Gli spari nella giornata del 13 luglio 2024, l’America rivive all’improvviso una lunga serie di episodi che hanno caratterizzato la sua storia
L’immagine di Donald Trump sanguinante che alza il pugno al cielo mentre viene portato via dalla sicurezza è già entrata nella storia degli Stati Uniti. Sembrava essere un pomeriggio come tanti in America. Donald Trump era sul palco per un comizio elettorale in Pennsylvania in vista delle prossime elezioni e stava parlando a migliaia di presenti, quando in pochi minuti la storia è cambiata: il 13 luglio 2024 è entrato di diritto nella storia degli Stati Uniti.
I video e le immagini di quanto accaduto hanno fatto il giro del mondo: una serie di spari, Trump che si accascia a terra, il Secret Service che irrompe sul palco, le grida dei presenti e attimi di caos e incertezza. Quel che è certo è che qualcuno voleva uccidere Donald Trump e non ci è riuscito solo per pochissimi centimetri, per quel proiettile che ha sibilato nell’orecchio del Tycoon, ferendolo fortunatamente solo in modo lieve.
Un attentato in piena regola che riaccende l’allarme, mai davvero sopito, sul problema delle armi che affligge l’America, che solleva tante domande su come sia stata gestita la sicurezza e che, in ogni caso, rafforza ancor di più l’immagine di Trump, che mentre veniva scortato via dal palco ha mostrato di non cedere neanche di un millimetro agitando il pugno in segno di forza.
Attentato a Trump, chi è Matthew Crooks e il mistero del video social
A sparare, e a uccidere un uomo presente al comizio ferendone altri due in modo grave, è Matthew Crooks, un ventenne originario di Bethel Park, diplomato nel 2022 alla Bethel Park high school. Crooks era registrato come elettore del partito Repubblicano ma poco tempo fa aveva effettuato una donazione di 15 dollari a un gruppo progressista affiliato ai democratici, il “Progressive Turnout Project”. Stando alle prime ricostruzioni, Crooks ha aperto il fuoco con un fucile semiautomatico AR-15, il più utilizzato nelle stragi di massa negli Stati Uniti, esplodendo almeno cinque colpi di cui uno ha colpito Trump all’orecchio. Il ragazzo indossava una maglia di uno dei canali YouTube più popolari dedicati alle armi da fuoco il Demolition Ranch.
L’identità dell’attentatore di Trump è stata confermata dall’FBI, ma più di un dubbio è nato da un video circolato poco dopo l’attentato. “Il mio nome è Thomas Matthew Crooks. Odio i repubblicani, odio Donald Trump. E sai cosa, avete ucciso l’uomo sbagliato”, queste le immagini attribuite appunto a Crooks. Il video però presenta diverse incongruenze che fanno pensare a un fake: la persona che si vede nei frame non sarebbe infatti la stessa che ha provato a uccidere l’ex presidente, ma solo un ragazzo che gli somiglia nei tratti e che ha “approfittato” della circostanza per postare il video sui social.
I dubbi sull’operato del Secret Service
Come sia possibile che un cecchino possa essersi appostato a una così breve distanza dal palco in cui Trump teneva un comizio, è tutto da spiegare e in tanti parlano di una falla nel sistema di sicurezza. Nell’ultimo periodo, come accade quando un candidato si avvicina alla nomination del suo partito e alla convention, la sicurezza viene rafforzata e così è accaduto anche per Trump. Incredibile, quindi, come Crooks sia riuscito ad avvicinarsi a meno di 150 metri dal palco senza che nessuno si sia accorto del pericolo. Prima di un comizio elettorale i controlli da parte delle forze dell’ordine sono serrati: gli agenti scansionano il luogo alla ricerca di bombe o altre minacce, e Trump arriva invariabilmente con un corteo blindato. Non solo, i funzionari delle forze dell’ordine richiedono a tutti i partecipanti di passare attraverso un metal detector prima di entrare, perquisiscono borse e portafogli.
Per questo sembra assurdo che l’attentatore, seppure fuori dal perimetro, sia riuscito a passare inosservato e che, nonostante alcuni testimoni si fossero accorti di quanto stava per accadere, nessuno sia intervenuto se non dopo che gli spari hanno raggiunto il Tycoon e alcuni presenti tra il pubblico. Crooks ha avuto la libertà di sparare almeno cinque colpi da una distanza ravvicinata.
