Le intercettazioni del padre di Turetta

“Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza”

Le parole di Filippo Turetta riportate dai media hanno generato indignazione generale da parte dell’opinione pubblica che si è scagliata contro il tentativo, durante un colloquio in carcere con il figlio, di alleggerire il bagaglio di colpe dell’assassino di Giulia Cecchettin. Per quanto accompagnate da un sentimento di indissolubile vicinanza ad un figlio dal destino compromesso a causa di una violenza inaudita, non esiste giustificazione abbastanza solida da render meno grave la vicenda.

Le intercettazioni del padre di Turetta
L’arresto di Filippo Turetta (foto LaPresse) – ilMillimetro.it

Dichiarazioni come quelle di Turetta padre sono figlie di una deresponsabilizzazione e benaltrismo tipiche di una società fortemente influenzata dalla mascolinità tossica e dai principi del patriarcato. “Può sempre esserci qualcosa di peggio” è una frase escamotage che permette a tutti, senza passare dal via, di divincolarsi dalle proprie responsabilità e ridimensionare la gravità delle proprie azioni. Da qui si riparte con i cavalli di battaglia che il più delle volte si ripresentano nei commenti delle maggiori testate giornalistiche online come “Certo lei poteva evitare di vestirsi succinta”, “Cose come questa sono all’ordine del giorno” e così via. Una placida rassegnazione di fronte alle atrocità a cui ci si è lentamente abituati. Essere genitore di un figlio che commette una simile violenza non è una cosa facile da comprendere A nulla sono servite le scuse del padre di Turetta, «Chiedo scusa, erano solo tante fesserie – ha spiegato – Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale». E ancora: «Ho fatto quelle affermazioni solo perché temevo Filippo si suicidasse. Sto malissimo e non mi do pace, era un momento di disperazione».

Comprendere la paura di un genitore che il figlio, che seppur colpevole di una grave atrocità sempre figlio rimane, avesse potuto far presagire l’idea di compiere l’estremo gesto è assurdamente complicato e terrificante. Ciò non concede nessuna giustificazione alle parole di Turetta senior ma ne conferisce una corretta contestualizzazione. Volontà di analizzare in maniera contestualizzata e trasparente che è mancata ai media e a chi ha permesso che queste intercettazioni diventassero di dominio pubblico senza il minimo scrupolo. Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per le indagini ma che agiscono in un campo di utilizzo ben specifico e delineato dalle normative, avulso da ogni ricerca di mediaticità della notizia. Il codice della privacy permette ad un giornalista la condivisione di dati personali senza il consenso del diretto interessato qualora vengano riportati dati oggettivi, sia raccontata una notizia e venga rispettato l’interesse pubblico. Quest’ultimo punto è proprio il focus di tutta la questione in quanto lo straziante dolore di un padre alle prese con un figlio con alle spalle un fardello così grande è stato spettacolarizzato per mero interesse di ritorno d’interazioni.

Le dichiarazioni danno luogo, ove ve ne sia volontà, a riflessioni in merito al maschilismo tossico che pervade il Paese e coinvolge centinaia di femminicidi ogni anno ma soprattutto a migliaia di commenti ricolmi d’odio senza che questo porti effettivamente a qualcosa. Cosa che l’odio, specialmente nei social, non ha mai fatto. Questo principio per il quale, ripagare con la stessa moneta o comunque abbassarsi al livello dell’incriminato sia legittimo è deviante oltre che pericoloso. In questo caso in particolare poi, ad essere colpito dalla mancanza di tutele è un privato cittadino innocente con l’unica colpa di esser genitore. La legge morale, la giustizia fai da te e la gogna mediatica non fanno parte dello Stato di Diritto al quale apparteniamo e dal quale abbiamo l’onere di non allontanarci mai. Soprattutto quando l’emotività della cronaca e dei crimini commessi potrebbe spingerci a ragionare di pancia, innescando un sistema a catena pericolosissimo per la giustizia della nazione.

(Edoardo Galassi)

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