Sta arrivando dalle retrovie e nemmeno troppo in silenzio. È molto rumoroso, rozzo, rivoluzionario, una rockstar in giacca e cravatta. Si chiama Javier Milei e il 22 ottobre si giocherà le sue chances per diventare il prossimo presidente dell’Argentina. Voice of America e altri media statunitensi lo definiscono “un folle al pari di Donald Trump”, le somiglianze caratteriali e ideologiche lo confermano al 100%. Fino a poco tempo fa, Milei era un personaggio televisivo abbastanza scadente, ospite fisso in talk show e trasmissioni davvero discutibili e pittoresche: l’economista (sì, è anche un economista) si dilettava come coach di sesso tantrico e parlava con naturalezza di cose decisamente imbarazzanti. Da ragazzo invece giocava a calcio, è stato per anni il portiere del Chacarita (si è scontrato più volte con Diego Simeone, attuale tecnico dell’Atletico Madrid) e i suoi compagni lo chiamavano “El Loco Milei”, un pazzo totale protagonista di parate sensazionali e fuori dal comune. Figlio di un autista di autobus, diventato non si sa come un uomo d’affari nel settore dei trasporti, e di una casalinga, nel 2018 ha dichiarato che i suoi genitori, per lui, erano “morti”. Il giornalista Juan Luis Gonzalez, autore della biografia non autorizzata di Milei, ha specificato di come sia cresciuto in un ambiente molto violento e in una famiglia che lo ha sostenuto poco durante il suo percorso di crescita. Soltanto la nonna materna e la sorella Karina, che oggi è la coordinatrice della sua campagna elettorale, gli sono state accanto. Durante l’ultimo evento (il 7 agosto scorso) prima delle primarie, Milei ha ringraziato i suoi punti di riferimento: “El jefe”, il capo, come chiama la sorella, e poi Conan, Murray, Milton, Robert e Lucas, i cinque mastini inglesi che definisce i suoi “figli a quattro zampe”. Facendo un passo indietro, c’è da aggiungere che la morte di Conan in un primo momento lo fece andare in depressione, inducendolo a rivolgersi a una medium per ristabilire un dialogo con lo spirito del mastino. Secondo il suo biografo, Milei riuscirebbe (o così almeno lui afferma) a comunicare sia con il cane tanto amato che con personalità umane defunte. Con uno sforzo in più, approdando al misticismo (sarebbe attratto anche dall’ebraismo per la stretta amicizia con un rabbino), sarebbe entrato addirittura in contatto con Dio che gli avrebbe affidato il compito di salvare l’Argentina.
Un politico sta terrorizzando l’Argentina – Le idee che spaventano
Alcuni hanno il terrore, altri non vedono l’ora di vederlo al comando. Non sono molti, sia chiaro, è un successo apparentemente inspiegabile. Al momento i sondaggi non lo danno in vetta, ma Javier Milei ha le idee chiare e nelle ultime ore si sarebbe concentrato sulla sterminata periferia di Buenos Aires, dove vive il 30% dell’elettorato. E se sfonda lì, giurano, sarà impossibile fermarlo. “Se viene el Estallido”, “Se arriva l’esplosione” è lo slogan della sua campagna elettorale: “Invito il popolo a unirsi alla rivoluzione liberale, che in 35 anni farà dell’Argentina una nuova potenza mondiale. Viva la libertà, cazzo”, ha dichiarato con il suo stile inconfondibile. Tra le proposte c’è la dollarizzazione dell’economia in un Paese con un tasso di inflazione del 130%, mentre in campo educativo ritiene che l’obbligo scolastico per i bambini e gli adolescenti sia un’intromissione intollerabile da parte dello Stato: “Nessuno può insegnare nulla a nessuno”. Javier Milei inoltre si oppone all’imposizione “dell’educazione sessuale completa” e del gender, anche se è convinto che il matrimonio sia un mero “contratto” e non ritiene un problema, nella sua ottica libertaria, nemmeno “il matrimonio egualitario”. E poi c’è il discorso legato all’aborto (Milei è totalmente contrario), che in Argentina ha fatto scendere in piazza, a Buenos Aires, migliaia di donne in difesa del diritto sull’interruzione di gravidanza. In America Latina è attualmente autorizzato solo da Cuba, Uruguay, Colombia e Messico. Durante la pandemia si è schierato dalla parte dei No Vax, scagliandosi contro il governo definendolo “liberticida”. In poco tempo, candidandosi alla guida del Paese, ha raccolto, con sua stessa sorpresa, una massa di consensi imprevista e arrivata dalle fasce emarginate delle Ville-Miserias (un tempo bacino elettorale del kirchnerismo assistenziale) e dai nostalgici dell’ultradestra cancellati dal panorama politico dopo gli orrori delle giunte militari. Un blocco eterogeneo che per l’ennesima volta si è fatto incantare dalle sirene di un pifferaio magico.
Un politico sta terrorizzando l’Argentina – “Bruciamo la Banca centrale”
Nel programma elettorale di Javier Milei c’è anche la libertà di portare armi per l’autodifesa, del mercato e dell’impresa. Lo smantellamento dello statalismo degli ultimi decenni, la fine del potere della “casta” che ha governato il Paese fino ad oggi e la legalizzazione delle droghe. Dopo svariati attacchi pure a Papa Francesco, la possibile vittoria ha preoccupato alcune personalità legate al mondo cattolico, tanto da spingere la Chiesa argentina a intervenire con un messaggio del presidente della Conferenza episcopale. Teme il peggio anche il numero uno messicano Andrés Manuel López Obrador, che considera Javier Mieli il nuovo Adolf Hitler. Tra le sue frasi più preoccupanti, rilasciate di recente tra un comizio e l’altro, spiccano: “Il miglior modo per ridurre l’inflazione è bruciare la Banca centrale”. Oppure: “La vendita degli organi può essere un mercato come un altro, e forse anche quello dei bambini”. Il leader della destra radicale, nonché del partito da lui fondato “Freedom Advances”, è a quota 35%, seguito a cinque punti di distanza da Sergio Massa. Più staccata c’è Patricia Bullrich al 26% e Juan Schieretti insieme a Myriam Bregman che non vanno oltre il 5%. Secondo l’analista politico, Facundo Cruz, Javier Milei “ha intercettato il malcontento cittadino degli ultimi due governi, passato e presente”. Soprattutto è riuscito a creare un rapporto diretto con i più giovani, ai quali non ha mai smesso di promettere di porre fine al sistema politico tradizionale. Rimangono però le idee, e quelle sì che fanno rabbrividire, tanto che gli argentini lo hanno paragonato a Donald Trump o addirittura a Jair Bolsonaro. Si vota il 22 ottobre, speriamo con un pizzico di buonsenso.
(foto copertina LaPresse)