Li abbiamo visti bloccare il traffico sul Grande Raccordo Anulare di Roma, ma anche a Milano e Padova; hanno dichiarato lo sciopero della fame davanti Palazzo Montecitorio, sede del Parlamento italiano e, tra tutte le azioni, si sono incollati al vetro e alla cornice dell’opera cinquecentesca La Tempesta di Giorgione, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Sono le e gli esponenti di Ultima Generazione, che agiscono in modo provocatorio in difesa dell’ambiente e del nostro pianeta. Non ci resta che capire due cose: chi sono? Perché lo fanno? Ultima Generazione è una campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta che dal 2021 unisce semplici cittadine e cittadini preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo di noi. Eh sì, perché le scelte che l’umanità (non) sta prendendo ora, delineeranno un futuro dal quale non sarà possibile tornare indietro. Siamo l’Ultima Generazione in grado di fare qualcosa. Si presentano così, un gruppo di ragazzi giovani, giovanissimi, che non a caso decide di chiamarsi Ultima Generazione. Michele Giuli, membro di questa associazione e protagonista dell’intervista, spiega a il Millimetro il perché.
Cosa c’è dietro al nome “Ultima Generazione”?
“La nostra generazione è l’ultima che può evitare il collasso della società, la potenziale estinzione umana, dovuta a una catastrofe ecologica. L’ha detto il Papa ai giovani cattolici: “Siete l’ultima generazione che può salvare la terra”. Se non rallentiamo drasticamente le emissioni e la distruzione degli ecosistemi, prestissimo ci ritroveremo a gestire una situazione impossibile. Il nuovo report delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) prevede che, nell’Europa meridionale, oltre 120 milioni di persone saranno colpite da siccità estrema. Al momento, circa un quinto dell’Italia è a rischio di desertificazione e la produzione agricola italiana attuale è devastata da eventi climatici estremi che nel solo 2021 hanno causato oltre 2 miliardi di euro di danni economici. Siamo l’Ultima Generazione del mondo vecchio, ma siamo anche la prima generazione del mondo nuovo che creerà una nuova società dalle rovine di questo mondo moralmente in bancarotta”.
Avete avuto dei confronti istituzionali? Cosa sperate di ottenere?
“Abbiamo incontrato Roberto Cingolani, il ministro della transizione ecologica, per un confronto, e ci ha affermato che il target di decarbonizzazione concordato a livello internazionale è insufficiente. Questa risposta dovrebbe bastare per correre ai ripari e prendersi a fondo le proprie responsabilità nell’azzerare le emissioni italiane entro il 2030. Lo stesso ministro Cingolani nel 2021 aveva promesso di arrivare entro il 2030 a produrre il 72% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili: questo richiederebbe l’installazione di almeno 8 GW di rinnovabili all’anno, ma l’anno scorso ne sono state installate un decimo e non ci sono segni di accelerazione. Ci ritroviamo con sempre più persone da nutrire e un calo di risorse a nostra disposizione. Il collasso è ora, non nel 2050. L’incompetenza dei governi nel tracciare un sentiero a lungo termine per l’Italia e per l’Europa ha ritardato la presa di coscienza e l’avviamento di un percorso per rendere questo paese autonomo, sostenibile e vivibile per tutti. Il governo deve sentirci, deve ascoltare la voglia di vivere dei cittadini italiani. Siamo l’Ultima Generazione che può cambiare le sorti di questa nazione”.
La vostra azione più significativa e perché?
“L’azione dei membri di Ultima Generazione, incollati al vetro che protegge la Venere di Botticelli, agli Uffizi di Firenze, ha avuto un enorme impatto mediatico. La notizia era ovunque, addirittura sui quotidiani indiani. Quello che ha detto Fabio Deotto, scrittore e giornalista, riguardo le azioni di disturbo nei musei, è la cosa più illuminante che abbia sentito”.
Come pensate di convincere la popolazione con le vostre azioni?
“La maggior parte delle migliori campagne di resistenza civile nella storia hanno prodotto disturbo su larga scala per costringere l’opinione pubblica a parlare di loro e della loro causa. Questo produce milioni di conversazioni in cui la gente non dice niente di particolarmente profondo. Si può riassumere così: “Questi disturbatori sono degli stronzi, li odio, ma hanno ragione, le loro richieste sono giuste“. Oppure: “Concordo con la causa, non con il metodo“. E la qualità di quello che viene detto non conta nulla perché nel frattempo hai portato una vasta parte della popolazione a parlare di crisi climatica un giorno in più di quello che avrebbero fatto nella propria vita. Così è come cambia l’opinione pubblica su larga scala”.
State lanciando un allarme, non una ricerca di consensi, avete già ottenuto dei risultati?
“Le rinnovabili porterebbero bollette molto più basse e creerebbero moltissimi posti di lavoro. Recentemente, Il MITE, Ministero della Transizione Ecologica, ha sbloccato più di 11,5 GW di rinnovabili. É il più grande sblocco di rinnovabili in anni. Inoltre, con una manciata di persone, siamo il movimento italiano con più attenzione mediatica. Funziona. Soltanto chi non analizza le cose in maniera empirica, perché non vuole ammetterlo, lo nega”.
Noam Chomsky e Adam McKay sono tra i principali personaggi noti a supportare economicamente A22, la rete di organizzazioni di resistenza civile di cui fa parte Ultima Generazione. In Italia è dalla vostra parte l’ex Ministro dell’Educazione Fioramonti, la sindaca di Assisi Luca Mercalli, l’ex-revisore dell’IPCC Stefania Proietti e la direttrice delle Gallerie Estensi Martina Bagnoli. La portavoce di Europa Verde Eleonora Evi ha sottoscritto un accordo per usare le vostre richieste come disegno di legge.
“Più andremo avanti e più persone influenti porteranno supporto, contribuendo a cambiare l’opinione pubblica e rendendo sempre più accettabili e praticate le nostre tattiche. Non credo che nessuno fraintenda davvero le nostre azioni. Il nostro scopo è fare scandalo. I media mainstream che pensano di seppellirci distorcendo la comunicazione (dicendo che abbiamo danneggiato opere d’arte, cosa non vera) non capiscono che sono impotenti perché non ci fermeremo. Sappiamo di avere ragione e non cambieremo metodi per piacere alla stampa. Parlano male? L’importante è che parlino perché a furia di parlarne contribuiranno a cambiare l’opinione pubblica. Stiamo utilizzando i media mainstream per avviare la più grande conversazione sul collasso climatico che ci sia mai stata in Italia. Ci stiamo riuscendo”.