Da poco tempo in Italia abbiamo assistito alla sospensione di ChatGPT da parte del garante per la privacy, abbiamo letto articoli interamente partoriti dalla stessa intelligenza artificiale, ma ci è anche giunta voce di David Guetta che ha duettato per finta con Eminem, non prima di aver saputo di Drowned In The Sun, il maldestro tentativo di un’IA di scrivere una nuova canzone dei Nirvana nel 2021. Ma anche: meta-artisti firmati da etichette e revival di artisti ormai scomparsi da decenni. Viene dunque da chiedersi se i cantanti moderni abbiano ormai ceduto buona parte della loro espressione artistica all’intelligenza artificiale o, piuttosto, tra sintetizzatori e drum kit, nella ricerca del suono “perfetto”, avessero già perso qualcosa senza rendersene conto. È notizia di pochi giorni fa anche la querelle tra Meta e Siae. La licenza concessa per l’uso delle opere presente nel catalogo della Società Italiana Autori ed Editori è scaduta a dicembre e, da quanto sostiene l’azienda di Menlo Park, la Siae ha richiesto un aumento «ingiustificato» del 310% della royalty in essere fino a quel momento. Dall’EUR invece fanno sapere che nel 2020 Meta «si chiamava Facebook, non voleva occuparsi di Metaverso e i ricavi e sfruttamenti del repertorio Siae non sono minimamente paragonabili a quelli attuali». Fatto sta che buona parte dei contenuti tutelati dalla Siae non sono più disponibili su Instagram e Facebook, penalizzando così anche i creator: i reel di chef, politici, calciatori e influencer sono stati improvvisamente silenziati. Con un audio library mezza vuota, gode TikTok, pronta ad approfittare dello stallo nella trattativa. Ma gode anche un potenziale intero catalogo di musica inesplorata: basti pensare che ogni giorno in media, sui maggiori store digitali, vengono caricate oltre 100.000 tracce.
Musica e IA, binomio (im)perfetto – Un’offerta sproporzionata
Cosa accadrebbe se questa cifra venisse moltiplicata alla decima potenza grazie ai brani autogenerati dall’intelligenza artificiale? Evidentemente, in un mondo dominato dalle major, sarà sempre più difficile farsi notare. Nel 2022, secondo Luminate Data, ben 67 milioni di tracce musicali pubblicate in tutto il mondo hanno generato dieci o meno stream l’una. C’è davvero bisogno di un’offerta così inflazionata? Per di più, ognuno di questi brani potrebbe “reincarnarsi” più di una volta. Con l’intelligenza artificiale, infatti, la musica che si scrive o di cui si detengono i diritti, può assumere un valore esponenziale perché (un po’ come nel Metaverso con gli NFT 2.0) non è una risorsa statica e può essere modificata. Ad esempio: una traccia che si trova sul proprio scaffale virtuale, può essere allungata o accorciata per adattarsi ad uno spot pubblicitario, oppure si possono cambiare gli strumenti per modificare anche il tono della canzone. Dal brano di partenza, quindi, possono diramarsi tante possibilità espressive. Inoltre, considerando che la cosiddetta “musica funzionale” (musica per studiare, per rilassarsi, per dormire, per concentrarsi, etc) va sempre più per la maggiore, l’IA potrebbe generare tracce adattabili al ritmo di una corsa o di un allenamento, personalizzate ai gusti dell’ascoltatore.
Musica e IA, binomio (im)perfetto – Dio DJ pensaci tu
Ed è qui che entrano in gioco le ultimissime radio algoritmiche che stanno spuntando come funghi nell’aridità di un mercato radiofonico in crisi. RadioGPT, ad esempio, usa la tecnologia TopicPulse che scandaglia i social a caccia di notizie che vengono poi filtrate su base locale. RadioGPT, inoltre, si serve di ChatGPT per creare una scaletta e un copione che vengono seguiti e letti da una o più voci artificiali, dando così vita ad un vero e proprio programma radiofonico (senza la verve dei dj umani). Nel corso della trasmissione, la stessa tecnologia è anche in grado di creare in tempo reale post sui social, blog e altri contenuti per le piattaforme digitali. YouTube invece ha lanciato Radio Builder: si possono scegliere fino a trenta artisti preferiti, indicando all’algoritmo una scala di preferenze per poi sedersi e godersi le scelte del nostro dj virtuale. C’è poi Spotify che, per gli utenti premium di USA e Canada, ha lanciato il suo DJ, un’intelligenza artificiale in grado di proporre brani in sequenza secondo i gusti dell’utente; e in questa funzione sarà integrata anche Sonantic, piattaforma vocale dinamica di recente acquisizione da parte di Spotify, che permetterà di avere commenti vocali personalizzati tra un brano e l’altro. Automata Radio è invece un canale Twitch che trasmette musica elettronica 24 ore su 24 con ChatGPT che svolge il triplo ruolo di moderatore, presentatore e dj, fornendo informazioni sulla musica trasmessa e leggendo anche le domande in chat. Come canta Paola Turci “dio dj pensaci tu, fai partire l’auto-tune”…
Musica e IA, binomio (im)perfetto – Parole e musica
Ci sono poi altre ulteriori novità: DistroKid, per esempio, ha da poco presentato Mixea, un mixer potenziato da IA e in grado di ottimizzare la qualità di una traccia. «Niente potrà mai sostituire il livello di un tecnico umano del suono – ha detto Philip Kaplan, fondatore e ad di DistroKid – ma per tutti quegli artisti che hanno poco tempo o risorse, Mixea è perfetto per aiutarli a velocizzare i processi». LyricStudio produce testi per cantautori prendendo spunto da brani precedenti e imitandone dunque lo stile: ha già contribuito alla stesura di oltre un milione di brani e, l’estate scorsa, il rapper Curtiss King ha raggiunto la vetta della classifica di iTunes proprio con dei brani “consigliati” da LyricStudio che (i suoi ideatori ci tengono a far sapere) non è stato inventato per creare dei testi da solo, ma solo per assistere i cantautori nello sblocco delle idee e nella stesura finale. Music LM di Google MusicLM, infine, è un potente strumento di Intelligenza Artificiale e può anche trasformare in note musicali una breve descrizione narrativa o pittorica e produrre colonne sonore della durata di cinque minuti con brevi suggerimenti di testo (es. “jazz rilassante”). Ad un indirizzo specifico si possono trovare oltre cinquemila composizioni generate dall’Intelligenza Artificiale di Google.
