Coronavirus ed effetti nel lungo periodo sulla mente e la psiche delle persone
Si è parlato ampiamente, durante il periodo del Covid-19, di come le conseguenze del virus si sarebbero protratte nel tempo. Non solo quelle fisiche, quindi del long Covid, ma anche quelle psicologiche.
Nel periodo in cui il virus imperversava, come ben ricordiamo, ci sono stati diversi lockdown. Intere settimane, inizialmente anche mesi, di chiusure e restrizioni di ogni genere: orari da seguire a farci da guida, ingressi scaglionati nei supermercati, interruzione dell’attività dei ristoranti, mascherine e regioni verdi, gialle, arancioni e rosse, per determinare il livello di allarme.
Tra le situazioni peggiori, probabilmente, il momento in cui un parente veniva ricoverato senza la possibilità di andarlo a trovare e di poterlo confortare. E quando andava bene si poteva fare una videochiamata, e la cronaca dal ricovero narrava, soprattutto i primi mesi, di tante domande senza risposta e molta confusione.
Un tipo di pressione che psicologicamente ha provato molte persone, alcune di esse – già con profondi problemi di natura sociale – sono state messe letteralmente KO da questa nuova condizione/costrizione: chi si trovava in bilico sul precipizio ha ricevuto un’ultima piccola spinta. Una situazione che ha portato molti a dover affrontare anche diversi problemi di natura economica per via delle chiusure delle loro attività e a essere quindi ulteriormente sotto stress.
A livello sociale le ripercussioni sono state tante. Intere famiglie, coppie e comunità separate, costrette a non vedersi per moltissimo tempo. La distanza imposta, i legami che si spezzavano e le immagini ai telegiornali che fornivano ulteriore violenza psicologica: una grande sofferenza che ha generato nuovi mostri.
Il dolore e le soglie di sopportazione di un individuo
Quando ci troviamo a dover affrontare una situazione complessa, un dolore molto grande, una perdita, spesso accade di trovare conforto negli altri, nel potersi confrontare, nel confidarsi. Questo può accadere grazie a dei solidi rapporti di amicizia. A volte, si trova riparo frequentando dei luoghi di culto o dei gruppi religiosi.
Per poter far fronte a questa situazione completamente nuova per la nostra generazione, nel periodo del lockdown sono nate online molte comunità che si proponevano di offrire conforto psicologico e spirituale. Questo genere di attività, soprattutto di carattere religioso, ha consentito quindi di ridurre le distanze fisiche imposte dall’isolamento forzato senza mettere a rischio la salute delle persone e ha contribuito a ridurre gli effetti negativi dell’isolamento, in particolare nelle persone anziane.
Questo tipo di supporto, però, per molti non è stato sufficiente. La pandemia ha portato a uno shock collettivo, esponendo progressivamente le persone alla consapevolezza di un rischio estremo: quello della morte. Una condizione tipica delle situazioni di guerra e di catastrofi naturali.
Religione e spiritualità, due concetti diversi figli della stessa madre
Quando si è vittime di un forte dolore, quando la vita ci mette a dura prova, spesso si cerca il conforto divino. Ci si affida alla religione o si cerca un percorso spirituale atto a poterci sostenere e a darci sollievo di fronte alle prove che la vita ci sottopone. Prove a cui non si può dire di no: vanno affrontate e non vi sono alternative. Per l’essere umano è il momento di doversi confrontare con i propri demoni, una condizione che destabilizza, disorienta e getta nel panico anche i caratteri più forti e le menti più stabili.
Per questo motivo, come già detto, il tipo di conforto che l’essere umano va a cercare è quello di un’entità superiore, poiché di fronte a un ostacolo tanto più grande di noi si cerca, appunto, un alleato a sua volta di portata maggiore, che sia un individuo di una religione ben precisa oppure una guida spirituale. Religione e spiritualità, possono sembrare due concetti diversi, tuttavia sono strettamente connessi tra di loro e difficili da separare. In letteratura è stato spesso evidenziato come essi costituiscano il punto di riferimento per la vita di molte persone.
La religione è definita come un costrutto multidimensionale, orientato verso istituzioni e tradizioni. Un sistema di credenze e pratiche con delle regole, dei dogmi e naturalmente dei rituali, che uniscono delle persone che condividono lo stesso credo. La spiritualità è invece una dimensione più intima, qualcosa di più ampio, uno sforzo individuale per scoprire il sacro o il significato della vita senza vincoli confessionali. Un guardare dentro noi stessi e analizzare i nostri processi interiori.
Covid e religione, cosa ne è stato del conforto divino
Come riportato in un articolo del Pew Research Center, di Samirah Majumdar, il divieto di radunarsi nel periodo del lockdown per gli appartenenti a comunità religiose è stato vissuto con profondo sgomento. Vi sono stati addirittura dei gruppi religiosi che hanno intentato cause legali e si sono espressi contro le misure della sanità pubblica in 54 dei 198 Paesi coinvolti (27%).
