Americani, cinesi e russi provano con fatica a riorganizzare il mondo. E per noi il tempo della beata irresponsabilità è scaduto
Il 2024 vedrà continuare la transizione egemonica in corso. Con questo termine si intende la crisi del cosiddetto “ordine internazionale basato sulle regole” che gli Stati Uniti guidano a intensità variabile a partire dalla fine della Guerra fredda. È la pax americana, fondata su una serie di categorie di supremazia ben precise che, più o meno consapevolmente, condiscono le nostre vite di attore satellite e parte integrante della sfera di influenza a stelle e strisce. Almeno fino a ora. Primo: il primato militare e la correlata dipendenza europea in termini di sicurezza e difesa.
Secondo: la globalizzazione fondata sul controllo delle rotte marittime strategiche (ovvero il passaggio degli stretti) spacciata per libero mercato. Terzo: l’American way of life inteso come americanizzazione del mondo con lo slogan “libertà, democrazia e diritti umani” e declinato in musica, cinema, arte e letteratura così attraenti da sedurre anche gli avversari. Nella fase declinante dell’impero americano, quelli che finora erano assunti indiscutibili sono oggi rimessi in discussione.