La guerra del futuro è sottacqua

La battaglia per l’energia rinnovabile parte dagli Stati Uniti, arriva in Gran Bretagna e finisce direttamente nei fondali marini: l’interconnettore NATO-L può salvare il pianeta

C’è una guerra, di cui nessuno parla, che si sta giocando sottotraccia. Anzi, in fondo al mare. O meglio ancora, è un conflitto che si disputerà tra qualche anno e riguarda la battaglia energetica che il mondo si troverà costretto ad affrontare per via del cambiamento climatico. In America, ad esempio, quando i newyorkesi prendono il loro caffè mattutino, la rete elettrica ha bisogno di una spinta, un aiuto necessario e sollecitato da una grossa fetta di energia generata dal gas naturale che riscalda il pianeta.

Non a caso, negli ultimi anni l’amministrazione Biden ha tentato in tutti i modi di rendere più verdi gli Stati Uniti e rallentare di conseguenza il surriscaldamento globale, affrontando la mancanza di sole e vento necessari su cui fare affidamento. Nemmeno la tecnologia per immagazzinare energia rinnovabile si è rivelata vincente. E allora la soluzione pare stia arrivando da un gruppo di imprenditori lontani almeno 3000 miglia, residenti nella grigia e piovosa Gran Bretagna.

Presto un nuovo progetto potrebbe rivoluzionare il mondo geopolitico
La guerra per l’energia rinnovabile si disputa sottacqua – ilMillimetro.it

Il progetto è tanto immenso quanto ambizioso, la società infatti vorrebbe costruire il più grande interconnettore energetico sottomarino al mondo tra continenti, collegando Europa e Nord America con tre coppie di cavi ad alta tensione. I cavi si estenderebbero per oltre 2000 miglia attraverso l’intero fondale dell’Oceano Atlantico per incastrare tra loro luoghi come l’ovest del Regno Unito con il Canada orientale e potenzialmente New York con la Francia occidentale.

L’interconnettore, a sua volta, invierebbe energia rinnovabile sia verso est che verso ovest, sfruttando il percorso diurno del sole nel cielo: “Quando è allo zenit – ha affermato Simon Ludlam, fondatore e CEO di Etchea Energy – probabilmente abbiamo più energia in Europa di quanta ne possiamo realmente usare. Stesso discorso per il vento. È proprio questo il momento storico giusto per inviarla nella costa orientale degli Stati Uniti”.

Le proposte del mondo

L’interconnettore transatlantico è ancora una proposta, ma fitte reti di cavi di energia verde stanno iniziando a estendersi sui fondali marini di tutto il mondo. Rapidamente, infatti, potrebbero diventare parte di una soluzione climatica globale, trasmettendo grandi quantità di energia rinnovabile a Paesi che stanno lottando da soli nella transizione green. In realtà, però, non è solo un beneficio per il clima, questa nuova idea sta forgiando anche diverse relazioni geopolitiche, rimodellando la mappa e spostando alcune guerre energetiche in fondo all’Oceano.

La guerra sottacqua può salvare il mondo e creare nuove alleanze
L’obiettivo rimane l’annientamento dei combustibili fossili – ilMillimetro.it

La necessità di decarbonizzare non è mai stata così urgente, in questo decennio una parte di mondo ha deciso di liberarsi definitivamente dei combustibili fossili e di dimezzare all’incirca le sue emissioni di carbonio per limitare il cambiamento climatico. E proprio per questo motivo, i cavi sottomarini potrebbero rivelarsi uno strumento cruciale per accelerare l’adozione di energia rinnovabile e risolvere all’80% il problema. L’ostacolo principale è come sempre di natura politica, non tutti i Paesi infatti sono allineati sui diversi obiettivi ambientali stabiliti con l’Accordo di Parigi. I cavi energetici viaggerebbero proprio attraverso più nazioni europee, la maggior parte vicine e alleate tra loro. Il Regno Unito, ad esempio, dove lo spazio terrestre per le centrali elettriche è già limitato, è collegato nei fondali con Belgio, Norvegia, Paesi Bassi e Danimarca. E, di recente, ha sottoscritto un’intesa solare ed eolica con il Marocco per sfruttare le numerose ore di luce del Paese e i forti venti alisei che attraversano l’equatore.

Proposte del genere stanno spuntando in tutto il mondo: un progetto chiamato Sun Cable sta cercando di inviare energia solare dalla soleggiata Australia, dove la terra è abbondante, al sud-est asiatico di Singapore, anch’esso ricco di luce naturale ma con molto poco spazio per le fattorie solari. L’India e l’Arabia Saudita, invece, hanno in programma di collegare le rispettive reti elettriche attraverso il Mar Arabico, un piano prettamente economico per connettere Asia, Medio Oriente ed Europa. Inoltre, i cavi Europa-USA potrebbero inviare 6 gigawatt di energia in tutte le direzioni alla velocità della luce: ovvero, l’equivalente di ciò che sei grandi centrali nucleari possono generare quasi in tempo reale.