Musica e IA, binomio (im)perfetto – Robot Popstar
In Corea invece, da Supertone fanno sapere di essere in grado di creare “una voce umana iper-realistica ed espressiva, praticamente indistinguibile da quella umana”. In Cina, Tencent Music, grazie ad una tecnologia registrata di sintesi vocale (Lingyn Engine) ha pubblicato ben mille brani con voci riprodotte dall’IA e una di queste (Today nella sua traduzione inglese) ha addirittura superato i cento milioni di stream. Se Supertone, inoltre, aveva resuscitato la compianta superstar del folk Kim Kwang-Seok, Tencent ha fatto altrettanto con le voci di Teresa Teng e Anita Mui. «Sicuramente ad un certo punto emergerà un robot popstar – ha detto Ed Newton-Rex (fondatore di Jukedeck poi venduta nel 2019 a TikTok) – ma non sarà la direzione che intraprenderà tutta la discografia, saranno casi isolati. Non dimentichiamoci che il legame che proviamo nei confronti degli artisti è almeno la metà dei motivi per cui ci piace la musica; non riguarda solo quello che ascoltiamo». Per esempio, quando Piccola Miss insegna al suo androide a suonare il pianoforte ne L’Uomo Bicentenario, Andrew impara subito a replicare il sound, senza però percepirne davvero l’emotività. Già a novembre 2021, la 10.22PM aveva firmato una band di personaggi ripresi dal brand di NFT Bored Ape Yacht Club. Ad agosto, la Capitol Records ha cancellato in poco tempo FN Meka per una serie di controversie sul personaggio virtuale, mentre a dicembre Universal Music Italy ha presentato Aggro, il nuovo singolo di Zero Pain, un meta-artista di phonk nato su Discord e che ha ottenuto 1,6 milioni di stream con la sua prima uscita (Peccato), arrivando ad oltre 624.000 ascolti mensili su Spotify.
Musica e IA, binomio (im)perfetto – Restare umani?
In un contesto del genere, è comprensibile che, tra gli addetti ai lavori, serpeggino delle preoccupazioni (ma ha più senso preoccuparsi che le macchine imitino gli artisti, o che gli artisti siano condizionati a comportarsi come macchine?). Qualcuno pensa a quando una ventina d’anni fa il fenomeno Napster stava corrodendo l’industry dall’interno, solo che in quel caso intervenne la legge sul copyright a salvare capra (artisti) e cavoli (etichette). Oggi, l’IA non può scaricare brani musicali o tagliare estratti degli stream perché violerebbe proprio le norme di copyright e il regolamento delle piattaforme, ma ha tutte le carte in regola per mettere in fuorigioco una serie di figure professionali del mondo della musica. E in tutto questo, mentre sono gli artisti moderni ad aver sgrezzato al massimo le vecchie basi musicali imperfette di un tempo, c’è chi sgomita per restare umano. Come il New York Times che, ultimamente, ha iniziato a mandare due newsletter musicali alla settimana con delle playlist scelte da Lindsay Zoladz, una critica musicale, anziché dall’algoritmo. Paolo Madeddu, invece, scrive così di Ultimo: “è un’Intelligenza Artificiale, un ChatGPT della canzone popolarissima ITALIANA: oltre a Renato Zero, ci si può sentire qualcosa di Riccardo Cocciante, di Claudio Baglioni, di Marco Masini, e dannazione pure di Giggetto D’Alessio ma pure di alcuni rapper giovani ma propensi a lamentarsi perché nessuno li capisce”. Un mix di umanità (e imperfezione) non indifferente.