Nel suo saggio pubblicato nel 2005, The Artilect War – La Guerra degli intelletti artificiali, Hugo de Garis sostiene che tutte le tecnologie, incluse intelligenza artificiale, nanotecnologie, neuroscienza computazionale e computazione quantistica si fonderanno tutte insieme dando vita alla creazione degli “artilects”, gli intelletti artificiali. Ospitati in computer grandi come pianeti, questi “artiletti” saranno trilioni di volte più intelligenti dell’uomo. Oltre al dibattito politico che la creazione di questi nuovi “esseri” potrebbe generare, a De Garis preme sottolineare che l’umanità si divide in tre gruppi principali: quelli che vorrebbero distruggere gli artiletti; quelli che vorrebbero svilupparne continuamente di nuovi; e altri (e veniamo al punto) che vorrebbero piuttosto fondersi con gli artiletti per controllarne così la tecnologia travolgente. Klaus Schwab, il diabolico architetto del “Great Reset”, descrive la prossima fase come quella della “fusione del mondo digitale con quello biologico e quello fisico”. E il Metaverso in effetti è una realtà parallela dove reale e virtuale potrebbero finire pericolosamente per amalgamarsi, arrivando a sovrapporre le due dimensioni.
Viviamo in una simulazione?
Già Platone nel 400 a.C., con il mito della caverna, accennava al “mondo delle ombre”, da cui hanno preso spunto innumerevoli film, cartoni animati, anime, serie tv e persino videogiochi (Matrix è sicuramente la versione più pop), ma pure nel 2003 un accademico di Oxford, Nick Bostrom, diede peso alla considerazione che di fatto potremmo già vivere in una simulazione. «Vorrei poter trovare un’argomentazione a sfavore di questa tesi, ma non ne trovo una» ha aggiunto quasi sconsolato l’illustre astrofisico americano Neil deGrasse Tyson, che pure ha reiterato più volte questa teoria negli ultimi anni. Tra i lamenti degli azionisti Tesla, non fu da meno Elon Musk che affermò: «È molto probabile che ci troviamo in una simulazione». E a tenerci ancorati al mondo fisico (e al “videogioco”) sono i nostri cinque sensi e gli impulsi elettrici che essi generano. Se dunque cambiassero gli impulsi, cambierebbe di conseguenza il mondo intorno a noi.
È un libro…
Se pensate che sia l’ennesimo complotto (e probabilmente a fine articolo vi sarete convinti di no…), come in ogni complotto che si rispetti, anche questo ha il suo libro distopico. Pubblicato nel 1992 e scritto da Neal Stephenson, Snow Crash parla di Hiro Protagonist, un fattorino che si rifugia nel Metaverso (si, si chiama proprio così) più tempo possibile, cercando di evitare la realtà a tutti i costi. Il mondo d’altronde è ormai un posto orrendo, dominato dal collasso dell’economia globale, dove i governi federali hanno ceduto la loro sovranità ad una manciata di grandi aziende. Gran parte della trama ruota intorno al tentativo di Hiro di stoppare un virus informatico che colpisce gli utenti del Metaverso, provocando danni cerebrali nel mondo reale.
…ma non è un film
Il Metaverso è un argomento caldo, caldissimo. Secondo PWC e Newzoo, nei prossimi dodici mesi, raggiungerà un valore di 783 milioni di dollari, e si stima una crescita annuale del volume d’affari pari al 13%, fino ad arrivare ad un possibile mercato compreso tra i 7 e i 13 bilioni entro il 2030. A maggio, il presidente del consiglio Mario Draghi, il ministro dell’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao e il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg si sono incontrati proprio per discutere di Metaverso. Lo spessore dei personaggi in questione chiaramente ci fa capire che non si tratta di un gioco, a maggior ragione se pensiamo che in ballo c’è la centralizzazione di dati (atti processuali, transazioni, documenti) nelle mani di un unico erogatore di servizi. Lo scorso novembre, Zuckerberg ha lanciato un’operazione di rebranding, denominando Meta la sua azienda (che possiede anche WhatsApp e Instagram), e assumendo diecimila impiegati in Europa per sviluppare e aggiungere valore al Metaverso, nel quale conta di investire fino a dieci miliardi nei prossimi mesi.
