche questo è un punto che sta molto a cuore della popolazione, dal momento che non sono presenti catene di ristorazione e neppure i classici lampioni. Ci tengono alla loro unicità e alla salvaguardia delle loro regole. Tra queste pure una molto particolare, legata al divieto di indossare tacchi più alti di 5 centimetri a causa del pericolo dato dalla pavimentazione stradale distorta dalle radici degli alberi. Un’imposizione che può comunque essere bypassata grazie all’utilizzo di permessi per occasioni speciali acquistabili gratuitamente in comune (anche se, va detto, la polizia locale tende a non essere troppo fiscale o severa per chi trasgredisce questa norma pure senza autorizzazione).
Tra i conservatori viene negata anche l’esistenza di potenziali problemi relativi agli interventi dell’ambulanza, dal momento che i tempi di risposta alle emergenze sono per forza di cose rapidi in una città di un miglio quadrato. Lo stesso capo della polizia di Carmel-by-the-Sea, Paul Tomasi, ha dichiarato in una e-mail al Los Angeles Times che i tempi medi di risposta sono di due minuti per la polizia e di tre minuti per i camion dei pompieri e le ambulanze.
Sì, a volte per i visitatori o gli affittuari può risultare complicato spiegare dove si trovano, ma «raramente è un problema», in quanto le chiamate ai servizi di emergenza mostrano la latitudine e la longitudine del chiamante e gli operatori utilizzano il servizio “Rapid Deploy”, che esegue il tracciamento delle posizioni dei cellulari. Versioni opposte e contrastanti, che torneranno a essere dibattute nei prossimi giorni per decidere se inserire o meno i nomi delle vie nella città. Ah, a proposito: nel frattempo siete riusciti a trovare quella dove abita John Doe?