Non solo, anche la protezione di Trump dopo l’attentato è sembrata tutt’altro che efficace. Nelle immagini circolate si vede come il Secret Service faccia da scudo all’ex presidente per portarlo via, ma c’è un momento in cui si vede chiaramente il viso di Trump. Situazione a rischio se ci fossero stati altri attentatori, che a quel punto avrebbero potuto ancora una volta colpire il bersaglio.
Biden condanna l’America: “Non possiamo essere così”
Immediata la reazione del presidente in carica Joe Biden, che ha fermamente condannato l’accaduto: “Ho cercato di entrare in contatto con i medici di Donald e spero di poter parlare presto con lui. Non c’è posto in America per questo tipo di violenza. Ciò che è accaduto è uno dei motivi per cui dobbiamo unire questa nazione. Non possiamo permettere che ciò accada, non possiamo essere così”, queste le parole a cui hanno fatto seguito quelle di tutto il mondo politico internazionale. “I miei pensieri vanno al presidente Donald Trump, vittima di un tentativo di omicidio. Gli invio i miei auguri di pronta guarigione. Uno spettatore è morto, diversi sono rimasti feriti. È una tragedia per le nostre democrazie”.
La Francia condivide lo shock e l’indignazione del popolo americano”, ha scritto il presidente francese Macron. “Sono scioccato dal tentato omicidio dell’ex presidente Trump. Gli auguro una pronta guarigione e i miei pensieri sono per le persone colpite. Condanno questo attacco. La violenza politica non trova posto nelle nostre democrazie. Gli alleati si uniscono per difendere la nostra libertà e i nostri valori”, ha scritto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “L’attentato contro Donald Trump è motivo di grave allarme e forte indignazione. La violenza che, da qualche tempo, ha ripreso a manifestarsi in ambito politico è uno sconcertante sintomo di deterioramento del tessuto civile e del pericoloso rifiuto del confronto, del dialogo, del rispetto della vita democratica”, queste invece le parole del presidente della Repubblica Italiana Mattarella.
Da Lincoln a Kennedy: tutti i precedenti
Quanto accaduto a Donald Trump è solo l’ultimo di una lunga serie di attentati che negli anni hanno colpito i presidenti degli Stati Uniti. Una scia di sangue che inizia nel 1865 con l’uccisione di Abraham Lincoln, freddato con un colpo di pistola esploso da John Wilkes Booth, un attore di teatro molto famoso al tempo, che nutriva sentimenti negativi verso Lincoln per la sua volontà di abolire la schiavitù e per alcune politiche condotte nel suo stato di origine, il Maryland. Nel 1881 a essere colpito fu invece il 20esimo presidente degli Stati Uniti, James Garfield, vittima di un attentato compiuto da un avvocato, Charles J. Guiteau, che sparò al presidente in una stazione ferroviaria. Garfield morì due mesi dopo a causa delle infezioni. Stessa sorte per William McKinley, ucciso il 6 settembre del 1901 da un giovane anarchico di origini polacche, Leon Czolgosz, che gli sparò a bruciapelo centrandolo all’addome al termine di un discorso tenuto alla concert hall Temple of Music di Buffalo.
L’attentato che però cambiò per sempre la storia dell’America è quello di John F. Kennedy, il 22 novembre 1963. A sparare fu Lee Oswald, ex Marine, appostato su un edificio di Dallas mentre il presidente transitava in una limousine scoperta. Nell’attentato rimase ferito anche il governatore del Texas, John Connally, che era accanto al presidente. Tra i tentati assassini rientra anche quello a Gerald Ford compiuto per mano di Lynette Fromme, seguace della setta di Charles Manson, che tentò di uccidere il presidente confondendosi tra la folla dopo essersi vestita da suora. Anche Theodor Roosevelt scampò a un attentato durante la sua terza campagna elettorale a Milwaukee, in Wisconsin, e lo stesso accadde a Franklin Delano Roosevelt nel 1933, illeso miracolosamente dopo che Giuseppe Zangara sparò contro di lui diversi colpi di pistola. A chiudere una scia di sangue lunga più di un secolo, c’è l’attentato a Donald Regan, colpito da uno dei sette colpi di arma di fuoco sparati da John Hinckley, uno squilibrato innamorato di Jodie Foster che con questo gesto voleva attirare la sua attenzione.