Un’architettura complessa
Per realizzare un Metaverso ci vuole un mix di realtà virtuale, realtà aumentata, social, giochi online, intelligenza artificiale, blockchain, banda larga e criptovalute: queste tecnologie devono integrarsi e dialogare tra loro. Al momento, le piattaforme per il Metaverso sono molto costose e in Italia iniziano a nascere le prime applicazioni isolate che andranno poi integrate. «Sarà la più grande rivoluzione mai vista nella storia delle piattaforme informatiche – giura Marc Whitten della Unity Software – più grande dei telefonini, più grande dell’avvento di internet». Il web3 propone un universo parallelo tridimensionale dove gli avatar si incontrano senza limiti e dove gli utenti sono in grado di toccare cose e persone, mischiando così il mondo reale e quello immaginario. «L’esperienza avatar sarà così reale che sarà oggettivamente difficile distinguere un incontro virtuale da uno fisico, e quello virtuale sarà persino migliore», sostiene Daren Tsui, amministratore delegato della Together Labs Inc..
Videogiochi vs Francobolli
Una delle basi per il funzionamento del Metaverso sono gli NFT, i non-fungible tokens, unità digitali certificate non riproducibili. Dei pezzi esclusivi di proprietà dell’utente che li acquista (esempio banale: persino il frammento video originale di una giocata di una partita NBA è un NFT). Ma la spagnola Freeverse è già passata alla fase successiva: gli NFT 2.0, anche detti “living asset”, ovvero congegni viventi. Ad esempio, acquistando un’auto nel Metaverso avrei la possibilità di sviluppare e migliorare il motore; oppure, collegando un asset ad un particolare hashtag su Twitter, avrei la possibilità di modificarne l’aspetto attraverso la quantità di tweet, o la sua potenzialità all’interno di un gioco; altri asset ancora potrebbero essere direttamente collegati alle condivisioni su Instagram, al numero di ricerche su Google di una certa frase o alla quantità di traffico verso un determinato sito internet. Insomma, sarebbe possibile l’evoluzione di un oggetto digitale, che al momento è praticamente statico e anzi soggetto ad attività speculative. Per rendere ancora meglio l’idea: gli NFT 2.0 stanno agli NFT 1.0 come i videogiochi stanno alle collezioni di francobolli.
L’inquinamento delle Big Tech
Vivere in una realtà parallela quindi, trascurando quella attuale. Addio smog, pesticidi, incendi, composti organici volatili. Sembra un mondo da sogno, quello auspicato dai Fridays for Future. In realtà, potrebbe trasformarsi nell’incubo di Matrix: è notizia di pochi giorni fa, infatti, che i big del web inquinano di brutto. Le cosiddette Faang (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google) consumano 49,7 milioni di MWh, quasi come la Romania e più di Portogallo e Grecia. Se internet fosse una nazione insomma sarebbe la quarta più inquinante al mondo. Anche se tra le cinque aziende spiccano dei segnali positivi in questo senso, i fatti ci dicono che tra il 2018 e il 2020 il consumo delle Big Tech è quasi triplicato. Dai dati raccolti dall’osservatorio ESG Karma Metrix, emerge inoltre che le Faang hanno emesso 98,7 milioni di tonnellate di CO2, più dell’intera Repubblica Ceca.
