“Il regista candidato all’Oscar Noah Baumbach firma questa commedia assurda su una famiglia che si confronta con l’amore, la morte e una nube tossica”. È quello che Netflix ci dice su Rumore bianco, commedia di 136 minuti disponibile sulla piattaforma da fine novembre e basata sul romanzo del maestro Don DeLillo dove “la vita rassicurante e consumistica del professor Jack Gladney (insegnante di studi hitleriani in Ohio) e della sua famiglia ultramoderna viene improvvisamente inghiottita da una nube letale, l’evento tossico aereo, espressione concreta della miriade di altri eventi tossici onnipresenti tra le mura domestiche: trasmissioni radio, sirene, microonde, la voce incessante della tv. La paura della morte che accomuna Jack e la quarta moglie Babette diviene così una forza prorompente, un raggio di luce nera in grado di perforare il muro di rumore bianco”. Si chiama “programmazione predittiva” e assume contorni ancora più surreali quando si viene a sapere che alcune comparse del film (come Ben Ratner, intervistato dalla CNN, e famiglia) hanno poi vissuto la stessa situazione nella vita reale a distanza di poco tempo. E poiché anticipa la vita reale di tre o quattro mesi, come in molti casi complottisti che si rispettino, è anche la trama (grosso modo) di quanto accaduto ad East Palestine (proprio nell’Ohio), lo scorso 3 febbraio: il deragliamento di 38 vagoni merce che trasportavano sostanze tossiche, un vero e proprio disastro ambientale di cui però sui media mainstream inizialmente non si è parlato per niente, finché la questione si è allargata a macchia d’olio sui social e, come la nube tossica, è diventata impossibile da ignorare. Qualcuno sostiene che se non fosse stato per la guerra in Ucraina e il terremoto in Turchia e Siria, il disastro dell’Ohio sarebbe finito sicuramente in prima pagina, ma c’è voluta una forte spinta dal basso per regalargli un minimo di visibilità. «La prima metà del film è praticamente identica a quello che sta succedendo qui – dice Ratner – ho provato a rivedere il film, ma non sono riuscito a finirlo perché mi toccava troppo da vicino».
Il disastro (taciuto) dell’Ohio – Sostanze tossiche
Con il rischio di un’esplosione che avrebbe potuto travolgere di tutto nel raggio di 3 km, gli esperti intervenuti in loco hanno preferito il rilascio controllato di cloruro di vinile (cancerogeno), butilacrilato (eruzioni cutanee), etilesil-acrilato e butossietanolo (entrambi altamente infiammabili), tutte sostanze chimiche normalmente utilizzate per tinture, plastica, sigillanti e adesivi. Secondo quanto riferito a metà febbraio da Tiffani Kavalec, responsabile della protezione ambientale dell’Ohio, «c’è una bella gamma di sostanze chimiche che si sta spostando lungo il fiume, e si tratta di sostanze infiammabili; dovrebbero esserci anche composti organici volatili, ma sono molto diluiti». Il fiume Ohio, peraltro, non attraversa solo l’omonimo stato ma tocca anche Illinois, Indiana, Kentucky, Pennsylvania e West Virginia, ed è acqua potabile per cinque milioni di cittadini americani. Per verificare da vicino la qualità di acqua, terra e aria, la Norfolk Southern (parte in causa) ha ingaggiato il CTEH (Center for Toxicology and Environmental Health) che però storicamente minimizza gli effetti di disastri ambientali proprio per soddisfare gli interessi dei facoltosi clienti (nel 2005 in Louisiana, nel 2008 nel Tennesse e nel 2010 con BP a seguito dello sversamento di petrolio della Deepwater Horizon nelle acque del Golfo del Messico). Per la NS, d’altronde, il conflitto d’interessi è sempre dietro l’angolo se è vero che le solite BlackRock, Vanguard e JP Morgan Chase detengono buona quota del pacchetto azionario, e se è vero che già nel 2017 l’azienda di trasporti era riuscita a convincere il governo ad eliminare alcune normative obbligatorie sulla sicurezza come quelle riguardanti i freni pneumatici e i requisiti minimi sulle numeriche dello staff. Neanche a dirlo, nel 2019, alla prima occasione utile, la Norfolk Southern aveva dato il benservito a 3500 dipendenti. Dopo il disastro ambientale, l’azienda ha prima offerto alloggio nei motel a svariati cittadini colpiti dall’incidente e ha poi deciso di elargire assegni da mille dollari per “il disturbo”; una mossa che, se vista con malizia, potrebbe servire semplicemente a tamponare risarcimenti ben maggiori in un futuro non troppo remoto. D’altronde, il legale Mikal Watts ha già intimato parecchi residenti a sottoporsi a routinarie analisi del sangue e delle urine per dimostrare di essere stati a contatto con sostanze chimiche dannose, per poi far partire le azioni legali. Greg McCormick, 40enne di East Palestine, è uno dei cittadini evacuati a seguito dell’incidente e spiega che «in questo momento sono solo spaesato, come tutti, non sappiamo dove stiamo andando o cosa stiamo facendo…forse perderemo la nostra pace bucolica, ma lotteremo fino alla fine per tenercela».
