Il meccanismo dietro alle elezioni che stabiliranno i nuovi (o vecchi) equilibri globali
Ogni quattro anni la stessa storia. Al termine del mandato di un quadriennio per la presidenza degli Stati Uniti, il focus geopolitico mondiale si concentra sempre lì, per capire chi sarà a decidere le sorti del Paese che, più di ogni altro, ha condizionato (e condiziona) l’equilibro dell’intero pianeta, con le sue ingerenze, le sue alleanze, le sue inimicizie, i suoi interessi.
La scelta si è ridotta, come accade quasi sempre, a due soli candidati: da una parte Donald Trump, repubblicano che ha già governato gli USA prima dell’attuale Presidente Joe Biden, dall’altra Kamala Harris, che dopo il passo indietro di quest’ultimo tra le file dei democratici ne ha raccolto l’eredità, proponendosi di diventare la prima donna della storia a guidare il Paese.
Repubblica presidenziale federale
Come anticipato, gli Stati Uniti sono una repubblica presidenziale di tipo federale. Il potere è suddiviso tra Presidente (Esecutivo), Congresso (Legislativo) e Corti giudiziarie federali (Giudiziario). Sebbene il governo federale abbia lo scopo di coordinare i 50 Stati che compongono la nazione, ciascuno di questi gode comunque di un’ampia indipendenza che gli consente di legiferare liberamente in gran parte dei settori della vita pubblica (tra cui, tanto per fare qualche esempio, aborto, porto d’armi, legalizzazione delle droghe leggere o pena di morte).
Il rapporto tra singoli Stati e governo federale è regolato dalla Corte Suprema. Ogni Stato, inoltre, è rappresentato in numero proporzionato alla propria popolazione al Congresso.
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO, CLICCA QUI SOTTO