Aggressione russa in mare aperto

Siamo ovviamente alle fasi iniziali della realizzazione dell’interconnettore transatlantico, nella migliore delle ipotesi potrebbe essere costruito entro il 2035. Servirà però un accordo totale tra tutti i Paesi, un’intesa che possa soddisfare chiunque e rendere più agevole il sistema politico che nell’ultimo periodo ha vacillato a dismisura. Il trio di imprenditori che c’è dietro a questo megaprogetto è ottimista sul fatto di trovare sostenitori, non solo per salvare il pianeta, ma anche per contrastare la Russia nelle guerre energetiche globali e combattere la Cina nel predominio della tecnologia per l’energia pulita.

Putin ha già lanciato diverse provocazioni via mare
Atti provocatori della Russia in mare aperto – ilMillimetro.it

La speranza è che l’interconnettore abbia subito esiti positivi per la sicurezza globale: questi cavi costringeranno le nazioni a riflettere attentamente su chi dovrebbero essere i loro alleati, in un mondo geopolitico che sta cambiando in fretta. Ma, soprattutto, aiuteranno a decidere con cognizione di causa prima di entrare in conflitti diplomatici o, peggio ancora, militari. Un esempio lampante riguarda i combustibili fossili: il famoso gasdotto Nordstream 2 dalla Russia alla Germania è stato abbandonato nel 2022, dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina, ed è stato successivamente sabotato in mare. Da quel momento in poi anche le nazioni europee hanno iniziato a condividere più attivamente la loro energia, in parte attraverso reti di cavi sottomarini esistenti per fare meno affidamento sul gas russo.

La Russia, inoltre, ha usato l’oceano per intensificare i suoi attacchi nella zona grigia, atti provocatori che non risultano però paragonabili a un vero conflitto armato, prendendo di mira Europa e Stati Uniti. Un documentario trasmesso lo scorso anno in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia ha riferito che l’esercito di Putin stava conducendo presunte operazioni sottomarine di intelligence attorno ai cavi energetici, nonché ai parchi eolici offshore e ai gasdotti, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico. Le navi del Cremlino, sia militari che civili, stavano tentando di mappare infrastrutture sottomarine critiche, cercando di interrompere l’alimentazione elettrica negli Stati europei.

L’interconnettore NATO-L

L’Atlantico è così profondo che l’interconnettore NATO-L (pare lo si voglia chiamare così) sarebbe ben protetto da qualsiasi tipo di attacco: potrebbe arrivare più in profondità di quanto i sottomarini possano mai fare. Ma i cavi sottomarini sono vulnerabili, come spiegato in precedenza, soprattutto quando salgono in acque meno profonde per tornare sulla terraferma. Un taglio ai cavi delle telecomunicazioni nel Mar Rosso, avvenuto a marzo, ha mostrato quanto possa essere destabilizzante un danno del genere: si stima, infatti, che il 25% del flusso di dati tra Asia ed Europa, in quella circostanza, sia stato interrotto.

L'interconnettore porterà energia alla velocità della luce
I cavi sottomarini sono pronti a cambiare il mondo – ilMillimetro.it

Tale sciagura è stata attribuita agli attacchi dei ribelli Huthi nella zona, sebbene questi ultimi abbiano negato le accuse. Nonostante le preoccupazioni per la sicurezza in mare, le infrastrutture critiche sulla terraferma non sembrano molto più sicure. Le centrali elettriche ucraine, comprese quelle che funzionano con energia idroelettrica, sono state più volte prese di mira dagli attacchi russi. Rimane però il fascino delle offensive in mare, è lì che i rivali europei di Putin stanno rapidamente rafforzando i loro legami e la loro capacità di generare energia verde nazionale. La palla, alla fine, passerà come sempre agli Stati Uniti, le elezioni presidenziali di novembre potrebbero avere conseguenze negative per progetti energetici come NATO-L. Si vedrà, ma non passerà molto tempo, il pianeta non può più aspettare.

Per acquistare l'ultimo numero della nostra rivista clicca qui:

Amen

La guerra e la solitudine di Papa Francesco, tra i pochi a chiedere con forza la pace: ce ne parla Alessandro Di Battista con un commento in apertura. All’interno anche il 2024 in Medio Oriente, la crisi climatica, il dramma dei femminicidi in Italia, la cultura e lo sport. Da non perdere, infine, le rubriche Line-up, Ultima fila e Nel mondo dei libri, realizzate da Alessandro De Dilectis, Marta Zelioli e Cesare Paris.

Ultimi articoli

il Millimetro

Newsletter

Approfondimenti, interviste e inchieste direttamente sulla tua email

Newsletter