La costruzione di infrastrutture in Cile e in Brasile è una grave minaccia per le foreste dell’America Latina
Come se le cause naturali, gli incendi, la siccità e il cambiamento climatico non bastassero. A distruggere l’immenso patrimonio naturale del Sudamerica ci si mettono anche le istituzioni con progetti, sì, virtuosi per le economie nazionali, ma anche ambientalmente insostenibili. In Brasile come in Cile, mentre l’uomo distrugge e devasta ecosistemi delicati, sempre più specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.
Governi che, tra le altre cose, sembra si siano del tutto dimenticati di quel trattato firmato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità nel dicembre 2022, in occasione di COP15, in cui veniva sottoscritto l’impegno nel non deturpare l’ambiente già fortemente indebolito dal cambiamento climatico, proteggendo quindi la biodiversità.
Nel caso del Cile, l’intenzione è quella di costruire il tratto finale di un’autostrada, conosciuta come T-720, che collega le città meridionali di La Unión e Corral. L’area comprende un parco nazionale dove vivono alcuni degli alberi più longevi al mondo: l’alerce, una specie che cresce esclusivamente in Argentina e in Cile e già da decenni, a causa del disboscamento indiscriminato, è stata classificata a rischio estinzione sia dal governo sia dall’Unione internazionale per la Conservazione della Natura.
La T-720 in Cile, interesse nazionale contro benessere ambientale
Purtroppo è servito a poco l’allarme lanciato ormai un anno fa da ambientalisti e scienziati. Questi ultimi hanno unito le loro forze in una lettera pubblicata sulla rivista scientifica Science: “I progetti stradali del Cile minacciano le antiche foreste”. Il problema, sottolineano, non è solo quello del disboscamento, ma anche quello dell’impatto del progetto su numerose altre specie in via di estinzione nel parco. La loro vita verrebbe gravemente compromessa dal continuo transito di camion di grandi dimensioni nel cuore del loro habitat.
Gli esperti spiegano poi che, nel caso di alberi geneticamente così particolari come l’alerce, ogni esemplare è importante e meriterebbe di non essere abbattuto. Su questo aspetto, tuttavia, i dubbi sono tanti. In primo luogo, le autorità hanno detto di dover abolire 148 alberi, in altre occasioni hanno parlato di quasi 800 esemplari.
Nel tratto di strada esistente, la comunità scientifica ha già rilevato l’impatto dei lavori. Molti alberi di alerce nei dintorni stanno morendo spontaneamente perché, a causa delle piogge invernali, c’è un continuo deflusso di ghiaia dalla carreggiata verso la foresta. Ghiaia che erode e dilava il terriccio lasciandovi solo pietre.
Il rischio connesso alla costruzione della T-720 non è solo quello del netto peggioramento dello stato di salute delle specie vegetali. Altro pericolo è la diffusione di specie invasive, di pratiche illegali come l’abbattimento incontrollato di altri alberi e infine l’aumento della probabilità di incendi boschivi. Quest’ultimo aspetto è cruciale, considerando che il Cile è un Paese dove il 99% dei roghi sono causati accidentalmente o intenzionalmente dall’uomo e si verificano statisticamente entro un raggio di un chilometro dalle strade.
Oltre all’opposizione di scienziati e ambientalisti c’è anche il dissenso della comunità locale, che continua a sostenere che il vero scopo sia quello di favorire l’industria forestale. L’alerce è infatti una specie protetta dal pregiato legno rossastro che è da anni bersaglio dei taglialegna intenzionati ad arricchirsi. L’industria forestale del Cile, inoltre, è il secondo produttore di pasta di legno dell’America Latina, grazie alla grande quantità di monocolture di pino ed eucalipto della nazione, che coprono più di tre milioni di ettari. Secondo la ONG “Movimento per la Difesa della Costiera Alerce”, la nuova strada fornirebbe un percorso diretto dalla Panamericana e da La Unión al Porto di Corral, il porto più importante del Cile per l’esportazione di cippato (un legno ridotto in scaglie dai molteplici utilizzi). Sono evidenti, dunque, gli interessi economici che, tuttavia, il governo ha difficoltà ad ammettere, puntando piuttosto sul valore “turistico” dell’opera.
