Alle elezioni legislative in Francia trionfa la sinistra. Ribaltato il risultato del primo turno che aveva visto avanti Le Pen
Voilà, la sorpresa è servita. Appena una settimana fa le piazze francesi erano in subbuglio per la vittoria schiacciante dell’estrema destra, 33.2% dei voti ottenuti, ma la seconda tornata delle elezioni legislative ha cambiato nuovamente le carte in tavola. Vince la sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NPF) di Jean-Luc Mélenchon con 182 seggi, seguita da Ensemble pour la République, la coalizione del Presidente uscente Macron, con 168 seggi, mentre Marine Le Pen e il suo Rassemblement National scivolano al terzo posto e incassano una sconfitta senza dubbio inaspettata.
Solo una settimana fa l’RN era non solo in vantaggio sugli altri partiti ma si apprestava a essere la prima forza del Paese. Il Nuovo Fronte Popolare relegato al 28%, insieme al partito ecologista Europe Écologie-Les Verts e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, e la coalizione di Macron ancor più indietro, al 20%. Il popolo francese non si è tirato indietro, anzi, alle 17:00 l’affluenza era del 59.7%, numeri che non si registravano dal 1981, con una crescita esponenziale se si considera che al secondo turno del 2022 gli elettori furono il 38.1%. In totale, il tasso di partecipazione al voto del secondo turno è stato del 66.7%, un record che non si verificava dal 1997 quando a partecipare fu il 71% degli elettori.
Mélenchon raggiante, Bardella punta il dito contro Macron
Diverse, ovviamente, ovviamente le reazioni dei vari partiti. Dalla Rotonde Stalingrad, quello che sale sul palco è un Mélenchon visibilmente emozionato: “Il nostro popolo ha ancora una volta evitato lo scenario peggiore per il nostro Paese, e questo è un immenso sollievo per milioni di persone che costituiscono la nuova Francia”, ha esordito, per poi ribadire l’importanza che la volontà del popolo venga rispettata, chiedendo quindi le dimissioni dell’attuale primo ministro. Dimissioni che arriveranno proprio nella mattinata odierna dopo la comunicazione ufficiale fatta dallo stesso Attal nella serata di ieri.
Nessuna uscita pubblica invece per Macron che, come fa sapere l’Eliseo, attenderà la formazione della nuova ‘Assemblea’ per prendere decisioni necessarie. Marine Le Pen è invece scura in volto ma non si arrende: “La nostra vittoria è soltanto rinviata. La marea sale, stavolta non è salita abbastanza alta ma continua a salire”.
Decisamente più dura invece la posizione del presidente del Rassemblement National Bardella, delfino di Marine Le Pen, che denuncia un’”alleanza del disonore”: “Purtroppo, l’alleanza del disonore e i pericolosi accordi elettorali fra Emmanuel Macron, Gabriel Attal e le formazioni di estrema sinistra privano stasera i francesi di una politica di risanamento che pure avevano ampiamente approvato portandoci in testa alle elezioni europee e poi, domenica scorsa, in occasione del primo turno con quasi il 34% dei voti espressi”.
Da Parigi a Marsiglia, scontri e manifestazioni nella notte
Un cambio di rotta per molti inaspettato e che ha portato diverse piazze ad animarsi non senza tensioni registrate nella notte. La polizia ha infatti caricato un gruppo di persone a est di Place de la République, a Parigi, con scontri che si sono verificati anche all’inizio di Avenue de la République, Boulevard Voltaire e Boulevard du Temple.
Disordini anche in altre città: a Marsiglia, secondo quanto riportato dalla questura, circa 5.000 persone si sono radunate e hanno acceso fuochi d’artificio a Place Jean-Jaurès. Tensioni tra la polizia e i manifestanti si sono verificate anche a Rennes e a Nantes, dove, secondo la prefettura, circa 2.500 persone si sono radunate per seguire i risultati delle elezioni e successivamente il corteo è stato respinto più volte dalla polizia, che ha utilizzato anche gas lacrimogeni.
La reazione della politica italiana
Quanto accaduto in Francia non ha lasciato indifferente l’Europa e anche l’Italia. Ovviamente soddisfatta la segretaria del PD Elly Schlein che parla di “risultato straordinario per la sinistra e una bella risposta di partecipazione”. Di tutt’altro avviso il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, che auspica una “rifondazione dei gollisti in Francia”, e la ministra Daniela Santanché: “La morale francese? Le ammucchiate sono una vittoria di Pirro. Possono far vincere ma non governare”.
In silenzio, invece, Matteo Salvini, che solo una settimana fa si congratulava con Le Pen e Bardella: “Complimenti a Marine Le Pen e Jordan Bardella per lo straordinario risultato ottenuto al primo turno delle elezioni legislative in Francia, come emerso dagli exit poll. Vergognoso invece Macron che, chiamando ai ‘blocchi’ contro il Rassemblement National al secondo turno, si comporta come una Von der Leyen qualsiasi e cerca in tutti i modi di opporsi a un cambiamento espresso da milioni di francesi, a Parigi come a Bruxelles”.
Francia, cosa succede ora?
Archiviato il successo inaspettato del Nuovo Fronte Popolare, adesso si apre la partita più importante. Nessuno ha ottenuto la maggioranza, di 289 eletti, e per questo ora il potere non è più soltanto nelle mani del Presidente della Repubblica ma si sposta in Parlamento. La Costituzione francese consente la ‘coabitazione’ con un Presidente e un primo ministro di partiti diversi, come accaduto dal 1997 al 2002, quando il socialista Lionel Jospin ha governato insieme al Presidente di centro-destra Jacques Chirac. Non è invece mai successo che un partito ottenesse la maggioranza senza una coalizione di governo evidente e questo potrebbe portare la Francia a una situazione di stallo.
La sinistra di Mélenchon ha ottenuto 182 deputati sui 577 totali, 168 sono quelli di Macron e 143 per il partito di estrema destra di Bardella e Le Pen. Il Nuovo Fronte Popolare sarà ovviamente la più grande forza politica ma non potrà governare da sola e gli scenari sono diversi. Potrebbe esserci un governo guidato da Mélenchon, ma potrebbe anche verificarsi un’alleanza tra la coalizione Ensemble e i Repubblicani, che salverebbe Macron. Possibile è anche un governo di coalizione tra le tre forze in stile tedesco oppure un governo tecnico affidato a economisti o accademici non legati a un partito.
Un’altra strada percorribile sarebbe quella delle dimissioni di Macron che però ha ribadito più volte la volontà di rimanere in carica fino al 2027. In caso di dimissioni sarebbe il presidente del Senato a diventare Presidente ad interim con le conseguenti elezioni presidenziali entro 35 giorni al massimo. L’ultima spiaggia, se le varie forze politiche non riuscissero a trovare un accordo, sarebbe quella di convocare nuove elezioni. Questo scenario però deve tener conto del fatto che il mandato di un deputato dura cinque anni e che le prossime legislative, considerando quelle attuali anticipate, si dovrebbero svolgere nel 2029, a meno che il Presidente non decida di sciogliere prima l’Assemblea Nazionale, che però può essere sciolta solo una volta all’anno e almeno un anno dopo l’ultimo scioglimento. Per questo, ciò non potrà accadere prima del luglio del 2025 e quindi eventuali nuove elezioni potrebbero tenersi non prima di un anno.