Il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato

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(Adnkronos) – Torna a risplendere dopo tre anni di restauri il Fonte battesimale del Duomo di Siena, straordinario capolavoro in marmo, bronzo dorato e rame smaltato realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Giovanni di Turino.  Il restauro è frutto di una serie di interventi, di altissimo e innovativo livello tecnico, condotti dal personale dell'Opera della Metropolitana di Siena e da quello, altamente specializzato, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, guidato dapprima dallo scomparso di recente Marco Ciatti e, successivamente da Emanuela Daffra. Sotto l'alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, il personale dell'Opera e dell'Opificio, con la proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, si è avvicendato nel complesso restauro di un'opera frutto della geniale perizia dei massimi artisti della prima metà del Quattrocento: interventi diversi ma collegati che, giunti a compimento, restituiscono un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico e, contestualmente, un vero e proprio capolavoro di incommensurabile bellezza.  Posizionato al centro della struttura architettonica del Battistero, il Fonte battesimale, realizzato tra il 1417 e il 1431, ha richiesto indagini accuratissime e grandi competenze nella definizione del programma dei restauri. L'oro risultava offuscato, le superfici erano interessate da abrasioni e anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato. Per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali sono state intraprese due diverse campagne di indagine in situ: misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico. Un'approfondita campagna diagnostica ha preceduto e accompagnato l'intero intervento con le prime fasi che hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei per valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili. Grazie all'intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente.  L'attento studio della formella di Donatello Banchetto di Erode ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura raffigurata che propone ben tre diversi spazi in successione.  Gli elementi lapidei sono stati restaurati in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. Se lo smontaggio non è stato semplice anche il rimontaggio non si è rivelato da meno, poiché ha comportato lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio realizzati ad hoc in modo da riadeguare le posizioni degli elementi architettonici lapidei non corrette. Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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