L’impatto di Oppenheimer in Giappone

Quali sono state le reazioni nel Paese dove è avvenuto il disastro nucleare raccontato nel film di Christopher Nolan

Hiroshima e Nagasaki, le città giapponesi dove sono avvenute le due esplosioni nucleari che di fatto hanno portato alla conclusione della Seconda guerra mondiale, rappresentano il simbolo del conflitto. Un evento che ha sconvolto il mondo intero e le cui conseguenze ancora oggi si fanno sentire. Una ferita che non si è mai rimarginata nello spirito di ogni singolo giapponese e che al tempo stesso rende interessante capire quali siano state le reazioni della popolazione di fronte all’arrivo del film del regista Christopher Nolan, Oppenheimer, che parla proprio della realizzazione della bomba atomica, mostrando le reazioni di giubilo degli americani al momento del suo utilizzo.

Oppenheimer in Giappone ha fatto discutere
Cillian Murphy ha interpretato J. Robert Oppenheimer – (foto LaPresse) ilMillimetro.it

Quando è in procinto di uscire un film del regista Christopher Nolan non ce n’è per nessuno. Il cineasta inglese è un’onda travolgente, ogni sua pellicola genera un’aspettativa incredibile, sia nell’ambiente dei suoi fan più stretti, che nel mondo dei cinefili in generale.

Con Oppenheimer l’attesa è stata anche più sentita del solito. Se ne è iniziato a parlare un anno prima, forse anche di più. Oltretutto, al suo arrivo si è unito quello del film di Greta Gerwig, Barbie, e le due pellicole – diametralmente opposte per tematica – hanno avuto una fusione in stile Dragon Ball e hanno prodotto Barbenheimer, un fenomeno spaventoso che ha generato ulteriore hype. Il film ha fatto poi incetta di Oscar, vincendone ben sette, tra cui Miglior Film e Miglior Regia, più cinque Golden Globe e altri vari premi di prestigio.

Un successo annunciato e confermato anche dai guadagni al botteghino. La pellicola a livello mondiale ha infatti incassato 972.214.540 dollari. Tuttavia, andando a fondo e indagando sulle reazioni del mondo nipponico, sono emersi molti punti di vista e diverse polemiche, alcune rimaste sconosciute alla maggior parte del pubblico.

Oppenheimer in Giappone

Le due bombe nucleari furono sganciate sulle città di Hiroshima e Nagasaki in Giappone, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945, quindi nella fase finale del Secondo conflitto mondiale. J. Robert Oppenheimer è il fisico americano che ha creato l’ordigno, considerato quindi il padre della bomba atomica. Viene da domandarsi naturalmente come possa aver vissuto il Giappone non solo il film in sé, ma anche tutte le fasi del suo avvento. Ad esempio, nella terra del Sol Levante non è stato particolarmente apprezzato l’argomento meme: i contenuti digitali umoristici molto in voga negli ultimi anni e che in quel periodo vertevano solo su quell’argomento.

In uno, i capelli di Barbie sono stati sostituiti con un fungo atomico con le sopracciglia sollevate. Il distributore giapponese del film all’epoca rimase molto rammaricato per questo contenuto considerato irrispettoso e la Warner Bros, in seguito, si è dovuta scusare per la controversia. Contenuti sui social, insomma, che in quel periodo non erano sicuramente pregni di sensibilità e buon gusto se visti dal punto di vista del popolo nipponico.

La storia del fisico che ha stravolto le regole in guerra
J. Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica – (foto LaPresse) ilMillimetro.it

Peraltro, va specificato che negli Stati Uniti e in Giappone il simbolo del fungo atomico aveva due connotazioni completamente differenti. Per il primo Paese erano simbolo di progresso, per il secondo, naturalmente, di morte e distruzione. James Stemm, curatore del Museo Nazionale di Scienza e Storia Nucleare del New Mexico, ha dichiarato che le immagini in tema nucleare sono apparse per la prima volta nella pubblicità e in altri prodotti alla fine del 1945, “quasi immediatamente” dopo che le bombe atomiche erano state utilizzate.

Certo, per gli americani quello era stato un gran traguardo e guardando il film è un aspetto che si comprende perfettamente. I funghi nucleari all’epoca si vedevano perfino sui giocattoli per i bambini. Questo, fino a metà degli anni Sessanta, quando smisero di essere del tutto positivi e iniziarono a mostrare le conseguenze terribili dell’uso delle armi nucleari.

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Tra guerre, bombe e nucleare Piero Pelù torna con Deserti e grida al mondo: “Mai più!”. Nell’intervista realizzata da Dario Morciano andiamo in viaggio con il rocker toscano, che si è ripreso la scena con un disco potentemente rock in cui denuncia le barbarie del presente, contraddistinto da conflitti mondiali e una disinformazione sempre crescente. Alessandro Di Battista parla del pericolo di un’escalation nucleare, un rischio altissimo e che ha superato quello vissuto nel corso della “crisi dei Caraibi”. All’interno Tutt’altra politica, Line-up, Un Podcast per capello, Ultima fila e Nel mondo dei libri, le consuete rubriche di Paolo Di Falco, Alessandro De Dilectis, Riccardo Cotumaccio, Marta Zelioli e Cesare Paris. Copertina a cura de “I Buoni Motivi”.

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