Per reintrodurre una specie estinta in Europa oltre 300 anni fa, l’uomo la sta accompagnando nella sua rotta migratoria
Corpo nero, ali ampie. A prima vista potrebbe sembrare una sorta di corvo, ma vedendolo da più vicino si capisce immediatamente che si tratta di un animale molto diverso. Le piume iridescenti gli permettono di assumere un aspetto quasi magico e la sua testa nuda, con piume che puntano dritte verso l’aria, in stile moicano, lo rendono diverso da qualsiasi altro uccello.
Per chi non lo conoscesse, l’ibis è un uccello particolare, con zampe alte e becco lungo e ricurvo, utilizzato per esplorare il fango al fine di procurarsi il cibo. Gli antichi egizi addirittura ne veneravano la variante “eremita settentrionale”, considerandola una divinità dell’aldilà, tant’è che lo si può trovare in numerosi geroglifici risalenti a migliaia di anni fa.
L’ibis eremita e il suo volo per la sopravvivenza
Al momento ne esistono 30 specie, tutte aeree, che vivono per lo più una vita monogama. La maggior parte di queste si trova in habitat terrestri e di acqua dolce, mentre una residua comunità si è adattata sia agli habitat terrestri che a quelli di acqua dolce.
Anche loro, purtroppo, stanno facendo i conti con il rischio estinzione, a causa della caccia nei loro confronti, del disboscamento e della raccolta di piante terrestri. Pure il degrado del loro habitat naturale, dovuto a pratiche agricole – come l’agricoltura itinerante, su piccola scala e agroindustriale – e l’allevamento di bestiame stanno contribuendo in modo significativo a questa situazione.
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCA QUI DI SEGUITO