Amatrice, sei anni dopo il terremoto

Se ci siete già stati e la conoscete, non potrete mai riconoscerla. Se non ci siete mai stati e ci andate per la prima volta, vi sembrerà di entrare in un luogo di guerra, dove tutto (o quasi) è ancora in alto mare. Divieti, transenne, cantieri (circa 485) e gru pronte a entrare in azione. In questo caso però non è stato l’uomo a scegliere se bombardare o meno una determinata zona, bensì la natura, a volte crudele e spietata. Amatrice, comune italiano situato nella provincia di Rieti (Lazio), si trova nel mezzo di una conca verdeggiante, incastonata a sua volta in un’area al confine con quattro regioni nostrane: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo (spazio strategico di passaggio tra versante adriatico e quello tirrenico, nell’altro bacino idrografico del fiume Tronto). Il suo territorio si articola in un altopiano centrale con un’altitudine compresa tra i 900 e i 1000 metri, ospitante il lago di Scandarello, un bacino artificiale ottenuto mediante lo sbarramento del rio di Scandarello nel 1924. Storia, cultura e tradizioni, Amatrice è da sempre meta estiva di tanti romani (e non solo) alla ricerca di temperature più miti. O almeno, lo era fino a qualche anno fa: il 24 agosto 2016 infatti, alle ore 3.36, un terremoto di magnitudo 6.0 dava il via a una delle più importanti sequenze sismiche registrate dal nostro territorio in questo secolo (140 comuni coinvolti, 600mila persone colpite, 299 morti e 388 feriti). Conseguenze drammatiche di una vicenda che ha fatto il giro del mondo, a distanza di 6 anni Amatrice fatica ancora a rialzarsi, dimenticata dalla politica e dalle istituzioni: “Nessuna polemica, anzi grande rispetto per la presenza del ministro Maria Cristina Messa – ha dichiarato di recente il sindaco Cortellesi – ma dobbiamo registrare, purtroppo proprio nell’anniversario del sisma, l’assenza al limite della latitanza da parte dei massimi esponenti delle istituzioni. Segno di un crescente disinteresse che fa male a una comunità che ha tanto sofferto”.

Amatrice, sei anni dopo il terremoto

Anni di promesse e pochi fatti

Tradita due volte, mica una soltanto, Amatrice. La prima da giornalisti e cronisti, che all’epoca si catapultarono sul luogo del disastro per raccontare la morte del Centro Italia e poi, invece di presidiare e “spingere” per la resurrezione del posto, se ne andarono in fretta e furia. La seconda da politica e istituzioni, che promisero una rapida ricostruzione e dopo 6 anni non sono ancora riusciti a realizzare nulla di soddisfacente. Sergio Pirozzi, a suo tempo Sindaco e poi consigliere regionale per FdI, un mese dopo la tragedia lanciò un’idea: “A Pasqua si celebri la resurrezione di Amatrice”. L’allora commissario Vasco Errani si sperticò in promesse roboanti: “Ricostruiremo tutto, rispettando l’identità, le comunità e i luoghi, riattivando subito l’economia e il lavoro”. Mentre il premier Matteo Renzi disse: “Tutto tornerà come prima…”. Oggi, dopo sei anni, sette miliardi di euro spesi, quattro commissari, migliaia di polemiche e troppi inverni passati al freddo, Amatrice è rimasta dov’era prima. Qualcosa si è mosso (e ci mancherebbe), ma non basta, una colpevole lentezza denunciata pure da Mario Draghi. “La burocrazia blocca la rinascita – disse tempo fa Pirozzi – così ci vorranno nove anni”. Al momento ne sono rimasti altri tre. O almeno, si spera.

La forza della gente e una nuova speranza per il 2023

Nel 2017, una anno dopo la tragedia, è nato il progetto “Amate Amatrice”, simbolo della rinascita del borgo reatino. Tante le iniziative che nel corso di questi sei anni hanno coinvolto i ristoratori del posto, rendendo ancora più famosi gli spaghetti all’amatriciana, piatto storico di questa terra ed esportato in tutto il mondo. La popolazione, quella più attaccata al territorio, non ha mai mollato e con tutte le forze ha provato sempre a rinascere. Chi aveva un’attività, ce l’ha ancora oggi, nonostante le difficoltà e il turismo praticamente azzerato. Tanti ragazzi hanno scelto di nuovo Amatrice come luogo da cui ripartire: alcuni hanno iniziato a produrre birra artigianale, altri hanno cercato di “modernizzare” e rendere più appetibili le trattorie o i ristoranti di famiglia; altri si sono dedicati alla cura del territorio e all’agricoltura sostenibile.

