Erdoğan sconfitto e il sorpasso dell’opposizione

Le amministrative in Turchia segnano un momento importante con i KO a Istanbul, Smirne, Ankara e l’intera costa del Sud del Paese

L’imponente mobilitazione del suo esecutivo durante il periodo di campagna elettorale non è bastata. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che amava ripetere «Chi governa Istanbul governa la Turchia», esce sconfitto dalle elezioni amministrative del 31 marzo. La partita è stata vinta dagli avversari dell’opposizione, che hanno conquistato città come Istanbul, Smirne, Ankara e l’intera costa del Sud del Paese.

Erdogan sconfitto nelle amministrative
Il nuovo sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu festeggia la vittoria delle amministrative (LaPresse) – ilMillimetro.it

Un sorpasso che, non solo dai vincitori interessati, ma dagli analisti di tutto il mondo, è stato definito “storico” e potenzialmente in grado di aprire le porte alla democrazia. Le prime tre città della nazione, Istanbul, Smirne, Ankara, e l’intera costa del Sud della Turchia sono quindi adesso nelle mani delle opposizioni: il Partito Democratico dei popoli dei curdi e il Partito Popolare Repubblicano (CHP).

Quest’ultimo ha raggiunto il maggior numero di consensi con il 37,7%, battendo per la prima volta la formazione del Presidente Recep Tayyip Erdoğan, l’AKP, che ha ottenuto il 35,4%. L’affluenza è stata del 78,7%, in calo rispetto alle ultime amministrative di 5 anni fa, nelle quali aveva votato l’84,6% degli aventi diritto, e anche rispetto alle presidenziali dell’anno scorso, quando la partecipazione aveva sfiorato il 90%.

58 milioni di cittadini turchi sono stati chiamati alle urne per eleggere i sindaci di oltre 4000 città. Un voto che, tra le altre cose, si è svolto in un clima di particolare tensione, con diversi scontri e incidenti in alcune zone del Paese. Nel distretto rurale di Ağaçlıdere a Diyarbakir, nel Sud-Est della Turchia, durante le operazioni di voto ci sono stati diversi scontri, con gruppi armati di pistole e pietre. Una persona è morta e dodici sono rimaste ferite nella città a maggioranza curda.

La vittoria del Partito Popolare Repubblicano (CHP) a Istanbul 

«La giornata di oggi segna un momento cruciale non solo per Istanbul ma per la democrazia stessa. Mentre celebriamo la nostra vittoria, mandiamo al mondo un messaggio: è finito il declino della democrazia», le parole del neo-rieletto sindaco Ekrem İmamoğlu. La folla lo acclama e, come di consueto, il primo cittadino si toglie giacca e cravatta. La città che conta oltre 15 milioni di abitanti è esplosa in un grido di gioia.

A Istanbul vince il Partito Popolare Repubblicano
Erdoğan sconfitto alle amministrative (LaPresse) – ilMillimetro

İmamoğlu, uno degli esponenti di punta del CHP, ha ottenuto più del 50% dei consensi con il 99% delle schede scrutinate, superando Murat Kurum, il candidato sostenuto dal Presidente Erdoğan, fermo al 41%. Kurum, che è da tempo considerato l’uomo di fiducia del Presidente, ha sicuramente pagato il conto delle pesanti e continue critiche dell’opposizione prima, durante e dopo la campagna elettorale, principalmente per la sua gestione del post-terremoto.

Durante la sua campagna elettorale, spesso affiancato da Erdoğan, che si è impegnato personalmente nella riconquista dalla sua città natale, ha scelto di parlare il meno possibile della questione migratoria connessa anche al disastroso terremoto del 2023 e in generale del tema economico.

Migliaia di persone, giovani, anziani, famiglie con bambini, la notte del 31 marzo hanno riempito piazza Sarachane, nel quartiere di Fatih di Istanbul, sventolando bandiere rosse ed esultando come non accadeva da tempo, al grido di «Erdoğan dimettiti». «Avete aperto le porte a un nuovo futuro. Da domani la Turchia sarà un’altra Turchia!», ha detto il neo-rieletto sindaco. 

Una vittoria netta considerando che, a differenza delle ultime elezioni del 2019, il CHP ha trionfato riconquistando anche alcune aree emblematiche della metropoli che prima non le appartenevano, come Üsküdar, il distretto dove vive il Presidente Erdoğan e la centralissima zona di Beyoğlu.

