Spirito “olimpico”

Nessun dubbio nell’esclusione di atleti russi e bielorussi: il Cio, d’altronde, su questi temi non transige

È arrivata in Francia solo due giorni fa, l’8 maggio, la celebre fiaccola olimpica. Nei prossimi due mesi circa si muoverà all’interno dei confini francesi, toccherà varie città, per poi concludere il suo viaggio il 26 luglio 2024 a Parigi, in occasione dell’inaugurazione delle Olimpiadi, quando sfileranno poi tutti (o quasi) i Paesi del mondo. D’altronde, è il simbolo assoluto dei Giochi, quello che storicamente trasporta un messaggio di pace e di amicizia tra i popoli.

Sì, perché il Comitato Olimpico Internazionale, sotto questo punto di vista, è intransigente, non fa sconti. Se sei in guerra, se provochi morte e distruzione, non sei ben accetto. Solo il mese scorso, in fondo, è arrivata la conferma ufficiale che atleti russi e bielorussi non potranno partecipare, se non sotto una bandiera neutrale. Impossibile rimanere indifferenti riguardo a quello che sta accadendo in Ucraina, non sarebbe tollerabile fare finta di niente. Eh no, non alle Olimpiadi.

La differenza di spirito olimpico
Quando lo spirito olimpico vale solo per alcuni – ilMillimetro.it

Il messaggio è stato mandato ed è forte e chiaro: chi va in guerra, chi magari provoca sofferenze e morti non compete. Stop, non ci sono discussioni. Diverso il discorso su altri temi, visto che quei cattivoni del Guatemala alla fine potranno partecipare, nonostante fossero stati inizialmente esclusi (al pari della Russia) per via dei problemi nella rielezione del presidente del Comitato Olimpico Locale.

Nell’ultima riunione del CIO è stato deciso che sì, dai, loro possono partecipare. Ma chi è in guerra no, inutile insistere. Nel corso della cerimonia di inaugurazione, quando la fiaccola sarà posizionata nel tripode, sfileranno solo i Paesi che non sono in guerra, che non stanno provocando morte e distruzione. Ah, sì, poi ci sarà anche Israele.

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Nativi indesiderati

Nell’ultimo decennio il Venezuela ha vissuto una metamorfosi sostanziale: nel mezzo le vite di chi fugge, chi torna e chi non se n’è mai andato. Ad affrontare il tema è Martina Martelloni, collaboratrice de il Millimetro, che direttamente sul posto ha raccontato la situazione degli indigeni, anche attraverso un eccezionale reportage fotografico. Alessandro Di Battista analizza le contraddizioni del “libero e democratico” Occidente nel rapportarsi con le operazioni militari di Israele, le sanzioni che colpiscono solo la Russia e le solite immagini che i TG nazionali nascondono. All’interno L’angolo del solipsista, Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Giacomo Ciarrapico, Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio e Cesare Paris. Si aggiunge inoltre Ultima fila di Marta Zelioli. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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