Welcome to Decentraland
Decentraland è il “paese” del Metaverso, il primo mondo virtuale condiviso che ha ospitato da poco la Metaverse Fashion Week, che ospiterà un quartiere della moda, e dove è possibile stappare un’Heineken (a base di A-Pixels al posto della vera birra fatta con lievitazione di tipo A) o acquistare altri beni digitali come i vestiti per avatar personalizzabili tramite un portafoglio Ethereum, la criptovaluta più importante dopo Bitcoin con un valore attuale di 2705 euro a moneta (d’altronde, le skin di Fortnite sono già un giro d’affari di 40 miliardi di dollari l’anno). Pure la Samsung ha aperto uno store, il Samsung 837X, una replica fedele del negozio reale che si trova a New York. E proprio la Samsung è l’azienda che si sta attrezzando il più possibile per fornire i dispositivi adeguati a vivere pienamente l’esperienza del Metaverso, come i caschi VR, un tempo completamente fuori portata, oggi invece acquistabili a 350 euro su Amazon o nei nuovi negozi fisici che Zuckerberg sta per inaugurare.
Secondo i trend 2022 individuati da Euromonitor a gennaio, le vendite globali di dispositivi basati su realtà aumentata e realtà virtuale sono cresciute del 56% dal 2017 al 2021, raggiungendo 2,6 miliardi di dollari lo scorso anno. Non solo occhiali a visori però perché già dal 2023 ci prepariamo all’avvento del Wi-Fi 7, che gira a 320 MHz, il doppio della versione 6. Secondo Roberto Romero, specializzato nella creazione di contenuti interattivi in dispositivi immersivi di realtà virtuale e realtà aumentata per aziende come Oculus, Sony e HTC, «nei prossimi dieci anni smetteremo di usare i telefonini e inizieremo ad usare dispositivi di realtà aumentata che ci consentiranno di vedere internet». Non a caso, molti futuristi la chiamano la Quarta Rivoluzione Industriale.
Posti in piedi in paradiso
Ecco perché le aziende stanno facendo la fila per accaparrarsi i posti nel “paradiso” commerciale del Metaverso. Ce n’è davvero per tutti i gusti, dal travel (Alpitour, Marriott, Qatar Airways, Vueling) allo sport (Milan-Fiorentina la prima gara trasmessa nel Metaverso, senza contare tutti i pezzi da collezionisti delle leghe americane, Vale Rossi e Nadal), passando per la musica (Spotify creerà la sua Island della musica su Roblox, il videogioco più amato dai bambini).
Come è sempre accaduto con le nuove tecnologie, c’è sempre chi vuole sembrare più innovativo, anticipando i tempi. È il caso di Snoop Dogg che poche settimane fa ha acquisito la Death Row Records, cancellando immediatamente tutto il back catalog dell’etichetta da Spotify e da tutti gli altri store digitali. «Death Row sarà un’etichetta NFT – ha dichiarato Snoop in una recente chat su Clubhouse – Lanceremo i nostri artisti nel Metaverso e proprio come abbiamo fatto quando siamo diventati la prima etichetta indipendente ad acquisire uno status di major, vogliamo diventare la prima etichetta discografica nel metaverso, motivo per cui ho tolto la musica dai soliti store, con l’intento di creare una piattaforma simile ad Amazon, Netflix o Hulu: sarà l’app di Death Row e la musica vivrà solo nel Metaverso».
Nel travel invece, il caso più eclatante è rappresentato dalla Corea del Sud: il governo locale di Seoul, infatti, ha annunciato che la città avrà un proprio Metaverso, uno spazio virtuale tridimensionale dove sarà possibile interagire con altre persone, viaggiare, lavorare e giocare. Nel Metaverso coreano sarà possibile fare tour, visitare antichi siti ricostruiti e accedere a pratiche amministrative. Pure in Cina, a Shanghai (la città più martoriata dai lockdown), il piano quinquennale del comune prevede un Metaverso per servizi pubblici, imprese, entertainment e produzione industriale.
