Caccia ai cervi in Abruzzo: paghi, uccidi

La scelta di concedere l’autorizzazione alla caccia ai cervi, simbolo della fauna appenninica, ha creato un’aspra polemica tra le istituzioni

A quanto pare è servita a poco la petizione per fermare la delibera approvata dalla giunta della regione Abruzzo. Il Presidente della Regione, Marco Marsilio, ha deciso di limitare la vita di uno degli animali icona del paesaggio appenninico, approvando un piano che, già a partire dagli ultimi mesi del 2024, consentirà ai cacciatori – in due aree specifiche della provincia aquilana – di uccidere 469 cervi.

La motivazione fornita è che gli esemplari, negli ultimi anni, sono diventati troppo numerosi e rappresentano un rischio non solo per il traffico, ma anche e soprattutto per le colture del territorio. Nel testo, che ha avuto il via libera dalla giunta di centrodestra l’8 agosto, si legge che a seguito di un monitoraggio eseguito nei primi mesi del 2024 si è evidenziata “la presenza di un numero di capi più del doppio rispetto a quello del 2018, in termini assoluti” e che ciò sta provocando “impatti causati alle attività antropiche, in termini di danni alle colture e incidenti stradali per collisione da parte di cervidi con veicoli“.

Abruzzo, è caccia ai cervi
In Abruzzo è aperta la caccia ai cervi – ilMillimetro.it

Secondo la Regione, dal 2019 al 2023, la popolazione di cervi ha causato finora danni pari a 895.340 euro. A questa cifra andranno aggiunti quelli dell’anno in corso che, secondo le previsioni, porteranno la somma totale oltre il milione di euro. È stato così stabilito che il prelievo degli esemplari, ovvero il loro abbattimento, sarà consentito da cacciatori abilitati al fine di «gestire gli animali presenti entro livelli compatibili di equilibrio con le altre componenti biologiche ed antropiche». 

Negli ultimi giorni hanno fatto poi molto discutere alcuni dettagli della delibera e in particolare il tariffario, secondo cui all’apertura della stagione di caccia, il 14 ottobre, chi imbraccerà il fucile dovrà versare una quota che va dai 50 ai 600 euro per ogni singolo animale ucciso. I cacciatori assegnatari dei capi da uccidere dovranno versare un contributo economico – chiamato premio – all’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) di riferimento.

Le tariffe, specificate nel disciplinare, cambiano in base all’età e al sesso degli animali abbattuti e alla provenienza del cacciatore: 50 euro per chi punta ai piccoli di età inferiore ai 12 mesi, 100 euro per le femmine giovani e adulte, 250 euro per i maschi. Nel caso in cui il cacciatore provenga da una località al di fuori dell’Abruzzo, il costo del colpo può arrivare fino a 600 euro. Infine, per un esemplare di maschio adulto da trofeo, il prezzo verrà stabilito attraverso esperto di trofeistica abilitato individuato dall’ATC.

Le polemiche degli ambientalisti e delle opposizioni

Contro la scelta della giunta del presidente Marsilio si è immediatamente attivato il Wwf, che mobilitando migliaia e migliaia di persone ha avviato una petizione online che in soli 5 giorni ha raccolto quasi 70mila adesioni. Il Presidente del Wwf Italia, Luciano di Tizio, ha definito la delibera come un “provvedimento suicida”.

Ambientalisti in rivolta per la protezione dei cervi
I cervi in Abruzzo in serio pericolo – ilMillimetro.it

Chiediamo alla Regione Abruzzo di revocare la delibera, di abbandonare l’idea del prelievo selettivo al Cervo e di aprire un tavolo di confronto che porti a valutare e intraprendere altre soluzioni per limitare i danni all’agricoltura e il rischio da impatto con autoveicoli”, si legge sul portale dell’organizzazione dove, dal 18 agosto, è stata pubblicata la petizione cui hanno aderito anche altre importanti associazioni come CAI Abruzzo, Pronatura L’Aquila, Italia Nostra Abruzzo e Appennino Ecosistema.

Il Wwf ha giustamente sottolineato quanto sia “inaccettabile considerare la fauna una fonte di arricchimento degli stessi organismi che organizzano i prelievi”. Uno degli elementi di maggiore perplessità alla base della decisione presa da Marsilio è la densità dei cervi. Secondo quanto analizzato dall’Ispra, l’istituto deputato a rilasciare i pareri per gli interventi sulla fauna a livello nazionale, il valore soglia per autorizzare la caccia di selezione è di 2 capi per chilometro quadrato.

