In viaggio con il rocker toscano che, dopo un anno caratterizzato dalla depressione e il problema degli acufeni, si è ripreso la scena con un disco potentemente rock
Ore 11,00 di un assolato mercoledì di maggio. Dopo giorni di attesa e vari rinvii dovuti agli impegni per la promozione del suo nuovo disco, finalmente riusciamo a parlare con Piero Pelù. Al momento dell’intervista è sul suo camper, in viaggio lungo la Toscana, per girare un documentario che racconterà la sua vita, privata e musicale.
La lunga chiacchierata al telefono è l’occasione per parlare di Deserti (l’album pubblicato il 7 giugno, secondo capitolo della Trilogia del disagio), del travagliato periodo che ne ha preceduto la produzione, tra il problema agli acufeni e la depressione, ma anche un momento di riflessione per commentare tutto quello che succede nel mondo, dalle guerre in Ucraina e Gaza alla paura di un’escalation nucleare fino ai problemi ambientali e al disagio delle nuove generazioni.
Non poteva essere altrimenti per chi, come Piero Pelù, non si è mai sottratto a tutto quello che succede intorno lui, utilizzando l’arma della musica per denunciare le ingiustizie dei potenti perché, a suo dire, «un artista deve essere sempre critico. Sono un pugile fragile nella vita e quindi anche nella musica, però rimango un lottatore».
Piero Pelù, l’intervista a il Millimetro
E lottatore è dovuto essere anche nell’ultimo anno, questa volta per combattere contro la depressione, e per farlo si è affidato ancora una volta alla Dea musica per uscirne più forte che mai: «Ho tirato fuori le unghie, i denti, sputato l’anima, scritto cose nuove e urgentissime».
Il risultato è un disco che apre le porte dei deserti, all’apparenza luoghi aridi e ostili ma allo stesso tempo terre magiche che “trasudano” creatività. E Deserti è proprio questo, un viaggio di 12 tracce rock, dirette e potenti. Un viaggio «tra le dune dei deserti alla ricerca degli altri di cui abbiamo bisogno per aiutarci a capire noi stessi e il caos dentro e fuori di noi».
Da sempre in prima linea a sostegno di battaglie sociali, politiche e ambientali, anche con Deserti Piero Pelù non ha voluto far mancare il suo apporto, scegliendo di sostenere Emergency, l’associazione fondata da Gino Strada («mi manca tantissimo», dice il rocker) con cui aveva già portato avanti diverse iniziative in passato, tra cui il singolo Il mio nome è mai più, che proprio quest’anno compie 25 anni e che nel nuovo disco rivive con una veste musicale inedita. Un’occasione per gridare ancora una volta al mondo lo stop alle guerre e che “non esiste bomba pacifista!”.
CONTINUA A LEGGERE L’INTERVISTA CLICCANDO QUI SOTTO