Non basta spronare la crescita del numero su strada per favorire un cambio di rotta delle abitudini delle persone. Occorre preparare il terreno affinché ciò avvenga
Claudio Mancini, un cittadino romano e insegnante di lingua inglese, ha iniziato a usare la bicicletta come mezzo di trasporto circa vent’anni fa. Racconta che, inizialmente, per lui la bici equivaleva a ritagliarsi momenti di divertimento, sport e passeggiate. Poi però, a forza di salirci sopra, muoversi tra le strade e raggiungere posti sempre più distanti, ha capito che forse, in fondo, non sarebbe stata una cattiva idea usarla sempre, ogni giorno per ogni singolo spostamento. «Nel periodo universitario è arrivata anche la fase dei viaggi, quindi quella con le borse in spalla e la tenda. E poi ho capito che, in assenza di macchine proprie da chiedere ai genitori o di un motorino, la bici era una validissima alternativa ai mezzi pubblici».
Ci ricordiamo tutti quanto, durante il periodo della pandemia e quello poco a seguire, la vendita delle biciclette in Italia abbia raggiunto livelli altissimi. La paura del contagio del COVID-19 e la seguente pratica del distanziamento fisico, oltre a una ritrovata voglia di vivere gli spazi esterni – per quasi due anni pressoché vietati e poi gradualmente concessi –, hanno incrementato il desiderio di girare le città in maniera diversa rispetto all’uso del mezzo privato come automobile, moto o di qualsiasi altro mezzo pubblico. Sulla scia di questo, nonché su quella degli incentivi – sia europei che nazionali – finalizzati a ridurre l’inquinamento atmosferico anche attraverso un maggior impiego di mezzi di trasporto sostenibili, la bicicletta è diventata sempre più di uso comune, per via del suo impatto zero sull’ambiente.
I piani internazionali ed europei per un mondo sostenibile
Va detto, però, che non basta solo spronare la crescita del numero delle bici su strada per favorire un cambio di rotta delle abitudini di spostamento delle persone. Occorre, prima di tutto, preparare il terreno affinché ciò avvenga. Predisporre, dunque, le condizioni giuste per poterlo fare. Di fatto servono le infrastrutture e un rinnovamento delle reti di collegamento stradale nelle città, rendendole a misura di bici.
Lo spostamento in bicicletta rientra nel più ampio concetto di mobilità sostenibile che – nella definizione riportata nella strategia europea in materia di sviluppo sostenibile, approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo – ha l’obiettivo di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzando contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente.
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