Il mostro di Kičevo, penna intinta nel sangue

Un sanguinario serial killer che torturava, uccideva e… scriveva dei suoi efferati crimini: per tutti è stato il “mostro di Kičevo”.

Scrivere di cronaca nera porta a immergersi in un mondo maledetto e oscuro, tanto da sentirsi spesso estraniati dalla realtà. Non è chiaro se a spingere il “mostro di Kičevo” sia stato questo determinato istinto oppure se qualcosa, nei suoi trascorsi, lo abbia traviato così tanto da indurlo a compiere delle azioni tanto efferate.

Il serial killer protagonista degli omicidi
Vlado Taneski, il mostro di Kičevo (Screenshot YouTube/AI) – ilMillimetro.it

A prescindere da chi o cosa lo abbia spinto nel baratro, il dato di fatto oggettivo è che il killer uccideva delle donne e che su questi terribili crimini vi ricavava degli articoli di cronaca nera. Del resto, come giornalista, si occupava proprio di questo, e anche da diversi anni. Un rispettato professionista del settore. Nessuno sospettava di lui, come avrebbero potuto del resto? Non vi erano legami di nessun tipo tra Vlado Taneski e le vittime.

Nel suo passato vi è una madre oppressiva. Una donna maniacale, alla stregua della più nota signora Bates di Psycho del buon vecchio maestro del brivido, Alfred Hitchcock. Una presenza terribile, che potrebbe aver forgiato l’anima nera del mostro.

Il serial killer giornalista e la sua raccapricciante storia

La vicenda si svolge a Kičevo, una città della Macedonia occidentale, non troppo distante da Skopje. È il novembre del 2004 e viene rinvenuto il cadavere di Mitra Siljanovska in una discarica. Il corpo è stato fatto a pezzi e si trova lì da diversi mesi, riposto in alcuni sacchetti di plastica. Le indagini si fanno da subito serrate, tutti i maggiori quotidiani si occupano dell’orrendo crimine.

La storia raccapricciante del serial killer
Il killer uccideva sempre allo stesso modo – ilMillimetro.it

Nova Makedonija, la più antica testata del Paese, e l’Utrinski Vesnik sono due dei giornali che seguono il caso e dove scrive come cronista di nera proprio Vlado Taneski, un giornalista con vent’anni di esperienza, molto apprezzato dai colleghi. Naturalmente, nessuno può nemmeno lontanamente immaginare che vi sia proprio lui coinvolto nell’omicidio.

Gli indagati sono due uomini, che la polizia macedone accusa dell’omicidio e arresta. Durante il processo è presente anche il giornalista colpevole del crimine, che assiste alla sentenza di ergastolo a cui vengono condannati. I due naturalmente si professano innocenti da subito e per tutta la durata del processo. Di loro, il giornalista scrive così:

Guanti chirurgici per un omicidio mostruoso. In manette e con occhi indagatori, il 28enne Ante Risteski e il suo amico Igor Mirceski, accusati di un orribile duplice omicidio a Kičevo e Malkoetz, sono entrati nell’aula giudiziaria. Fissavano il soffitto con aria assente e di tanto in tanto sussurravano, come tra sé e sé: “È tutto finito e ora pagheremo per i nostri crimini”.

Il mostro di Kičevo torna a uccidere

Per tre anni tutto tace, il killer ritiene forse di essersela vista brutta e quindi per qualche tempo rimane inattivo. O forse continua ad agire e non viene individuato alcun cadavere. La cosa certa è che tre anni dopo la condanna dei due, viene rinvenuto un altro corpo con lo stesso modus operandi del mostro di Kičevo: a febbraio del 2008 viene trovata morta e fatta a pezzi Ljubica Licovska, una donna di 65 anni. I resti vengono trovati in un campo vicino alla città. A seguito di tutti gli esami del caso si accerta che la mano in effetti è la medesima del precedente omicidio: la donna è stata anch’essa picchiata, torturata e strangolata con un cavo telefonico.

Dopo 3 anni il mostro di Kičevo torna a uccidere
A Kičevo il mostro torna a uccidere – ilMillimetro.it

Il mostro torna a colpire un’altra volta, la terza vittima (tra quelle note) è Zivana Temelkovska, di 60 anni, trovata in una discarica a maggio del 2008, anche lei fatta a pezzi e infilata in alcuni sacchetti di plastica. È evidente che si tratta dello stesso killer. Il mostro di Kičevo è ancora in circolazione. Le forze dell’ordine brancolano nel buio.

Il passo falso di Vlad Taneski: presunzione o volontà di farsi trovare?

Come da tradizione, spesso si dice che un killer a un certo punto voglia farsi prendere. Per potersi vantare delle proprie performance, oppure per spiegare i propri crimini, perché fondamentalmente si tratta di individui esibizionisti ed egocentrici. Oppure, semplicemente cadono in fallo e l’errore costa loro caro.

Taneski avrebbe potuto proseguire nei suoi crimini per molto tempo, nulla portava a lui, non vi era alcun collegamento, nessuno sospettava che potesse esserci lui dietro le morti. Se avesse tenuto un basso profilo avrebbe potuto mietere vittime per anni. Fatto sta che l’errore commesso, forse dettato dalla troppa sicurezza, fu grave e anche parecchio stupido a dirla tutta. Alla faccia degli assassini e del loro QI elevato rispetto alla media!

Il passo falso di Vlad Taneski
Come tutti i serial killer, anche Vlad forse voleva farsi scoprire (immagine realizzata con AI) – ilMillimetro.it

Naturalmente, come per ogni indagine importante che si rispetti, non tutte le prove rilevate vengono fornite alla stampa. Le informazioni sono ‘centellinate’, vengono mostrate solo quelle che gli inquirenti intendono diffondere. A volte, queste, sono volutamente errate in modo da tenere sotto controllo l’assassino. L’errore di Taneski è proprio questo, parla nei suoi articoli in modo troppo generoso del mostro. Rivela dettagli noti solo a determinate persone.

