Case poco Green, Italia da ristrutturare

Le scadenze sono chiare e piuttosto imminenti: entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe di prestazione energetica “E”, entro il 2033 la classe “D”. Classi che, in una scala da A a G, indicano l’efficienza energetica di un’abitazione e indicano quanto un immobile utilizzi in modo ottimale e sostenibile l’energia. Per gli edifici non residenziali e pubblici il raggiungimento dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e entro il 2030 (D). Lo stabilisce la direttiva sull’efficienza energetica in edilizia (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD – o Direttiva Case Green) approvata dal Parlamento Europeo con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni e finalizzata a ridurre notevolmente il consumo energetico e le emissioni nel settore edilizio in Europa. Questo vuol dire che bisognerà pianificare per tempo una serie di lavori come isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento. Inoltre, tutti i nuovi edifici per i quali sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno essere munite di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032. L’obiettivo – per i nuovi edifici – è che a partire dal 2028 siano tutti a emissioni zero e in generale lo scopo è quello di eliminare gradualmente l’uso di impianti di riscaldamento a combustibili fossili (come caldaie e gas) in tutti gli edifici entro il 2035. Limite che potrebbe essere esteso al 2040 se venisse dimostrato alla Commissione che l’operazione non è fattibile. Le agevolazioni in vigore, come l’ecobonus, potranno essere utilizzate per acquistare apparecchi ibridi o sistemi certificati che funzionino con gas rinnovabili, come l’idrogeno. Una direttiva questa, che riguarda solo gli edifici residenziali “moderni”. Gli stati membri avranno infatti la facoltà di escludere edifici tutelati in virtù del loro valore storico, architettonico, culturale, religioso. Esenzioni che potranno essere applicate anche laddove – in alcuni casi di edilizia sociale pubblica – le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche. Ogni Paese potrà esentare fino al 22% del totale degli immobili, ma tale deroga potrà essere applicata solo fino al 2036. Al momento la direttiva non prevede sanzioni in caso di mancata ristrutturazione degli immobili. Ogni governo introdurrà un sistema di multe. A partire dal 2030, però, se non si è in regola con la classe energetica non sarà più possibile vendere o affittare una casa.

Case Green – Critiche del Governo italiano

Ogni Paese membro dell’Unione stabilirà le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi stabiliti nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione, che auspicabilmente dovranno comprendere regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette “ristrutturazioni profonde”, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, oltre a sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili. L’Italia, consapevole di essere ancora molto indietro per raggiungere in tempo gli obiettivi preposti, si è mostrata subito molto critica e l’8 marzo la Camera ha approvato la mozione di maggioranza che chiede all’Ue maggiore flessibilità. “La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. “Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo – ha aggiunto il ministro – una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”. Dall’altra parte ci sono le forze di opposizione che sottolineano la “grande opportunità di crescita”, dice il renziano Nicola Danti, esponente di Renew Europe che, insieme a Ppe, socialisti, Verdi e Sinistra è favorevole alla stretta di Bruxelles.

Case poco Green, Italia da ristrutturare

Case Green – A che punto è l’Italia?

Il nostro Paese ha un patrimonio immobiliare con quasi il 58% degli edifici residenziali nelle due classi energetiche più basse.  Ciò vuol dire che in pochi anni andrebbe ristrutturato il 75% degli immobili residenziali esistenti – oltre 9 milioni di case – con un costo stimato di circa 1.500 miliardi di euro. Così facendo si ridurrebbero dello 0,11% le emissioni nocive. Gli obiettivi contenuti nella direttiva sono così complessi da raggiungere che – ha sottolineato con sarcasmo l’Ance, l’associazione dei costruttori – servirebbero 630 anni per soddisfare il primo step e 3.800 anni per raggiungere la completa decarbonizzazione degli edifici. Secondo i dati Ance, il 35% degli immobili italiani risulta in classe G e il 25% in F e sarebbero necessari 40 miliardi per riqualificare i soli immobili residenziali ai quali si sommano 19 miliardi per la riqualificazione energetica degli immobili strumentali. Critiche anche da Confedilizia, che sottolinea: “in moltissimi casi gli interventi richiesti per le case green non sarebbero neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, i tempi ridottissimi causerebbero uno shock sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti”. Il sistema degli incentivi e detrazioni fiscali per provare a migliorare l’efficienza energetica degli immobili (i cosiddetti ecobonus) è cambiato più volte negli gli anni. Le percentuali di detrazione fiscale vanno dal 36% all’85%, spalmabili in 5 o 10 anni a seconda dei casi. Il governo, con la Legge di Bilancio 2023, ha dato il via al bonus Case Green, proprio per incentivare l’acquisto di case a ridotto impatto sull’ambiente. Con il bonus si ha diritto a una detrazione irpef del 50% a fronte dell’acquisto di una casa di classe energetica A o B, tra il primo gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023. L’agevolazione è divisa in 10 quote costanti a partire dall’anno in cui sono state sostenute le spese e nei 9 periodi d’imposta successivi.

Case poco Green, Italia da ristrutturare

Case Green – Le intenzioni degli italiani e i vantaggi della stretta europea

Secondo i calcoli Enea, in un condominio con una ventina di appartamenti per fare un salto di tre classi energetiche si spendono circa 30 mila euro per singola abitazione. Senza dubbio le spese da sostenere saranno alte e sarà difficile raggiungere gli obiettivi preposti per tempo; vero è che i miglioramenti per rendere le case green possono generare risparmi dei consumi fino al 60% e aumentare il valore degli immobili fino al 30% circa. L’immobile green ha un appeal molto più elevato e l’investimento sostenuto per la riqualificazione energetica viene ammortizzato dalla maggiorazione di valore.  Secondo diversi sondaggi, tuttavia, la gran parte degli italiani non è né consapevole della classe energetica della propria abitazione (almeno il 50%) e circa 1,2 milioni di persone non hanno nemmeno idea di cosa significhi “classe energetica”. Secondo l’indagine commissionata da facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, solo un italiano su cinque è disposto ad adeguarsi agli standard europei, mentre quasi 15 milioni hanno detto che lo faranno solo se ci saranno aiuti economici da parte dello Stato. Quasi 2 milioni di italiani (4,6%) hanno dichiarato di essere pronti a sfidare la legge e si adegueranno solo se, a seguito di controlli, verranno scoperti, mentre quasi 1 milione di proprietari ha detto che, pur di evitare di spendere per i lavori, è disposto a vendere la propria abitazione e andare a vivere in affitto. Nonostante il provvedimento sia stato approvato dal Parlamento, il processo non si può ancora dire concluso poiché per il raggiungimento del testo definitivo bisogna attendere una fase di negoziati tra le istituzioni europee, nota come “trilogo”. Punto cruciale dei negoziati sarà proprio la possibilità di fare richiesta a Bruxelles di alcune agevolazioni sull’uso delle finanze pubbliche per la creazione di ulteriori bonus specifici per chi deve intervenire in modo sostanziale sul proprio immobile.  Finanziamenti dedicati – sia a livello europeo sia a livello nazionale – sono indispensabili affinché alcuni Paesi, Italia in primis, si trovino nelle condizioni di poter affrontare la stretta imposta dall’UE. Aumentare l’efficienza energetica del nostro patrimonio immobiliare e ridurne l’impatto ambientale è un atto dovuto, soprattutto se consideriamo le conseguenze sempre più disastrose del cambiamento climatico. Per l’Italia, però, la meta “emissioni zero” sembra ancora molto lontana e il percorso per raggiungerla è ricco di ostacoli.

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