Africa Blues, come cambia il clima in Mozambico

Giulia Piermartiri ed Edoardo Delille sono gli autori degli scatti di Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno, la mostra fotografica promossa da WeWorld e visitabile fino a domenica 2 aprile nello spazio espositivo dell’Orto Botanico di Roma. I due fotografi utilizzano una tecnica che consente loro di sovrapporre all’immagine reale, la catastrofica visione di quello che sarà nel 2100. Sono possibili scenari futuri, non di certo estremizzati o snaturati, ma che, si spera, riusciremo a contrastare. É la crisi climatica che viene a bussare alle nostre coscienze, è il ticchettio delle lancette che segnano lo scadere del tempo per poter agire. “I protagonisti delle foto sono persone comuni, provenienti da ceti sociali diversi: chi vive nei villaggi più poveri e rurali del Mozambico, chi in case super moderne e tecnologiche, chi appartiene al ceto medio, donne, uomini e bambini. A loro modo, e con gli strumenti che hanno a disposizione, tutti sono consapevoli dei cambiamenti climatici. Chi vive nei villaggi rurali li vede nell’agricoltura e nei raccolti sempre più scarni. Il Mozambico è al terzo posto nella classifica dei Paesi africani, per calamità ambientali” ci racconta il fotografo Edoardo Delille. Pur contribuendo solo al 4% delle emissioni inquinanti, l’Africa è il continente che paga il prezzo più alto del cambiamento climatico in atto. Solo nel 2019, alluvioni, siccità e carestie hanno generato 2,5 milioni di profughi. Ogni anno le calamità naturali colpiscono e distruggono interi villaggi e compromettendo il raccolto agricolo. Il Mozambico, in particolare, soprattutto lungo la sua costa di quasi 2.500 km, è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Sono soprattutto le comunità più povere e vulnerabili, che vivono dell’agricoltura, a pagarne il prezzo. “La scena che più ci ha toccato è ritratta nella foto delle due bambine che giocano davanti la porta di casa. I bambini rappresentano il futuro, sempre e  in ogni luogo di questo Pianeta, e saranno proprio i bambini che subiranno le conseguenze morfologiche dei cambiamenti climatici” spiega Giulia Piermartiri. La serra, spazio espositivo dell’Orto Botanico e polo Museale dell’Università La Sapienza di Roma, rende l’atmosfera ancora più partecipativa. Oltre le foto che, attraverso questa tecnica della sovrapposizione, sono già immersive di loro, la scelta dell’Orto Botanico come contenitore di Africa Blues inserisce il visitatore in un habitat selvaggio che per analogia sembra ricordare l’Africa.

Africa Blues, come cambia il clima in Mozambico
Foto di Giulia Piermartiri ed Edoardo Delille