Le aree dell’Abruzzo aquilano che saranno interessate dal prelievo venatorio hanno rispettivamente valori di 2,58 capi/km2 e 2,39 capi/km2, dunque valori di pochissimo superiori alla soglia. La proposta del Wwf e delle altre associazioni ambientaliste è quindi quella di aprire un tavolo di confronto con le istituzioni che porti a valutare e intraprendere altre soluzioni per limitare i danni all’agricoltura e il rischio da impatto con autoveicoli.

La risposta politica

C’è poi il fronte politico. Altri soggetti, come esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle si sono uniti alle lamentele del Wwf. I dem, tramite il segretario regionale Daniele Marinelli, hanno parlato discelta violenta, sbagliata e inutile, figlia di una visione arcaica e predatoria“. Il capogruppo consiliare Alleanza verdi e sinistra Alessio Monaco, invece, ha condannato quella che ha definito “azione di sterminio“; mentre il Movimento 5 Stelle ha definito la delibera “solo l’ultimo delirio di una classe politica regionale palesemente inadeguata“.

Le reazioni della politica sulla caccia ai cervi
Anche i cervi più piccoli fanno parte del tarrifario – ilMillimetro.it

Inaspettata è stata la reazione di Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, che si è detto “fermamente contrario” all’abbattimento dei quasi 500 esemplari di cervo, “una specie che come l’orso marsicano è diventata un simbolo della nostra regione, amata e rispettata da cittadini e turisti. Intendo valutare ogni possibile alternativa a un abbattimento così massiccio“. 

Tra le critiche più propositive c’è quella di Gianni Chiacchia, vicesindaco del comune abruzzese di Scafa, che ha lanciato una proposta: realizzare all’interno del parco del Lavino, in provincia di Pescara, un’area protetta dove tenere i cervi e permettere agli utenti di visitarli. “In modo particolare proponiamo di realizzare un centro faunistico in un’area a ridosso del parco Lavino, con lo scopo di tutelare e consentire idonee condizioni per la fauna e di accrescere anche l’attrattiva turistica e naturalistica di una destinazione che sta acquisendo un interesse sempre maggiore sia per le sue bellezze che per lo sviluppo delle attività offerte ai visitatori. Siamo convinti che il centro faunistico del Lavino potrà offrire ai visitatori del parco la possibilità di osservare da vicino il cervo, che è divenuto un simbolo della nostra regione, in condizioni di rispetto delle esigenze di tutela dell’animale”, si legge nella lettera del vicesindaco.

Giorno dopo giorno il dissenso ha coinvolto sempre più soggetti, dalla politica allo spettacolo. Anche Riccardo Milani, regista del film di successo Un mondo a parte, girato proprio in Abruzzo, ha espresso il proprio disappunto e la propria preoccupazione. “La percezione netta – dice Milani – è che la questione dell’abbattimento di circa 500 cervi non riguardi solo le associazioni ambientaliste e animaliste, ma direttamente la gente d’Abruzzo, terra con una storia centenaria di tutela ambientale e faunistica. E che rischi di diventare un provvedimento largamente impopolare sia nel panorama abruzzese che su quello nazionale, creando un grave danno d’immagine, e quindi economico, proprio per la Regione Abruzzo“.

La mobilitazione e la sensibilizzazione sul fenomeno ha sicuramente un peso e un potenziale importante. A quanto pare, tuttavia, la giunta non è disposta a trovare soluzioni alternative e già a partire da agosto i cacciatori locali inizieranno a versare il contributo economico e ad abbattere gli animali. A risentirne sarà l’intero ecosistema dell’Appennino centrale, il patrimonio storico e naturalistico della regione ma anche le comunità del territorio.

A Villetta Barrea per esempio – nella provincia dell’Aquila – proprio nelle settimane tra agosto e settembre arrivano solitamente una grande quantità di turisti, appassionati e fotografi per osservare i combattimenti e le relazioni amorose di questi incredibili animali. Proprio in questi ultimi giorni gli ambientalisti di alcune associazioni hanno scritto una lettera alla Regione annunciando, tra le altre cose, che daranno battaglia legale in tutte le sedi preposte affinché la giunta regionale torni sui suoi passi. La speranza è che l’unione faccia la forza e, anche grazie alla voce dei cittadini, la giunta accetti la possibilità di trovare soluzioni alternative che evitino una tale crudeltà. 

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