Il risultato di questo voto ha confermato quanto molti già sostenevano: İmamoğlu può essere considerato una vera spina nel fianco per l’attuale Presidente e quindi il suo principale sfidante, nonché un potenziale futuro Presidente nella nazione. D’altronde fu proprio Erdoğan che, con il ruolo di sindaco di Istanbul negli anni ’90, si spianò la strada per arrivare alla guida del Paese.

L’opposizione conquista una nazione in serie difficoltà economiche

Atmosfera simile, con migliaia di persone scese in piazza, nella capitale Ankara, dove ha trionfato Mansur Yavaş, che già nel 2019 conquistò la città dopo 25 anni di governo dell’AKP. Yavaş, considerato anch’egli potenziale sfidante di Erdoğan alle presidenziali del 2028, si è guadagnato il consenso di milioni di cittadini che hanno visto la capitale rivoluzionata e si conferma quindi primo cittadino con ben il 60,35% dei voti, battendo l’avversario Turgut Altinok.

Erdogan sconfitto dall'opposizione
Brutta sconfitta per Erdoğan alle amministrative (LaPresse) – ilMillimetro.it

L’opposizione riconquista la fiducia dei cittadini anche a Bursa, Adana e a Smirne, terza città del Paese dove il CHP è al comando da decenni, con Cemil Tugay in testa con un ampio margine. Lungo la costa dell’Egeo e del Mediterraneo, invece, il CHP ha conquistato 35 città su 81, mentre il partito filocurdo ha dominato nel sud-est della Turchia.

Il partito islamico AKP di Erdoğan mantiene il controllo su gran parte dell’Anatolia centrale, come Konya, Kayseri, Erzurum, e nel Mar Nero, nelle città di Rize e Trebisonda regione. Nonostante le porzioni di nazione conquistate, quella del 31 marzo è stata definita come la peggior sconfitta negli ultimi 22 anni. «Non siamo riusciti a ottenere il risultato che volevamo alle elezioni locali. C’è del buono in tutto ciò che accade. Il popolo ha preso la sua decisione. La nostra commissione elettorale suprema annuncerà i risultati. Esamineremo le conseguenze di questa flessione», ha ammesso Erdoğan a ridosso dell’esito delle elezioni.

È pur vero che, per le più grandi città turche, non si è trattato di una novità così clamorosa: il CHP, infatti, aveva già conquistato le metropoli di Ankara e Istanbul nel 2019 dove, questa volta, sono stati riconfermati i sindaci uscenti. Il risultato del 31 marzo è da considerarsi storico poiché conferma una tendenza già in atto da cinque anni che si sta allargando anche al resto della nazione.

Ancora non è chiaro se Erdoğan intenda o meno ritirarsi dalla scena politica, certo è che, stando al recente risultato delle amministrative, lo scenario delle prossime elezioni presidenziali del 2028 cambia nettamente. Erdoğan, o chi per lui, ha molto da fare per riconquistare il consenso destinato al suo partito, calato drasticamente in tutto il Paese. C’è poi da considerare che, da queste elezioni, non è emersa solo l’ascesa del CHP ma anche l’avanzata di partiti ultranazionalisti e religiosi. Più in generale, secondo gli analisti, si colgono sempre più evidenti segnali di malcontento e inquietudine anche dovuti alla galoppante crisi economica che, ormai da anni, colpisce la Turchia.

La lira turca perde continuamente valore, l’inflazione e la continua erosione del potere d’acquisto dei salari sono i problemi più gravi che affliggono la popolazione. Secondo gli ultimi dati, l’inflazione annuale in Turchia è salita al 67,07% a febbraio, con alcuni prezzi al consumo, per esempio quelli dei prodotti alimentari, aumentati del 71,12% su base annua. 

In questo contesto il Presidente Erdoğan è stato accusato di indebolire la Banca Centrale e di sostenere princìpi economici non ortodossi, come il mantenimento di bassi tassi di interesse con l’inflazione alle stelle. L’opinione pubblica sembra voler prendere sempre più le distanze dalla politica e dalla mentalità economica del partito conservatore AKP. E queste ultime elezioni sono state un’ulteriore riprova di quanto l’enorme nazione stia cambiando il proprio orientamento e il proprio volto, preferendo un nuovo volto più democratico. 

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