Il giornalista nei suoi articoli narra di circostanze note solo all’omicida, mai diffuse dalla polizia. Dei particolari importanti vengono dati in pasto al pubblico, dettagli che non sarebbero mai dovuti trapelare. Addirittura, arriva a menzionare il tipo di corda telefonica che l’assassino usa come “arma caratteristica”. La polizia, a quel punto, traccia una X rosso fuoco proprio sulla testa del cronista. Immediatamente, gli investigatori perquisiscono la casa dell’uomo e raccolgono dei campioni per fare i dovuti confronti.

La gente di Kičevo vive nella paura dopo che in città è stato ritrovato un altro corpo macellato. Il cadavere somiglia molto a quello scoperto l’anno scorso a 20 chilometri da Kičevo e c’è la possibilità che questi mostruosi omicidi siano opera di un serial killer.

Entrambe le donne sono state torturate e uccise nello stesso modo, il che esclude la possibilità che ciò possa essere stato fatto da due persone diverse. Il serial killer di Ochrid ha ucciso tre persone [nel 2007], ma le sue vittime erano tutte prostitute e il suo scopo era derubarle.

Le motivazioni del mostro di Kičevo rimangono poco chiare. Entrambe le donne erano amiche e vivevano nella stessa parte della città. La polizia ha alcuni sospettati e li sta interrogando. L’ultimo corpo è stato ritrovato in una discarica. Era stato legato con un pezzo di cavo telefonico con il quale la donna era stata chiaramente strangolata in precedenza.

Da un articolo di Vlado Taneski, pubblicato su Nova Makedonija il 19 maggio 2008

Le prove schiaccianti inchiodano Taneski

Il mostro è lui, le prove parlano chiaro. Il DNA combacia con quello rivenuto sui corpi delle povere vittime, addirittura in una delle sue abitazioni vengono trovate delle scarpe di una delle donne uccise. Probabilmente un trofeo che aveva tenuto per sé, altra abitudine piuttosto frequente nei serial killer, quella di conservare qualche ‘cimelio’ maledetto.

L’opinione pubblica è costernata da questa rivelazione, il direttore del giornale dove lavorava il giornalista è sconvolto: “Siamo tutti sotto shock. Lo conosco come un uomo straordinariamente tranquillo e non posso credere che sia capace di fare cose del genere”.

Prove schiaccianti inchiodano il mostro
Le prove raccontate dallo stesso giornalista (immagine realizzata con AI) – ilMillimetro.it

Anche l’ex moglie è sopraffatta dalla notizia e dichiara a Canal 5, una stazione televisiva locale, di aver avuto “un matrimonio ideale” con Taneski per 31 anni. “Era sempre tranquillo e gentile. L’unica volta che l’ho visto diventare aggressivo è stato quando vivevamo con i suoi genitori”.

“Tutte queste donne sono state violentate, molestate e uccise nel modo più terribile e abbiamo prove molto evidenti che Taneski fosse responsabile di tutti e tre gli omicidi”, ha dichiarato il portavoce della polizia Ivo Kotevski parlando dalla capitale Skopje.

“Alla fine c’erano molte cose che lo indicavano come sospettato e ci hanno portato a sporgere denuncia contro di lui per due degli omicidi”, ha aggiunto. “Eravamo sul punto di accusarlo di un terzo omicidio e speravamo che ci fornisse i dettagli di una quarta donna scomparsa nel 2003, perché crediamo che anche lui fosse coinvolto in quel caso”. La quarta donna, 78 anni, è scomparsa nel 2003 e il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Il mostro di Kičevo, il classico uomo qualunque

Quello di Vlado Taneski è l’identikit di un uomo qualunque: divorziato, pochi amici, due figli. Un particolare solo lo rendeva in qualche modo diverso dagli altri: il rapporto con la madre da poco scomparsa. Una relazione molto difficile quella tra i due, tormentata, che probabilmente aveva consumato l’uomo fino a far emergere il mostro. Durante le perquisizioni vengono inoltre trovate molte riviste e una vasta collezione di video pornografici.

Le vittime del mostro avevano tutte delle analogie con la madre, oltre a somigliarle molto esteticamente le sceglieva con dei tratti ben precisi: anziane e poco istruite, che lavoravano come donne delle pulizie e che erano di Kičevo.

Il classico uomo qualunque morto in prigione
Muore in prigione, in circostanze molto particolari (immagine realizzata con AI) – ilMillimetro.it

“C’è un evidente simbolismo nel fatto che sua madre, come le vittime, era una donna delle pulizie”, sono state le parole di Antoni Novotni, un professore che dirige la clinica psichiatrica di Skopje. “Questa è pura speculazione, dato che non è mai stato mio paziente, ma una spiegazione potrebbe essere che volesse essere catturato lasciandosi sfuggire ciò che ha fatto nei suoi articoli”, ha dichiarato Novotni al Guardian.

Il giornalista non confesserà mai i suoi omicidi, due giorni dopo esser stato incarcerato viene trovato morto, a 56 anni, nella sua cella con la testa immersa nell’acqua. Un suicidio secondo quanto riportato dalla polizia, anche se un po’ singolare per essere considerato tale.

Si pensa possa essere stato in realtà ucciso da qualche compagno di cella o da qualche secondino. Gli inquirenti, infatti, non si spiegano “come nessuno dei suoi compagni di cella o delle guardie si sia accorto di nulla”, chiosando: “È finita come in un film dell’orrore”.

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