Quante volte siete stati a corto di contanti e per pagare un caffè avete estratto la carta di credito, ma il barista vi ha detto che non la poteva accettare? Quante volte vi siete sentiti dire “no, per una cifra così bassa a me non conviene accettare il Pos”? Quante volte avete letto l’avviso “qui solo contanti”? Per non parlare di quelle in cui siete dovuti andare a piedi perché il tassista non accettava pagamenti con carta. O avete rinunciato a comprarvi il panino o a qualsiasi spesa di tutti i giorni. In Italia, soprattutto nei piccoli paesi, quella del Pos è una “vita” abbastanza difficile. Secondo uno studio di Banca d’Italia la media dei pagamenti elettronici in Italia è di 74 all’anno, contro i 194 annui dell’Eurozona.
Pos – Giovani sì, commercianti “ni”
Trovare un negozio senza Pos può sembrare improbabile nel 2023. E invece, non è poi così improbabile. Anzi, secondo una stima del Codacons “circa il 20% tra commercianti e artigiani non consente i pagamenti con carte, spesso ricorrendo alla scusa del Pos fuori uso o di problemi di connessione del terminale. Percentuale che è più elevata al Sud Italia e presso la categoria dei professionisti”. Il problema, insomma, c’è e appare ancora più anacronistico se confrontato con il fatto che tra le giovani generazioni e i più abituati alla tecnologia, si sta diffondendo sempre di più l’uso delle applicazioni installate su smartphone e tablet per effettuare i pagamenti digitali. Da un’indagine dell’Osservatorio sulle Giovani Generazioni di Flowe emerge che i ragazzi tra i 16 e i 18 anni ha già dimestichezza con e-commerce e pagamenti elettronici. Nonostante questa tendenza, molti negozianti e professionisti stentano ancora ad usarlo. Ma perché? Prima di rispondere è opportuno conoscere la storia di questo dispositivo e capire anche perché per mesi ha occupato ampio spazio nella discussione politica.
Pos – Quando è stato introdotto
In inglese è chiamato Point of sale, “punto di vendita”, ma tutti lo conoscono con l’acronimo Pos. Un dispositivo elettronico che consente di fare pagamenti con moneta elettronica, ovvero con carte di credito, di debito o prepagate. In Italia la norma che introduce l’obbligo di mettere a disposizione dei clienti il Pos risale al 2012, anno in cui il governo era guidato da Mario Monti. Bisogna però aspettare il 2014 per la sua entrata in vigore. Quindi, dal 30 giugno 2014 l’esercente, su richiesta del cliente, è tenuto ad accettare pagamenti con carte di credito.
Pos – Limiti e modifiche all’uso del Pos
Questo onere, però, ha subito limitazioni e modifiche. Inizialmente l’imposizione del pagamento con Pos scattava per i pagamenti sopra i 30 euro. Con l’entrata in vigore della Legge di Stabilità 2016, il limite dei 30 euro è stato ridotto a 5 euro, soglia al di sopra della quale si ha diritto a pagare con la moneta elettronica. Un anno dopo, in recepimento di una direttiva europea, il governo ha introdotto ulteriori e diverse novità, come la riduzione delle commissioni. Ma le sanzioni, per rifiuto o non disponibilità del servizio, non sono mai state introdotte. Nel 2018 il Consiglio di Stato boccia definitivamente la legge sulle sanzioni per mancata disponibilità del Pos. Pertanto, pur esistendo di fatto dal 2014 l’obbligo normativo a dotarsi di Pos, l’assenza di sanzioni ha reso la norma puramente teorica per coloro che, per vari motivi, non vogliono offrire questo servizio ai clienti. Dato che esiste un obbligo di legge a dotarsi di Pos, l’assenza o il non funzionamento del dispositivo è un problema totalmente a carico dell’esercente, artigiano o libero professionista: il cliente, pur mantenendo un debito nei confronti del cessionario, può rifiutarsi legittimamente di pagare in contanti immediatamente. Per la medesima ragione anche cartelli che informano di non accettare pagamenti tramite carta di credito e/o di debito (o li limitano sino ad un determinato importo) sono illegittimi. Al di là dell’assenza di sanzioni, si può comunque segnalare il mancato rispetto dell’obbligo agli organi preposti nonché al circuito cui aderisce l’esercente. Tutto questo fino al giugno scorso.
