Imbarcazioni non registrate, flotte oscure e pescherecci non autorizzati: la situazione è fuori controllo e rischia di esplodere
C’è un mercato fuori controllo, arriva dal mare e spaventa il mondo dell’industria ittica. Lo sta contrastando l’intelligenza artificiale, attualmente l’unica risorsa in grado di darci delle risposte. E le risposte, quasi sempre, sono negative: molte navi, infatti, non vengono rilevate dai sistemi di localizzazione.
Tradotto? Le nostre acque – anche nelle zone protette – sono più piene del previsto. E questo, senza dubbio, non è un bene. Le famose macchie bianche del Pianeta, gli spazi che vengono evidenziati per mostrare campo libero o comunque fenomeni di natura antica, sono sempre meno.
Imbarcazioni non registrate e un caos senza precedenti
Quasi ogni metro quadrato della terra è mappato e quindi visibile a tutti: dalle strade che si snodano nella foresta pluviale colombiana all’esatta posizione di un determinato edificio nella periferia di Londra, fino ad arrivare alla linea 8 della metropolitana di Berlino. Oggettivamente, perdersi o non sapere dove trovarsi – a oggi – è impossibile. La questione è diversa e sicuramente più delicata in mare, dove regna un caos senza precedenti. Non tutte le navi, infatti, sono obbligate per legge a segnalare la propria posizione, e quindi molte di loro non vengono registrate dai sistemi di sorveglianza pubblica e navigano attraverso gli oceani come cosiddette flotte oscure.
Da qualche mese, per la prima volta, i ricercatori sono riusciti a rendere visibili tutte le attività umane in acqua, rimanendo sorpresi e scioccati dai risultati ottenuti: secondo il loro studio, pubblicato sulla rivista “Nature”, il 75% dei pescherecci in giro per il mondo sono invisibili ai sistemi di posizionamento pubblico, così come il 25% delle navi da trasporto ed energia”. “Nei nostri mari sta emergendo una nuova rivoluzione industriale che finora è rimasta inosservata”, ha affermato David Kroodsma, direttore della ricerca e dell’innovazione presso Global Fishing Watch, dell’Agenzia spaziale europea ESA. “Sulla terra abbiamo mappe dettagliate di quasi tutte le strade e degli edifici del Pianeta. Al contrario, la crescita sui nostri oceani è rimasta in gran parte nascosta al pubblico. Questo studio aiuta a eliminare i punti ciechi e fa luce sull’ampiezza e sull’intensità delle attività umane”.
L’intelligenza artificiale può arrestare il problema
L’Oceano è considerato la più grande risorsa pubblica al mondo, la più importante fonte di cibo per oltre un miliardo di persone. Tuttavia, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il 34% degli stock ittici utilizzati a fini commerciali vengono considerati sovrasfruttati, mentre un altro 60% viene utilizzato ai limiti della sua capacità di carico biologico.
L’attività di pesca, dunque, è maggiore rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Soprattutto nelle acque al largo delle coste di alcuni Paesi (in cui non sono state ufficialmente segnalate navi) è stata riscontrata però un’elevata concentrazione di pescherecci. Asia meridionale, Sud-Est asiatico e Africa sono le zone dove si pratica tantissima pesca illegale. Secondo questo studio, in tutto il mondo sono circa 63mila le navi visibili, la metà delle quali identificate come pescherecci. Probabilmente, però, il numero è ancora più alto: i dati satellitari, infatti, possono registrare soltanto imbarcazioni con una lunghezza pari o superiore ai 20 metri. La situazione è drammatica e persino gli ecosistemi sensibili non sono protetti dallo sfruttamento, le flotte oscure vagano anche in molte aree marine protette: l’area attorno alla Grande Barriera Corallina australiana, infatti, è visitata in media da più di 20 pescherecci a settimana.
C’è soltanto un aspetto positivo in tutto ciò, l’intelligenza artificiale: la tecnologia può identificare potenziali punti caldi di pesca illegale, ad esempio, a ovest della penisola coreana. Sapere dove si trovano queste zone oscure consentirà in futuro di agire in maniera più selettiva ed efficace contro questo fenomeno. Allo stesso tempo, i nuovi dati potranno essere utilizzati per calcolare meglio le emissioni di gas serra in mare. Insomma, non tutte le intelligenze artificiali vengono per nuocere.