Un impatto devastante, quindi, su chi era abituato a ritrovarsi ogni domenica, o anche ogni giorno, per celebrare dei rituali, per condividere riflessioni, per sopportare il proprio dolore con un confessionale. Un tipo di sconvolgimento che, a seguito della pandemia, avrebbe portato alla nascita di nuovi gruppi religiosi, come se lo shock avesse provato talmente tanto alcune persone da cercare sostegno in figure autoproclamatesi guide spirituali, ma di dubbia morale.
Le sette religiose post-pandemia
Massimo Introvigne, fondatore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, in un’intervista a FanPage ha spiegato di come, a seguito dell’emergenza dovuta al Coronavirus, siano nati dei gruppi di fanatici religiosi. Tanti gruppetti definiti “impossibili da censire”.
Lo studioso ha spiegato che durante l’emergenza dovuta al Covid-19 è stato registrato un boom di persone con problemi psichici o psichiatrici che si ritrovavano e mettevano insieme elementi religiosi e fanatismo. Alcuni di questi gruppi sono innocui, altri invece estremamente pericolosi, ne è un drammatico esempio quanto accaduto ad Altavilla Milicia.
Giovanni Barreca ha confessato di aver ucciso la moglie e due figli di 15 e 5 anni nella notte tra sabato e domenica 11 febbraio 2024. Un atroce crimine che potrebbe essere accaduto con l’aiuto di due presunti complici, Sabrina Fina e Massimo Carandente. Alla strage è sopravvissuta la figlia 17enne della coppia. Anche se sembrerebbe (c’è un processo in corso) che la ragazza possa essere coinvolta nella mattanza e aver dato supporto per le terribili torture inflitte alla madre e ai due fratelli.
Questi avrebbero assassinato la donna e i bambini per effettuare un rituale e liberarli così dal demonio. Li avrebbero torturati fino a ucciderli. I coniugi, che avrebbero partecipato attivamente alla strage, si sarebbero fatti chiamare i ‘Fratelli di Dio’.
La strage di Altavilla Milicia: fanatismo religioso o satanismo?
Sempre secondo quanto dichiarato da Massimo Introvigne, in questo specifico caso il satanismo non c’entrerebbe nulla. Non si tratta di adoratori del demonio, ma di cristiani conservatori ossessionati dal diavolo, convinti di poter combattere Lucifero con rituali improbabili fatti in casa. Per comprendere meglio di cosa si parla, basta dare un’occhiata ai profili social delle persone citate e ai loro post.
La nascita di raggruppamenti religiosi, spesso di fanatismo estremo, per fortuna non tutti pericolosi, come già detto è molto frequente nei periodi in cui si è costretti ad affrontare gravi traumi come guerre, epidemie, catastrofi naturali. Agglomerati di persone si chiudono nelle loro case e nel pieno dell’ansia e dello stress da trauma mettono in atto rituali per poter ‘esorcizzare’ paure che sono costretti a vivere.
In Italia sono presenti diverse aggregazioni come queste, centinaia, migliaia. La maggior parte sono innocue. Il più delle volte si tratta di complottisti che vedono il marcio non solo nel diavolo, ma anche nel governo e nei ‘poteri forti’ in generale. Si sentono minacciati più o meno da qualunque cosa, ma spesso fanno del male solo a loro stessi, affidando i più grandi timori a dei ciarlatani che se ne approfittano.
Vi sono anche naturalmente dei gruppi pericolosi definiti ‘movimenti religiosi criminali’, il problema come dichiarato sempre da Introvigne su FanPage è che questi “possono essere identificati solo dopo che hanno commesso un crimine, non prima”.
Movimenti religiosi criminali
Il fenomeno dei movimenti religiosi criminali non è ovviamente qualcosa di nuovo nato negli ultimi anni a causa del lockdown. Quello della pandemia, tuttavia, è sicuramente un genere di paura che ha dato vita a nuovi gruppi pseudoreligiosi, eventi ben noti alla cronaca. Abbiamo avuto i ‘Bambini di Satana’, accusati di violenza carnale su una minorenne, su un bambino e di sacrifici umani. Le ‘Bestie di Satana’, accusati di tre omicidi, di cui vennero riconosciuti colpevoli.
Uno degli esempi più eclatanti è quello di Charles Manson, della Manson Family, nota per gli omicidi Tate-LaBianca. Charles Manson ne era considerato il capo e ha trascorso tutta la vita in carcere, dove è morto il 19 novembre 2017. Anche se, secondo quanto dichiarato dal dottor Introvigne su Il Giornale, va precisato che: “Non è mai stato stabilito con certezza se il suo fosse un movimento religioso o una semplice attività criminale. Manson ha ricostruito la sua esperienza con toni religiosi solo dopo essere stato arrestato”.