Il disastro (taciuto) dell’Ohio – Il silenzio dei media
Evan Lambert, reporter di NewsNation, è stato ammanettato e allontanato da una palestra a margine di una conferenza stampa del governatore dell’Ohio Mike DeWine, dopo aver chiuso un intervento in diretta. Nei video diffusi online (inclusi anche quelli della bodycam di un agente), si vedono i poliziotti che gli intimano animatamente di spegnere il collegamento per poi condurlo forzatamente al di fuori dell’impianto, tra le proteste del diretto interessato (poi rilasciato). Come sempre, invece, il suo l’ha fatto Erin Brockovich, l’ambientalista interpretata da Julia Roberts nell’omonimo film del 2000, che non si fai mai troppi scrupoli a prescindere dalla giunta al potere. La Brockovich è andata nei luoghi del disastro e ha pure messo su in poco tempo un gruppo formato da medici e legali, con un sito internet di riferimento (www.eastpalestinejustice.com) per fornire aggiornamenti sulla vicenda e aggregare il malcontento della popolazione a cui è stato precluso l’accesso a informazioni di vitale importanza: «preparatevi perché sarà una partita lunga» dice alla gente che si affolla per capire meglio la situazione. Nonostante questo (o forse, proprio per questo…), la nota attivista è stata persino inserita in una lista dell’antiterrorismo dell’Ohio come pericolo pubblico. Proprio lei che invece si era ripetutamente auspicata unione tra le parti («non importa per chi avete votato, adesso dobbiamo essere tutti americani»), pur di trovare una soluzione alla faccenda.
Il disastro (taciuto) dell’Ohio – Il rumore della politica
Nonostante la gravità della situazione, Joe Biden, nella figura della FEMA (Federal Emergency Management Agency) ha persino respinto la richiesta di aiuti emergenziali da parte del governatore DeWine, perché (a detta loro) l’Ohio non possiede i requisiti per un sostegno in questo momento. «Siamo in contatto con tutte le autorità competenti – ha detto il portavoce Jeremy Edwards a Fox – che ci stanno aiutando a valutare la qualità dell’aria e dell’acqua». Pete Buttigieg, il Segretario dei Trasporti, si è presentato sul luogo del disastro una ventina di giorni dopo, alludendo alle «responsabilità dei governi precedenti» (per via di una legge abrogata dal governo Trump nel 2018), mentre i cittadini chiedevano spiegazioni riguardo «la moria della fauna locale e degli animali domestici (3500 pesciolini nelle acque fluviali), l’odore costante di plastica bruciata, gli attacchi di vomito, la letargia, il mal di testa, la tosse e le eruzioni cutanee». Rogan O’Handley, influencer politico con oltre 4 milioni di follower, ha pubblicato le statistiche delle presidenziali nello stato dell’Ohio, dimostrando che il 71,7% dei residenti votò per Trump nel 2020. In più, di fronte ad un evento di simile portata, ci si chiede che fine abbiano fatto i vari Al Gore e Greta Thunberg, normalmente pronti ad insorgere di fronte a calamità come questa. Insomma, il Covid è stata “miracolosamente” l’unica parentesi recente in cui destre e sinistre si sono compattate di fronte ad un “nemico unico” ma l’unica cosa in comune con quell’emergenza è che, oggi come ieri, prevalgono gli interessi e le logiche dei grandi “quartieri”.