Amatrice, sei anni dopo il terremoto

E intanto ammonta a 26,5 miliardi di euro (di cui 19,4 per i privati, il resto per edifici pubblici e chiese) la stima complessiva dei danni provocati dal terremoto. L’ha divulgata il commissario per la ricostruzione del sisma Giovanni Legnini nel rapporto 2022. Amatrice con 1,3 miliardi, Camerino con 1,2 miliardi e Norcia con 1,1 miliardi risultano i comuni con i danni più consistenti. “L’incremento dei prezzi porterà il costo della ricostruzione a circa 30 miliardi”, ha puntualizzato il commissario in una conferenza stampa online. Legnini si è rallegrato per un’accelerazione generale e per una ricostruzione che si è «sbloccata nel 2020» (e più sindaci hanno confermato), grazie alle semplificazioni e alle ordinanze speciali. Nel privato “i cantieri completati sono 7.256, quelli autorizzati circa 7 mila”, nel settore pubblico “in un anno, considerando anche le chiese, il numero dei cantieri chiusi è salito da 151 a 365, quello dei cantieri aperti, 316, è raddoppiato ed è destinato a crescere sensibilmente entro la fine del 2022”. Ciò avviene grazie anche ai “525 interventi previsti nel cratere da NextAppennino, il Fondo complementare al Pnrr per le aree sisma 2009 e 2016”. Legnini ha rimarcato come il rapporto indichi anche “un programma di rigenerazione economica e sociale per questi territori”, ha riconosciuto il lavoro svolto in sintonia dalle quattro regioni coinvolte (Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria) e dai comuni, dimostrandosi fiducioso: “Si comincia a intravedere nel 2023 la possibilità di uscire dallo stato di emergenza e dal commissariamento”.

Infine però oggi l’area dell’Istituto don Minozzi è diventata il luogo simbolo di un Comune che pensa al futuro. E grazie a un progetto visionario di Stefano Boeri, ispirato dal vescovo uscente di Rieti, Domenico Pompili, e del parroco don Savino, sta rinascendo come una fenice di pietra dalle macerie. Un complesso da 75mila metri cubi, sono rimaste in piedi solo la chiesa e la fattoria. Da subito si è ragionato su cosa fare dell’enorme quantità di macerie ed è spuntata l’idea innovativa di riutilizzarle non solo per le parti calpestabili ma anche per le facciate. A breve ad Amatrice arriveranno 600-700 ragazzi, lo spazio architettonico della Comunità, quella dell’accoglienza, già in primavera potrebbe ospitarli. In via di costruzione anche un teatro e un museo dove verranno recuperati i grandi affreschi dell’Istituto. E poi l’area del silenzio e della preghiera: quella civica, con gli uffici comunali, e quella delle arti e dei mestieri con laboratori, spazi per degustazioni e coltivazioni idroponiche.

Amatrice, sei anni dopo il terremoto

Ricordando quella data

A partire da oggi ci saranno quattro momenti liturgici presieduti dal vescovo Domenico nel sesto anniversario del sisma datato 24 agosto 2016. Il primo appuntamento è andato in scena ieri sera alle 21 presso la “Fonte del Campo di Accumoli” per un momento di preghiera organizzato dalla parrocchia. E sempre ieri, allo scoccare della mezzanotte, tutte le persone si sono spostate nel campo sportivo di Amatrice per aspettare insieme le 3.36, orario delle violente scosse sismiche. L’attesa è stata vissuta in movimento con una fiaccolata che ha attraversato alcuni luoghi significativi del paese, per poi fare ritorno al punto di partenza. Qui, al rintocco del gong, sono stati letti i nomi di tutte le vittime del terremoto. La veglia si è poi conclusa al monumento dei caduti. Questa mattina invece, alle ore 11, sempre presso il campo sportivo, monsignor Pompili presiederà la Santa Messa, che per l’occasione verrà trasmessa in diretta su Rai Uno.

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