Da parte sua, infatti, il Ministero dei lavori pubblici (MOP), incaricato nel 2023 di completare l’infrastruttura, sostiene che l’autostrada è di fondamentale importanza poiché consentirà l’integrazione delle aree rurali, migliorando la connettività intorno alla città di Corral. “Un’opera essenziale di interesse nazionale”, così è stata definita. Talmente importante che il MOP è riuscito a ottenere i permessi necessari per costruire all’interno di un parco nazionale. Eppure, delle alternative esisterebbero: come hanno sottolineato gli scienziati si sarebbero potute ristrutturare strade secondarie già esistenti.
In Brasile la foresta amazzonica distrutta dalla BR-319
Così come il Cile, anche il Brasile mette in secondo piano la preservazione della biodiversità. Il tema della deforestazione in Amazzonia è annoso e purtroppo mai giunto a risoluzione. Nonostante le ultime novità positive riguardo la riduzione del tasso di deforestazione nel 2023, con 7.665 chilometri quadrati di superficie disboscata, rispetto ai 12.695 dell’anno precedente, il governo continua ad assumere posizioni opinabili.
Il progetto della ricostruzione della famigerata autostrada BR-319 ne è un esempio, e anche in questo caso le evidenze scientifiche hanno mostrato la dannosità dell’opera, considerando pure che si tratta di uno dei maggiori punti caldi dell’Amazzonia in termini di deforestazione. Il progetto della strada, che collega Manaus nell’Amazonas a Porto Velho, in Rondonia, è stato inserito nel Piano di sviluppo regionale dell’Amazzonia per il periodo 2024-2027 e la Camera dei deputati ha promosso un disegno di legge “urgente” per accelerare una misura che obbligherebbe l’agenzia concedente le licenze ad approvare il progetto di ricostruzione dell’infrastruttura e dare mandato al governo federale di finanziarlo. Un discorso politico piuttosto debole punta da tempo sul fatto che la deforestazione “sarà contenuta”, oltre che sui risvolti turistici della strada.
Quello dell’autostrada in questione, d’altronde, è l’unico grande progetto infrastrutturale nel Paese che non dispone di uno studio di fattibilità tecnica, economica e ambientale. Nel novembre 2023 il Presidente Lula ha creato un gruppo di lavoro BR-319, organizzato dal Dipartimento nazionale delle autostrade, per valutare quali misure possano essere adottate affinché la ricostruzione sia ecologicamente sostenibile.
Pur adottando piani di mitigazione, l’impatto non potrà che essere devastante. L’autostrada, secondo gli scienziati, porterà nella zona accaparratori di terre, allevatori, taglialegna e agricoltori che, con ogni probabilità, si diffonderanno nelle aree circostanti come la regione di Roraima, noto per essere lo Stato con il minor controllo ambientale, e la regione del Trans-Purus, una vasta area boschiva nello Stato di Amazonas a ovest del fiume Purus che, tra le altre cose, è la principale fonte di acqua per il sud-est brasiliano. È in particolare su questa zona che sorgono maggiori preoccupazioni, dal momento che comprende la più vasta area dell’Amazzonia con terre pubbliche non designate, dunque molto attraenti per gli investitori e i grileiros (accaparratori di terre). L’insidia nel progetto, dunque, è che con la ricostruzione della BR-319 molte aree di foresta intatta divengano accessibili e potenzialmente a rischio per tutta una serie di pratiche illegali e nocive per l’ambiente su cui il governo non è solito avere spazio di manovra.
Una possibile soluzione sarebbe la creazione di “unità di conservazione”, ossia aree protette per la biodiversità, dichiarate dunque inaccessibili. Per gli scienziati e gli ambientalisti, allora, tutte le aree forestali pubbliche non designate dovrebbero essere convertite in unità di conservazione, dal momento che nemmeno la proprietà privata garantisce protezione.
Drastica riduzione dell’assorbimento di Co2, specie vegetali e animali a rischio estinzione, perdita di habitat millenari, limitazioni nel trasporto naturale di acqua e innalzamento del riscaldamento globale sono solo alcune delle conseguenze pesantissime di un’opera che, anche in questo caso, per il governo è “essenziale” per il turismo del Paese. Come se senza la BR-319 il turismo del Brasile andasse in crisi.