Figli Tamagotchi e violenze sessuali
Naturale che le grandi aziende e le autorità stiano puntando soprattutto i giovanissimi. Epic Games (lo sviluppatore di Fortnite, quindi grande esperto di costruzione di mondi virtuali) e Lego (ultimamente sempre più interessata ai videogiochi, con il recente lancio della Saga Skywalker) hanno da poco sottoscritto una partnership. A marzo a Milano, è nata la prima scuola nel Metaverso, a cui stanno partecipando gli studenti della St. Louis School, parte del gruppo Inspired Education, formato da scuole premium in cinque continenti. Inspired sarà il primo gruppo scolastico a sviluppare una scuola nel Metaverso, prendendo spunto dalla scuola fisica Reddam House del Berkshire, nel Regno Unito.
Secondo quanto emerso dal World Economic Forum di Davos, il Dottor Ali Saeed Bin Harmal Al Dhaheri ha evidenziato come i bambini, oggigiorno ancora troppo dipendenti da oggetti come libri, quaderni e matite, nel futuro dovranno immergersi nella realtà virtuale e in quella aumentata: il Metaverso sarà un punto d’incontro tra insegnanti ed alunni, superando le barriere spazio-temporali. L’articolo pubblicato sul sito del WEF invita caldamente leader, educatori e governatori a promuovere proattivamente questo piano d’azione, sottolineando come in realtà, in paesi come gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, il processo sia già stato avviato.
Catriona Campbell, psicologa comportamentale e grande esperta di nuove frontiere dell’interazione uomo-computer, nel suo ultimo libro ha scritto che «entro 50 anni, la tecnologia sarà avanzata a tal punto che i bambini che esisteranno nel Metaverso saranno indistinti da quelli del mondo reale». Secondo l’autrice, tra pochi decenni sarà possibile allevare bambini digitali, i cosiddetti “figli tamagotchi” che hanno creato tanto scalpore in questi giorni. Secondo la Campbell, la genitorialità potrebbe diventare un’esperienza usa-e-getta, pari alla sottoscrizione di un abbonamento mensile con la possibilità di cancellare il rinnovo automatico. Secondo quanto riferito dal New York Post, inoltre, sono già molteplici le molestie e le violenze sessuali avvenute nel Metaverso, un far west completamente sregolato, al pari della peggior versione di Westworld.
Immortalità (e immoralità) digitale
Non è finita però. L’azienda Somnium Space, infatti, sta persino sviluppando la possibilità di creare “cloni digitali”, che consentirebbero una forma unica di immortalità digitale, alla stregua di Johnny Depp nei panni di Will Caster in Trascendence. Questo marchingegno immagazzinerebbe movimenti, conversazioni e timbro di voce degli utenti nella forma di dati, e li riutilizzerebbe per creare un avatar virtuale. L’idea di Arthur Sychov, ispirato dalla morte del padre, è che la gente possa interagire con i cloni dei defunti anche molto tempo dopo il decesso. «Se muoio – ha spiegato Sychov a VICE – i miei figli potrebbero entrare e parlare con il mio avatar. Possibilmente, nei primi dieci minuti di conversazione, non potresti neanche renderti conto che si tratta di un’intelligenza artificiale, questo è l’obiettivo».
Oltre la morte e oltre ogni confine: nel Metaverso infatti, gli avatar potranno andare sulla luna, trovarsi in cima ad un grattacielo o in un campo di unicorni, giocare una partita da professionisti. Questa piattaforma potenzialmente potrà essere abitata da extraterrestri, angeli e demoni. Pur non cambiando l’esistenza, il Metaverso sarà in grado di alimentare il grande inganno che l’immaginazione di qualcuno potrebbe essere più grande e importante della realtà. Un mondo dove tutto è possibile, totalmente scollegato dalla realtà, in grado di alimentare l’avversione ad ogni regola e legge morale. Dalle meraviglie (allucinogene) di Alice agli squilibri (mentali) di Harley Queen il passo sarebbe molto breve.