Nel carcere l’uomo è poi venuto in contatto con il satanismo. Manson aveva già alle spalle una vita molto difficile e anni di riformatorio. “In realtà – ha spiegato ulteriormente Introvigne – gli omicidi di Manson sono più collegati a partite di droga non pagate che a fenomeni di tipo rituale. Il discorso su Manson è quello che si fa su qualunque altro criminale, il satanismo c’entra al massimo in modo periferico”.
Di cosa si parla, quindi? Di individui astuti, con una predisposizione criminale e probabilmente un quoziente intellettivo superiore alla media. Questi personaggi sono in grado di manipolare menti particolarmente deboli, che magari stanno affrontando momenti di grande fragilità emotiva. Li portano a pensare che tutto sia connesso a un discorso religioso o spirituale e che la vita dipenda da decisioni a essa correlate. Quale momento più propizio, quindi, se non una pandemia per sfruttare le paure delle persone? Come dei vampiri in cerca della loro prossima preda.
Perfino la showgirl Michelle Hunziker ha ammesso di essere stata vittima di una situazione di questo tipo, proprio a seguito di alcuni problemi personali. Questo genere di gruppi ha sempre lo stesso modus operandi: avvolge la persona con una dose eccessiva di considerazione, accoglienza, ascolto del disagio o del dolore, questo viene definito ‘love bombing’. Il percorso prosegue allontanando la ‘vittima’ da tutto ciò che le è familiare: amici, famiglia, lavoro. Il prescelto viene assorbito sempre di più, convinto di aver intrapreso un percorso religioso personale.
Si ritrova infine a non ragionare più in modo autonomo e a prendere per buono tutto ciò che gli viene propinato. Perde la propria identità per acquisirne una collettiva, legata al gruppo che quindi può spingere il singolo a compiere qualsiasi gesto.
Il caso di ‘Noi è, io sono’, la setta complottista italiana
In Italia vi è anche il caso dell’organizzazione ‘Noi è, io sono’, una costola di un’organizzazione americana chiamata ‘One People’. Da noi ha già un piccolo seguito, circa 10mila adepti, e anche in questo caso, dopo la pandemia, stanno crescendo ulteriormente. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera in una sua inchiesta, si fanno chiamare “l’insieme di uomini e donne vivi e autodeterminati”.
Questa setta nel bresciano ha tra i seguaci una donna di 65 anni che è stata fermata dalla polizia locale in possesso di una patente fatta in casa e firmata con il sangue. I membri che fanno parte di ‘Noi è, io sono’ chiacchierano tra di loro sui canali Telegram e si incontrano su Zoom.
Esistono diverse chat divise regione per regione, ad esempio quella della Lombardia si chiama ‘Terra lombarda’ e sono presenti dei referenti. I membri di questa organizzazione hanno come filosofia di vita il rifiuto di ogni autorità statale e ogni regola, comprese quelle riguardanti le tasse e le leggi. Arrivando, appunto, perfino a creare da sé la patente di guida. Qualsiasi documento, in realtà, viene prodotto in modo autonomo dai membri di questo gruppo, ne hanno uno che chiamano ‘universal pass’, un documento che un adepto avrebbe perfino mostrato in autostrada.
Forniscono direttive di ogni genere, sempre secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nel dettaglio sono state date le seguenti istruzioni: “Ecco come attivano la schedatura personale a tua insaputa. Se alle poste ti chiedono tessera sanitaria/carta d’identità elettronica e relativi codici di attivazione mentre l’operatore smanetta davanti al pc è molto probabile che stiano ‘attivando’ l’identità digitale. Rifiutare tassativamente di dare codici”.
La legge italiana e le sette religiose
Secondo la psicologa Lorita Tinelli e quanto ha dichiarato a Il Giornale, in Italia, per quanto riguarda il pensiero del plagio, “siamo in un vuoto legislativo che non ci permette di affrontare da questo punto di vista il problema delle sette, sebbene molti di questi gruppi compiono azioni illecite, che vanno dalla truffa all’abuso della professione”.
E ha inoltre spiegato che “le psico-sette arrivano dappertutto, non vengono riconosciute perché è difficile dire che una psico-setta è tale, mentre i gruppi satanici sono più riconoscibili per la dottrina che promulgano. Questo fa sì che le psico-sette entrino con più facilità nelle istituzioni, come nelle scuole, raggirando i ragazzi, illudendoli di poter potenziare capacità e così fanno più adepti, maggiori danni alla psiche, oltre che economici e alle famiglie, e reati più concreti”.
Esistono per fortuna anche dei metodi per uscire da queste situazioni. Sempre secondo quanto spiegato dalla dottoressa Tinelli, vi è la figura dell’exit counselor. Si tratta di un ‘consulente d’uscita’. Nel dettaglio uno psicologo che conosce molto bene le dinamiche settarie. Questa figura rimette insieme la rete tra i famigliari e gli amici della persona coinvolta ma si tratta di un percorso molto lungo e non sempre risolutivo.