Pos – Cosa è successo nel 2022: le sanzioni
A 8 anni dall’introduzione dell’obbligo effettivo di Pos, dal 30 giugno 2022 sono in vigore le sanzioni per gli esercenti che non rispettano la legge, non facendo pagare il cliente con la moneta elettronica. Per far scattare la sanzione, però, è il cliente che deve segnalare alla Guardia di Finanza, all’Agenzia delle Entrate nonché ad altri ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria il problema. Questo provvedimento ha permesso di eliminare la storica contraddizione: l’esistenza di un obbligo normativo privo di sanzione. La sanzione, che di 30 euro più il 4% del valore della transazione, riguarda tutti coloro i quali hanno a che fare con i consumatori, indipendentemente dalla categoria. Dunque non esiste un importo minimo sotto il quale è possibile rifiutare il pagamento elettronico. Anche se, con il nuovo governo l’idea era quella di inserirlo. Idea che però è naufragata. Capiamo come e perché.
Pos – Dicembre 2022: la Legge di Bilancio e il caos dei limiti
Il governo annuncia di voler aumentare a 60 euro il limite entro cui un esercente può rifiutarsi di accettare pagamenti con il Pos. Quindi le multe sarebbero previste solo per chi rifiuta pagamenti sopra i 60 euro. Inizialmente l’aumento della soglia minima di pagamento per accettare il Pos è stato previsto nella Legge di Bilancio con l’idea di agevolare i commercianti, permettendo loro di ammortizzare i costi delle commissioni con una spesa consona da parte dei clienti. Questa iniziativa avrebbe tuttavia portato a differenti svantaggi, in particolar modo per i consumatori, oltre a porsi nettamente in contrasto con l’obiettivo dei limiti al contante.
Pos – L’intervento dell’Europa
La Commissione europea, infatti, blocca immediatamente l’iniziativa del governo sottolineando che l’obbligo è utile nella lotta all’evasione fiscale e che il Pos obbligatorio era uno degli impegni presi con il Pnrr. Così l’esecutivo studia l’ipotesi di abbassare a 30 euro la soglia per l’utilizzo del Pos. Un tentativo però andato a vuoto. Siccome la decisione del governo italiano non può prescindere dal parere dell’Ue, dopo i rilievi di Bruxelles sulla legge di bilancio, si arriva alla conclusione: via la norma sul Pos.
Pos – La retromarcia dell’esecutivo e l’attuale normativa
Un emendamento alla manovra, all’esame della commissione Bilancio della Camera, certifica il dietrofront del governo: via l’articolo che prevede lo stop alle sanzioni per gli esercenti che si rifiutano di accettare i pagamenti con il bancomat o la carta di credito sotto i 60 euro. Un’inversione di marcia che prende atto della necessità di rispettare gli impegni presi con l’Europa perché le multe, senza soglie, erano un obiettivo traguardato da Mario Draghi, uno di quelli a cui la Commissione europea ha legato il via libera all’erogazione dei fondi del Pnrr. Una misura ritenuta cruciale per gli impegni che l’Italia deve conseguire sul fronte del contrasto all’evasione fiscale. Confermate dunque le multe per i commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat. Questo significa che esercenti e professionisti saranno sempre costretti ad accettare i pagamenti con carta e bancomat, per qualsiasi importo.
Pos – Il nodo commissioni e la proposta del governo
Il governo, però, pensa a una soluzione per mitigare i costi delle commissioni a carico gli esercenti In questo mese – infatti – si aprirà un confronto con operatori e banche per capire come tagliarle. L’idea dell’esecutivo è quella di creare un sistema di rimborsi sulle commissioni, anche se per il momento non si parla di cifre rassicuranti per la collettività.