Africa Blues – Atlas of the New World

Il progetto fotografico sul Mozambico fa parte di in un lavoro più ampio, dal titolo Atlas of the New World che, Giulia Piermartiri e Edoardo Delille portano avanti da anni, immaginando le possibili trasformazioni climatiche di Maldive, Monte Bianco e California del Nord. “Abbiamo provato a immaginare come sarà la mappa del mondo fra qualche decennio. Abbiamo cercato dati al futuro per capire come rappresentare uno scenario che ancora non esiste, ma che purtroppo non è tanto difficile da immaginare. Abbiamo trovato degli studi condotti dagli Stati Uniti d’America sul 2100, individuando dei luoghi particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici. Siamo andati in alcuni di questi luoghi partendo dalle Maldive, il primo posto che sarà sommerso a causa dell’innalzamento del mare, passando per il Monte Bianco che un tempo era il simbolo del ghiacciaio perenne mentre nel 2100 si pensa che possa ridursi al 5% della sua dimensione, poi la California che è lo stato degli USA più danneggiato dagli incendi e nel 2100 probabilmente diventerà un deserto. Grazie a WeWorld siamo andati anche in Mozambico, tra i paesi africani più colpiti da alluvioni, erosione costiera, salinizzazione dei terreni e un’estrema siccità” ci racconta la fotografa Giulia Piermartiri. C’è un hashtag sotto il quale troverete tutto questo materiale sui social, è #ClimateOfChange e contrassegna una campagna nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e le conseguenti migrazioni. WeWorld opera nel Paese da oltre 20 anni, con progetti sia di sviluppo sia legati all’emergenza. In particolare, nel 2019, l’organizzazione si è attivata subito per far fronte alle due emergenze causate dai cicloni Idai e Kenneth, attraverso un aiuto diretto verso chi necessitava di tutto: acqua pulita, salute, assistenza e servizi igienico sanitari. Dopo l’emergenza, WeWorld ha anche attivato dei programmi per ripristinare le risorse economiche in modo che le comunità potessero agire autonomamente attraverso la distribuzione di semenze e kit agricoli. “Con il nostro lavoro sul campo cerchiamo di mitigare e prevenire gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Non è però mai abbastanza – spiega Margherita Romanelli, Coordinatrice Policy & Advocacy Internazionale di WeWorld – . Solo con una reale transizione ecologica e un drastico abbassamento delle emissioni nel nord del mondo possiamo davvero migliorare la nostra vita e di chi contribuisce meno al riscaldamento globale, ma ne subisce quotidianamente le conseguenze. Un processo che deve necessariamente passare da scelte politiche coraggiose e non più rimandabili, ad esempio sganciarsi finalmente dalle fonti energetiche fossili verso energie pulite, o ancora sensibilizzare i cittadini affinché siano pronti, non solo a cambiare stile di vita come nei cibi che scelgono al supermercato o ad un uso sempre più massiccio dei mezzi di trasporto pubblico, ma anche ad unirsi e far sentire la propria voce nelle richieste di politiche innovative. Sappiamo che non è un percorso facile, proprio per questo abbiamo voluto fortemente al nostro fianco Giulia Piermartiri ed Edoardo Delille che grazie ai loro scatti sapranno coinvolgere i visitatori in una mostra immersiva che non potrà lasciare indifferenti”.

Africa Blues, come cambia il clima in Mozambico
Foto di Giulia Piermartiri ed Edoardo Delille

Africa Blues – “A Roma si muore a causa del caldo”

La mostra è stata un’occasione anche per riflettere sui cambiamenti climatici che ci interessano più da vicino, nello specifico sulla situazione che vive Roma. Nella capitale italiana la temperatura è aumentata di circa due gradi negli ultimi cinquant’anni, segnando il record negativo tra le città italiane più colpite da eventi estremi legati al cambiamento climatico tra il 2010 e il 2022. Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma ed Edoardo Zanchini, Direttore ufficio Clima del Comune di Roma, sono intervenuti durante l’anteprima stampa della mostra (16 marzo 2023) per mettere in luce le attività nelle quali Roma Capitale si sta impegnando al fine di contrastare gli effetti, del cambiamento climatico, su una città sempre più calda, che negli anni “ha tolto gli alberi a favore del cemento”. “In una prospettiva futura, immaginando come sarà il clima tra 50 o 100 anni, Roma è dentro uno scenario pericoloso. Ci sono zone e quartieri della città dove d’estate si muore letteralmente a causa del caldo e nessuno lo sa. Bisogna ripensare questi spazi, questi luoghi e far capire alle persone che i rischi climatici non ci sono soltanto quando scendono le bombe d’acqua. Mostre come queste muovono le idee” conclude Edoardo Zanchini, Direttore ufficio Clima del Comune di Roma. Hanno partecipato all’opening della mostra anche Alcinda da Costa Salvado, Ambasciata della Repubblica del Mozambico in Italia e Fabio Attorre, Polo Museale la Sapienza e Orto Botanico di Roma.

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