La Meloni sta proseguendo un lavoro iniziato trentadue anni fa con la crociera del Britannia e che ha portato all’indebolimento dello Stato
In principio fu Mario Draghi, il «liquidatore dell’industria pubblica italiana». Così, nel 2008, lo definì, in diretta televisiva, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. «È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quando era direttore generale del Tesoro. E immaginati cosa farebbe da presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, ENEL, ENI».
Mario Draghi, da direttore del Tesoro, fu uno degli artefici della prima grande stagione di privatizzazioni in Italia. E fu lui in persona, il 2 giugno del 1992, a presentare il piano di dismissioni pubbliche a bordo del panfilo Britannia, appena salpato dal porto di Civitavecchia con il suo carico di dirigenti, politici e banchieri, per una gita di qualche ora nel Tirreno. La breve crociera venne finanziata dai British Invisible, un’organizzazione finanziaria inglese che promuove deregulation e dismissioni statali.
La prima grande privatizzazione
Il mondo stava cambiando, l’Italia stava cambiando. L’Unione Sovietica non esisteva più (l’ultimo Soviet Supremo aveva approvato la sua dissoluzione alcuni mesi prima), il PCI non esisteva più (il 3 febbraio del 1991, nella storica sede comunista della Bolognina, era nato il Partito Democratico della Sinistra), la DC si stava liquefacendo, travolta da scandali giudiziari. Un intero blocco di potere, il quale, con tutti i limiti, aveva permesso il mantenimento in Italia di uno Stato forte nonché la crescita del Welfare State, era ormai debolissimo.
La parola d’ordine per i politici di allora era una e soltanto una: vendere. O svendere. Nel 1993 venne privatizzata la SME, la quale, nel corso degli anni, era diventata il principale gruppo alimentare italiano. Gruppo alimentare pubblico. Alemagna, Motta, Antica Gelateria del Corso, tutti i marchi di proprietà SME vennero venduti a Nestlé. Autogrill passò al Gruppo Benetton mentre GS Supermercati venne acquistata da Schemaventuno, la società finanziaria di Leonardo Del Vecchio (fondatore di Luxottica) e Gilberto Benetton. Fu un affare. Per loro, non per lo Stato.